rosone

Il pensiero del giorno

La preghiera è un intimo rapporto di amicizia, un trattenimento con colui da cui sappiamo di essere amati.
Santa Teresa d'Avila

E’ necessario ritrovare la nostra vera infanzia evangelica, come diceva Bernanos, per vivere la Chiesa nella purezza del cuore, spoglia il più possibile da bardature rituali e burocratiche.
Albino Luciani

L’amore ha impedito a Dio di restare solo.
San Tommaso D'Aquino

Bisogna essere già cristiani per capire quanto Dio è capace di farsi amare facendoci soffrire.
Jacques Rivière

 

La gioia dipende dall’amore. Se avrete un grammo di amore, avrete un grammo di gioia. Se il vostro amore supera ogni misura, così sarà anche la vostra gioia.
John Wu

Cosa strana! Il cristianesimo che sembra teso a procurare agli uomini solo la felicità eterna, in realtà procura tutta la felicità che è possibile in questo mondo.
Charles-Louis Montesquieu

La vocazione cristiana è rinuncia e distacco. L’area in cui questa frattura si deve realizzare passa all’interno del cuore e comprende tre zone: distacco dai beni materiali, da affetti troppo incombenti e da indecisioni e superficialità. Il discepolo, pur vivendo nella trama concreta sociale è senza guanciale, senza padre e senza nostalgia del passato.
Gianfranco Ravasi

Sabato

Tu sei Pietro e su questa pietra...

Lo sappiamo tutti che Gesù, il Figlio che il Padre ha donato all'umanità, perché fosse riscattata dal peccato e, quindi, ammessa a divenire per sempre Sua Famiglia, ha aperto quella meravigliosa, stupenda 'Via' a tutti. Una Via di verità e di amore, che svela a noi ciò che veramente siamo nel disegno di Dio che, come Padre, ci ha donato la vita una 'Via' che Gesù ha tracciato con le parole, le opere, ma più ancora con il dono della Sua vita sulla croce - immenso amore di Chi si dona per salvare gli amici. Fin dall'inizio della Sua missione ha scelto i dodici destinati a continuare la Sua opera tra di noi. Gesù, secondo il suo stile, che vuole totale apertura al piano di amore del Padre, ha scelto coloro che noi - malati di grandezza, superbia e protagonismo - non avremmo mai scelto: "i poveri in spirito". Persone umili, senza gloria e quindi pronte ad accogliere l'invito, senza sapere cosa questo invito prevedesse e a che cosa li avrebbe destinati. Nei tre anni di scuola di Gesù, che predicava la buona Novella per le strade della Galilea, della Samaria, della Giudea, incontrando applausi e contrasti, Lo hanno seguito, forse sperando che avrebbe preparato per loro un domani pieno di successo e della gloria di questo mondo. Impensabile. Tanto è vero che quando Pietro sente l'annuncio di Gesù della sua prossima crocifissione e resurrezione, 'lo prese in disparte e gli disse con tono di rimprovero: 'Sia mai!'. Ma Gesù lo allontanò bruscamente: 'Vai lontano da me, Satana, tu mi sei di scandalo!'. È venne il momento in cui Gesù mise alla prova i Suoi, riguardo alla propria identità. Racconta l'evangelista Matteo: "Gesù giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: 'La gente chi, dice che sia il Figlio dell'uomo?'. Risposero: 'Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti'. Disse loro: 'Ma voi chi dite che io sia?'. Rispose Simon Pietro: 'Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio'. E Gesù: 'Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei cieli: e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli'. Si rimane senza parole, presi dallo stupore, nel vedere come Dio affidi la sorte dell'umanità redenta, a poveri uomini che dovranno essere, qui sulla terra, 'Suo Vangelo" testimoniandolo con la vita e pronti, come il Maestro, a donarla per Lui e per la bellezza del Suo Regno. Tutti noi abbiamo vissuto i 'divini tempi' della storia recente della Chiesa. Abbiamo conosciuto, ammirato i Papi che sono vissuti tra di noi - stupiti di fronte alla loro testimonianza - i vescovi che ci hanno guidato, tutte le 'piccole', ma solide pietre che sono la bellezza della Chiesa cui apparteniamo. Chi non ricorda, partendo da lontano, la grandezza di Papa Pacelli, Pio XII, che si stagliava sull'umanità come 'un indice' che indicava la speranza durante e dopo la guerra? Come dimenticare la dolcezza di quel grande Papa del sorriso, che fu Giovanni XXIII? È nel cuore di tutti quel saluto semplice che, dalla finestra del suo studio, inviò, esprimendo la dolcezza stessa del Maestro: 'Questa sera andando a casa portate il saluto del Papa ai vostri bambini, ai malati e dite: è il saluto del Papa che vi vuole bene'. È stato per tutti il grande 'Papa buono', che non mancava di comunicare il suo ottimismo, tanto necessario anche oggi. e piace riferire ciò che disse aprendo il Concilio - davvero un'immensa opera dello Spirito -1'11 ottobre 1962: "Nell'esercizio del nostro ministero pastorale, ci feriscono talora l'orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazioni e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita. A noi sembra di dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre eventi infausti quasi fosse la fine del mondo. Nel presente momento storico, la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per di più della loro stessa aspettativa, si volgono verso un compimento di disegni superiori e inattesi, e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa". Sembra di leggere in queste parole 'il grande sorriso' che si proiettò sul mondo in preda alla paura: lo stesso sorriso che era nel breve saluto, dalla Piazza di S. Pietro, con il 'bacio ai bambini e ai malati'. Dopo Giovanni XXIII lo Spirito serbava in cuore un altro 'Pietro', su cui continuare a costruire la Sua Chiesa: Paolo VI. Gli dico un grande grazie per avermi scelto a essere vescovo di Acerra. Era tanta l'amicizia e stima che ci univa; io a lottare nel Belice, dopo il terremoto, e lui a farmi coraggio. Andando a fargli visita, nel famoso 'viaggio della speranza', con 50 bambini, ambasciatori dei loro diritti, ricordo che cercando di ringraziarlo, in ginocchio, per aver avuto la bontà di accoglierci, letteralmente mi sollevò e mi abbracciò e mi disse: 'Grazie a nome della Chiesa per l'eroica carità che svolgete'. E iniziò con i bambini un dialogo incredibile. È stato il Papa che ha guidato il Concilio con saggezza e vigore, non nascondendo la sua timidezza di 'uomo', proprio come Pietro. Un 'Pietro' che, nel discorso all'ONU, il 4 ottobre 1965, ebbe il coraggio di dire ai potenti della terra: "Mai gli uni contro gli altri. ma tutti contro la guerra e per la pace. Ascoltate le chiare parole di un grande scomparso, John Kennedy, che quattro anni fa proclamava: 'L'umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all'umanità'. La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell'umanità". E chiuse il Concilio il 7 dicembre 1965, con un discorso tutto incentrato sulla fiducia nell'uomo e sul dialogo con il mondo. Ma lo Spirito ci riservava anche un incredibile Papa, che durò il breve tempo di una 'primavera dello Spirito', ossia Giovanni Paolo I. E' passato in mezzo a noi in puntadi piedi, ma segnando la forte traccia del sorriso e della bontà. 30 giorni che sono stati davvero una pioggia di grazie. E 'venne da lontano' il grande Giovanni Paolo II. Chi non ricorda la passione evangelica di questo grande Papa, che davvero fu il 'Pietro' necessario per i nostri tempi. Non si stancava di correre per le strade del mondo, come faceva Gesù, come l'apostolo Paolo, che oggi ricordiamo con Pietro. Non lo fermò neppure l'attentato in Piazza S. Pietro. Un attentato che ce lo avrebbe tolto, se la Madonna di Fatima - era il 13 maggio - non avesse in qualche modo deviato la corsa del proiettile, salvandolo. Quel proiettile che ora è nella corona, sul capo di Maria a Fatima. Davvero scuoteva tutti quel suo voler raggiungere ognuno per donare la luce del Vangelo: una grande lezione alla nostra pigrizia missionaria. Posso testimoniare l'amicizia particolare di cui mi onorava e manifestava in ogni occasione, fino a due giorni dalla morte, quando, ad una mia lettera, scritta al segretario don Stanislao, volle, dopo averIa letta, che mi rispondesse: 'Il Santo Padre le è tanto grato per gli auguri. Egli le esprime viva gratitudine, amicizia e riconoscenza per i sentimenti di affettuosa espressione con i quali li ha accompagnati ed è grato per le preghiere. Questa solidarietà spirituale è di grande conforto e di aiuto per superare la nuova prova che il Signore ha permesso'. La lettera porta la data: 29 marzo 2005, la vigilia del suo transito al Cielo. Tutto il mondo, e non solo noi cristiani, quel giorno abbiamo davvero sentito che un grande amico, una guida sicura, un pastore amorevole, un illuminato 'Pietro' ci aveva lasciati. I giorni del lutto in Piazza S. Pietro divennero però il giorno dell'amore e della speranza. Ora il 'Pietro' cui Gesù affida le chiavi del Regno e che quindi fa strada alla Chiesa è Papa Benedetto XVI. Stupisce la sua profondità di fede, la sua energica e lucida proclamazione dei valori cristiani, richiamandoci alla fedeltà amorosa al Vangelo. La gente non solo lo ha capito, ma aumenta sempre più il desiderio di seguirlo. Basterebbe ripensare al suo ultimo viaggio in America, per misurare quanta grande sia la stima e la fiducia.
Non resta a noi che affidarci ai 'santi Pietro' di cui il Padre ci fa dono. E nello stesso tempo nutrire 'l'orgoglio' che, nel piccolo, tutti siamo come Gesù ci chiama 'pietre vive' della sua Chiesa. 'Non importa - scriveva il grande Cardo Ballestrero, vescovo di Torino - di quale natura sia la pietra, se preziosa o umile; a me basta sapere di essere una pietra, magari in un angolo, ma della Chiesa'. È così per tutti noi? È tempo di interrogarci. Risentiamo ciò che scrive, sulla scelta di Dio, il grande S. Paolo, l'apostolo delle genti, che oggi festeggiamo con Pietro: "Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato, non segue un modello umano: infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Ge.sù Cristo. Voi certamente avete sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cèfa (Pietro) e rimasi con lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore". (GaI. 1, 11-20) È davvero grande festa oggi per noi. Per me, poi, è ancora più festa, perché in questo giorno, nel 1951, venni ammesso al sacerdozio. Come non essere grato e felice di essere Chiesa di Dio in compagnia di tantissimi Santi, martiri, cristiani vicini a noi? Povera cosa, al confronto, sentire gioia - ma c'è? - 'nell'essere del mondo'!
(mons. Antonio Riboldi)

Amare sempre e comunque, è la via miglior per salvare sicuramente qualcuno, in qualche parte del mondo.
Madeleine Delbrêl

L’umiltà è la virtù più indispensabile nella ricerca della verità.
Simone Weil

Noi siamo chiamati a cambiare civiltà, partendo da noi stessi. Dentro ciascuno di noi c’è il progetto del santo e quello della bestia: sta a noi respingere il richiamo della bestia e far crescere la luce del santo.
Anonimo

La conversione è il radicale mutamento di se stessi per acquistare la dimensione della vita del Cristo.
Gianfranco Ravasi

Lunedì

La Chiesa oggi, giustamente, sottolinea la grandezza di Giovanni Battista: l'uomo, scelto da Dio, per annunciare la novità del tempo che si stava preparando. Dopo il peccato originale non c'era più posto per noi presso Dio. I nostri progenitori avevano ceduto alla tentazione del serpente, ossia di fare a meno di Dio e sentirsi i soli ed unici protagonisti della vita. La vita non era più una risposta di amore a Dio, occasione incredibile di conoscere la bellezza di essere amati. A rompere il dialogo di amore tra l'uomo e il Padre era bastato prospettare la possibilità di fare a meno di Dio, convinti di poterci sostituire a Lui, realizzandoci da soli, in una libertà che tale non è. Tutti sappiamo come è andata a finire. Continua ad accadere questo dramma, quando la superbia dell'uomo prevale in lui, illudendolo di essere 'il centro del mondo', svincolato da ogni relazione con Dio. Ed ecco che allora, come oggi, si finisce per 'sentirsi nudi', tanto da essere spinti istintivamente a nascondersi, soli ed angosciati interiormente, privi ormai della stessa ragione per cui siamo stati creati, incapaci di amare e lasciarsi amare, che è l'unica sorgente della vera felicità e grande sogno del Padre, che non vuole sudditi, ma creature che rispondono al suo dono nella libertà dell'amore: questa è la prova, ieri ed oggi, che ogni essere umano deve affrontare. Messi alla prova, i nostri progenitori, di fronte alle proposte del demonio, preferirono una impossibile gloria e felicità senza Dio. Ma, nonostante l'uomo - ogni uomo, noi compresi - sia spesso così insipiente ed insensato, Dio, l'Amore fedele, non può rinunciare a volere il bene delle creature nate dal Suo stesso Amore. Ci sono voluti tanti, ma tanti secoli, per ritessere il dialogo con l'uomo, e quindi preparare il terreno al ritorno del Padre tra noi e, soprattutto, di noi con Lui. Giovanni Battista è il grande profeta, l'ultimo, che annuncia l'incredibile evento di Dio, che torna tra noi: 'Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo' dirà a tutti. Egli annuncia l'imminente venuta di Gesù, il Figlio di Dio, che ha donato la vita per la nostra rinascita a figli. Così nella sua I lettera l'apostolo Pietro annuncia questa attesa: "Carissimi, voi amate Gesù Cristo pur senza averlo visto, credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede, la salvezza delle anime. Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata: essi cercavano di sapere quale momento o quale circostanza indicasse lo Spirito che era in loro, quando predicava le sofferenze destinate a Cristo e la gloria che le avrebbe seguite. A loro ha rivelato che, non per se stessi, ma per voi, erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal Cristo, cose alle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo". ( I Pt. 1, 8-12) Anche oggi, nella storia della Chiesa, Dio continua a donare tanti profeti: non predicono il futuro, come fu per Giovanni Battista, ma annunciano la Presenza tra di noi di Dio, che gli uomini stentano a riconoscere. Giovanni, si legge nel Vangelo, preparò la sua missione, vivendo nel deserto, dove si fa silenzio sulle vicende terrene della vita, per creare lo spazio alla viva voce e ai disegni che Dio ha - anche oggi - per l'umanità. Forse pensiamo troppo poco che ogni cristiano nel Battesimo riceve il dono della fede e della profezia. Ma occorre radicare tale dono nella ricerca continua, nella serietà e umiltà, che è la vera esigenza per viverlo in pienezza. Quando diciamo che il mondo è materialista, altro non facciamo che affermare come l'uomo sia chiuso al suo ruolo di profeta. Annunciare la fede è spesso ridare a tutti noi la vera ragione della vita, quella che Dio ha pensato e voluto, creandoci. Per grazia di Dio, anche oggi, in questo tempo di materialismo, accartocciato nel qui ed ora, chiuso ad ogni prospettiva di vero futuro, che, ripeto, è la sola ragione della vita, ci sono stati e continuano ad esserci tanti profeti, che non si lasciano catturare dalle mode passeggere o dal pensiero relativistico del mondo, ma sanno guardare ed indicare l'oltre. Basterebbe ricordare la decisione profetica di Giovanni XXIII che, considerato dai più solo un Papa di transizione, quando nessuno se lo aspettava, ebbe l'ispirazione di annunciare la nascita di quel grande evento che fu il Concilio Vaticano II. Una svolta incredibile, in cui lo Spirito seppe dare il vero volto all'umanità, per il futuro... e noi siamo figli di quella profezia. O ricordiamo il grande Paolo VI, vero 'traghettatore' del Concilio, che incontrò tanti contrasti quando prospettava dottrine come la difesa di chi nasce. Ma quella 'profezia', oggi di grande attualità, ha veramente impresso un nuovo volto alla procreazione. O, se vogliamo, la mente e il cuore tornano al grande Giovanni Paolo II, che fece della vita una continua profezia, dando voce a tutte le virtù che ogni uomo dovrebbe coltivare per raggiungere la pienezza in Cristo, fino alla fine. Chi non ricorda, in Sicilia, il suo grido contro lo strapotere della mafia, un comando: 'Non uccidete!', e la sua difesa, in ogni parte del mondo, dei più deboli. Tanti sono stati i veri grandi del nostro tempo, dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, a don Giussani, e tanti altri. Ci sono poi tanti cristiani semplici, ma di profonda fede, che quando parlano - forse senza neppure rendersene conto - danno alle parole il senso della profezia. Tra questi dovremmo esserci anche noi, semplicemente mettendo in disparte le chiacchiere senza contenuto, che hanno il sapore del chiasso, per fare spazio a parole o a volte anche solo con la condotta che rimandano ad altro. Basta avere un occhio spirituale, per accorgersi che la profezia non è morta, ma vive tra noi. Il Vangelo di oggi ci mostra l'origine davvero divina del Battista, come narra l'evangelista Luca: "Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo, vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre Zaccaria. Ma sua madre intervenne: 'No, si chiamerà Giovanni'. Le dissero: 'Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome'. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: 'Giovanni è il suo nome'. Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di queste cose. Tutti coloro che le udivano le custodivano in cuor loro dicendo: 'Che sarà mai di questo bambino?'. E davvero la mano di Dio era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione ad Israele". (Lc. 1,57-68)
È sempre sorprendente come Dio sappia scegliere i Suoi. È lo stile di Dio, quello di donare uomini disponibili a compiere i progetti di bene per l'umanità. E Giovanni Battista fu uno di questi. Ma se ci guardiamo attorno, nel passato e nel presente, certamente troveremo persone che hanno saputo manifestare l'amore che Dio ha per noi e indirizzarci nel compiere la Sua volontà. È questa la grazia più grande: il dono vero della profezia. Questo dobbiamo diventare gli uni per gli altri, educando noi stessi a essere  dono di verità e di amore. Lo possono essere tanti genitori per i figli, ma lo dobbiamo diventare tutti noi, ciascuno di noi, là dove il Signore ci ha posto, cogliendo le buone occasioni per accostare fratelli e sorelle, e, senza bombardarli con il chiasso delle parole vuote, ma con la discrezione delle parole rare e pesate, che nascono dal silenzio del cuore, ricche dunque di amore e verità, o semplicemente con gesti sinceri e solidali, sostenerli, confortarli, rafforzarli nel cammino in Dio, verso il Regno. Questa è la grazia della profezia, che a ciascuno è stata affidata come dono nel Battesimo. Diventiamone consapevoli e facciamo in modo che non resti infruttuosa.
(mons. Antonio Riboldi)

Il cristiano è per i suoi fratelli un uomo che ama le cose del mondo nel loro valore e nella loro realtà offrendo all’umanità la vitalità inesauribile della sua ricchezza spirituale. Il suo atteggiamento di ottimismo nei confronti della scienza, della cultura, della tecnica, il suo caloroso desiderio di accoglienza e di rispetto si accompagna alla convinzione che egli ha di portare al mondo non soltanto “una novella”, ma “la buona novella del Regno”.
Gianfranco Ravasi

Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupéry

Non lamentarti dei tuoi tempi. Se li trovi cattivi, domandati che cosa hai fatto per renderli migliori.
Thomas Carlyle

Sarebbe la non esistenza di Dio, non la sua esistenza, a darci dei problemi irresolubili di logica e di ragione.
Etienne Gilson

Per unire gli uomini, non basta gettare ponti, bisogna costruire scale. Chi non sale sino a Dio non può incontrare il fratello.
Gustave Thibon

Le beatitudini (Mt 5,1-12) celebrano la priorità della grazia di Dio che sceglie i poveri per attuare il suo disegno di salvezza, perché “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto… è debole… è ignobile e disprezzato…, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio (1Cor 1,27-29); ma sono anche una verifica dell’impegno di ogni coscienza cristiana la quale si deve fondare sulla pietà genuina che non si gloria della propria sapienza, della propria ricchezza e fortezza, ma che è umile riconoscimento della potenza e della bontà di Dio: “Chi si vanta si vanti nel Signore”.
Gianfranco Ravasi

Da quando so che la vita ha uno scopo, non ho più paura.
André Frossard

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