Centro San Rocco - Interventi

Artigiani di misericordia
Data pubblicazione : 10/01/2017
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Ogni atto di misericordia è un gesto unico nella sua singolarità e, per questo, prezioso. - di don Enrico Brancozzi

Un’espressione singolare di Misericordia et misera non lascia indifferenti: al numero 20, verso la fine del testo, papa Francesco scrive che «le opere di misericordia sono “artigianali”». Mi sembra di poter trarre due conseguenze da questa affermazione insolita. La prima è che la misericordia è uno stile possibile a tutti proprio perché può essere vissuto senza grandi mezzi, senza “piani industriali”, senza particolari risorse. Anche una piccola bottega può essere efficacemente luogo di misericordia, ed anzi nelle parole del papa mi sembra di poter leggere un velato monito a diffidare di strutturazioni troppo marcate che, con l’illusione dell’efficienza, imprigionano la carità.

Dire “artigianale”, inoltre, significa porre l’attenzione sul processo che conduce dalla materia prima al prodotto finito. Centrale è nel linguaggio di Bergoglio non primariamente il risultato finale, che potrebbe essere sempre lacunoso e perfettibile, ma la cura dell’opera e l’atto “creativo” con  il quale l’artigiano la realizza. Il papa sembra valorizzare una misericordia “fatta a mano”, per usare un’altra espressione del mondo del lavoro, in cui ciascun pezzo è unico nella sua singolarità. Proprio questa sua irripetibilità lo rende prezioso agli occhi dell’acquirente, l’idea cioè che nessun altro al mondo possa avere lo stesso oggetto. Se compriamo per poche decine di euro un quadro dipinto sul momento in un mercatino rionale, siamo probabilmente consapevoli di non aver acquistato un’opera d’arte di particolare valore. Eppure ci sembra comunque di aver fatto un buon affare. Anche senza essere degli esperti, l’autenticità dell’opera e il lavoro dell’artista visto in presa diretta ci rassicurano che non si tratti di un oggetto prodotto in serie.

Nell’invitarci ad una misericordia artigianale credo che il papa abbia voluto sottolineare che non è decisivo il valore intrinseco dell’azione che si compie, ma il fatto che essa è sempre calata in un contesto, presume l’interpretazione della realtà in cui si colloca, chiede un discernimento intelligente, implica una pazienza mite e una relazione responsabile. Chi la compie è consapevole che probabilmente non sarà un gesto risolutivo e accetta la condizione di impotenza di non poter estinguere il male e il dolore. Sa però che solo così potrà pregare a voce un po’ più alta: «venga il tuo Regno».

 

Enrico Brancozzi

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