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AFRICA... un viaggio a cuore aperto
Data pubblicazione : 22/11/2015
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Il Centro Culturale San Rocco, nel suo piccolo ed in collaborazione con altre realtà diocesane che degli immigrati si sono fatte carico, vuole proporre, nel mese di Dicembre 2015 e in prossimità del Santo Natale, tre appuntamenti con l’Africa per incontrare e conoscere persone, storie, colori e sapori di una terra che pur nelle sue profonde contraddizioni merita rispetto e non compassione, aiuto e non paura

L’Italia e l’Africa sono da sempre terre tanto vicine e tanto lontane. Lontane perché l’una è parte del vecchio mondo, l’altra dei mondi nuovi, scoperti dopo secoli; in particolare quel mondo che ancora oggi chiamiamo “terzo mondo”. Terre vicine, perché ci separa solo un piccolo mare, il Mediterraneo. Un mare che per secoli è stato scenario di conquiste, poi è divenuto un luogo di scambi mercantili, culturali, scientifici e che ora si sta trasformando in un muro di acqua e ancora peggio in una tomba per tanti corpi senza nome.

Che cos’è oggi per noi l’Africa? Fonte di paura? di preoccupazione? di terrorismo? di rabbia? di compassione? … Sentimenti diversi, ma tutti pericolosi che contribuiscono a creare distanza, ad alzare barriere, anziché gettare ponti. Le immagini di milioni di corpi ammasati nei barconi traballanti che arrivano nei nostri porti, di persone dalla pelle scura sedute lungo i marciapiedi delle nostre città o che stendono la mano davanti ai nostri centri commerciali, sono oramai, tristemente, per noi, il nuovo volto dell’Africa. Dice Tarquinio, direttore del giornale Avvenire, ospite ad un convegno d’autunno presso il circolo Aldo Moro di Macerata “Non siamo più in grado di concepire la persona come una ricchezza. Una persona può avere un problema, ma non è mai, la persona di per sé, un problema. Quelli che arrivano sono uguali ai nostri figli, e si rapportano con i nostri figli. E una società che non ama, ma anzi rifiuta, i suoi figli, non ama il futuro. Certo, non eravamo abituati a pensare che i flussi per mare potessero essere così forti, non avremmo immaginato che potessero essere così cospicui, e questo perché non riusciamo a vedere in profondità. Comunemente, si pensa infatti che le vittime sono sempre altrove, e che le guerre sono sempre guerre degli altri. Siamo abituati a inscatolare, a dividere per compartimenti stagni: immigrati, divorziati, rom, e via dicendo. Pensiamo per numeri, senza renderci veramente conto che dietro quei numeri ci sono donne, bambini e uomini, che hanno un volto e che sono più vicini a noi di quanto immaginiamo. Dentro quelle scatole, quelle categorie, ci sono le persone. Dimenticarlo è la radice dell'insufficienza di sguardo

Il Centro Culturale San Rocco, nel suo piccolo ed in collaborazione con altre realtà diocesane che degli immigrati si sono fatte carico, vuole proporre, nel mese di dicembre 2015 e in prossimità del Santo Natale, tre appuntamenti con l’Africa per incontrare e conoscere persone, storie, colori e sapori di una terra che pur nelle sue profonde contraddizioni merita rispetto e non compassione, aiuto e non paura.

I social e i profeti di sventura vogliono trascinare tutti nel baratro dell’indifferenza e della distanza, perché questo non avvenga anche in noi ci vogliamo regalare tre momenti in cui l’Africa ci è raccontata da persone come Noemi Paolucci, che in questa terra c’è stata solo poco tempo, ma che ne conserva un amore profondo e una nostalgia immensa, tanto da fermarne per sempre i sentimenti in un libro. Come i giovani ospiti in Seminario a Fermo o nella "Casa di Mattoni" di Capparuccia che raccontano l’Africa con i loro sguardi luminosi ed i loro sorrisi candidi come la neve e che ci tengono a dire che non sono qui per farci del male, ma solo per cercare insieme a noi una vita migliore; che ci tengono ad offrirci il loro tè come bevanda di pace e di fratellanza.

 

Scarica la locandina con il programma dei tre incontri

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