rosone

Il pensiero del giorno

Per la sua funzione sociale fondamentale, la famiglia ha diritto a essere riconosciuta nella sua libertà e a non essere confusa con altre forme di convivenza, e anche a poter contare sulla dovuta tutela culturale, giuridica, economica, sociale, sanitaria e, in modo particolare, su un sostegno che, tenendo conto del numero dei figli e delle risorse economiche disponibili, sia sufficiente a permettere la libertà di educazione e di scelta della scuola.
Papa Benedetto XVI

Una bussola non dispensa affatto dal remare.
Maurice Nedoncelle

Gli angeli, che contemplano Dio incessantemente, tremano dinanzi a lui; ma lungi dall'essere per loro una pena, sono solo presi dalla vertigine dell'ammirazione.
San Gregorio Magno

Adamo è anche ciascuno di noi in quanto soccombe alla tentazione dell’autosufficienza e dell’autodivinizzazione. Adamo è sia nostro
padre che nostro figlio. Adamo è la nostra particolare situazione esistenziale di peccatori.
M. Michel

Col nome “Padre” sulle labbra Gesù esprime la certezza che per lui la morte non è l’ultima realtà ma che da parte di Dio si attende la vita.
K.H. Rengstorf

Col nome “Padre” sulle labbra Gesù esprime la certezza che per lui la morte non è l’ultima realtà ma che da parte di Dio si attende la vita.
K.H. Rengstorf

Fate che non solo all'interno, ma anche all'esterno si veda che portate l'immagine di Gesù Cristo.
San Paolo della Croce

Quando l’ossessione economica ha afferrato un uomo, non c’è più nulla di sacro, neanche la famiglia, neanche la religione.
Primo Mazzolari

Quando l’ossessione economica ha afferrato un uomo, non c’è più nulla di sacro, neanche la famiglia, neanche la religione.
Primo Mazzolari

Sabato

Dopo la festa del Sacro Cuore di Gesù celebriamo il Cuore Immacolata di Maria!

Quando i genitori presentavano Gesù al Tempio, Simeone benediceva Maria e profetizzava: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima" (2,34). Dal momento dell'incarnazione Maria è strettamente legata alla missione del Figlio. Gesù la chiama "beata", infatti, non tanto perché soffrirà per lui e con lui, ma soprattutto perché vive il cammino della fede.

L'episodio del Vangelo di oggi è un buon esempio: dopo tre giorni di ansietà Maria e Giuseppe trovano Gesù nel Tempo che discute con i dottori della legge; non comprendono la sua spiegazione. Però, forse in quel momento Maria comincia a intuire che il suo Gesù non appartiene solo a lei e Giuseppe; sta crescendo e le parole dell'Angelo Gabriele devono avverarsi: "Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre ...e il suo regno non avrà fine"(1,32). Forse Maria pensa anche alle parole della cugina Elizabeta: "E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto"(1,45). Maria custodisce tutto nel cuore e in ascolto dello Spirito comprende.

Oggi, nel mio rientro al cuore, ringrazio Maria per il suo ?Sì', per la sua fede, per la fatica e la sofferenza della sua vita che me la fanno sentore vicina!

O Maria, l'Aiuto dei Cristiani, intercedi per me presso il Figlio tuo perché io possa crescere in una fede forte e paziente come la tua.
(Eremo San Biagio)

Venerdì Sacro Cuore di Gesù

Il Cuore che tanto ci ama

"Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini", così il nostro Redentore si rivelava ad una sua devota ed innamorata, Santa Margherita Maria Alaquoque. Oggi celebriamo quell'amore che è stato riversato nei nostri cuori, che ci ha meritato la salvezza, che ci ha liberati dal male, ci ha riconciliati con il Padre, ci ha fatto riscoprire la fraternità tra noi. L'evangelista Giovanni, che nell'Ultima cena posò il suo capo sul petto del Signore, ebbe il privilegio di sentirne il pulsare intenso mentre egli stava per celebrare la prima consacrazione e poi iniziare la sua crudelissima passione. Maria di Màgdala sentì in lei i salutari effetti di quell'amore, si sentì amata, perdonata e convertita, e con lei una schiera di peccatori, di uomini e donne oppressi dal male fisico e spirituale. Chi di noi non ha sentito con la gioia del perdono l'intensità di quell'amore? Chi dopo una comunione eucaristica non si sentito amato, preso, coinvolto, immerso in quel cuore? La Chiesa ha preso coscienza della perennità di quell'amore, legato al memoriale della sua passione, morte e risurrezione, legato alla fedeltà dei suoi, alla santità di tanti e tante, che lo hanno testimoniato con il martirio e con l'eroicità della virtù cristiane. Siamo certi che il cuore di Cristo pulsa ancora nel nostro mondo e non smette di amarci anche quando abbiamo la triste impressione che alte barriere siano state erette tra noi e Lui. Egli è venuto proprio per abbattere il muro di separazione che il peccato aveva innalzato. In quell'amore egli si rivela ai piccoli, da quell'amore siamo guidati verso il vero bene, in quel cuore troviamo conforto quando siamo affaticati ed oppressi, lì troviamo ristoro, lì pregustiamo i primi bagliori della nostra finale risurrezione. È santa energia per noi, è la forza di Dio in noi per portare i nostri pesi, per fare della fatica della nostra vita, l'offerta quotidiana del nostro volontario tributo di gratitudine e di lode a Cristo e in Lui alla Trinità beata. È un cuore aperto e radioso quello che Cristo ancora oggi ci si mostra, è trafitto dal peccato, ma irradia ancora la sua grazia che ci santifica, che ci purifica e ci rende santi. Oggi fissiamo quel cuore umano e divino, ci immergiamo in esso e ci specchiamo in esso per sorbirne lo splendore, per sintonizzarci con quei battiti, per fargli sentire la nostra infinita gratitudine nello sforzo quotidiano di ripeterne le virtù e di imitarne l'intensità.
(Monaci Benedettini Silvestrini)

 

Non è buono chi non sa essere buono con chi è cattivo.
Don Luigi Orione

 

Tra tutte le prove dell'esistenza di Dio, l'idea di Dio è la più inconfutabile.
Nicolas Gerusez

Fate che non solo all'interno, ma anche all'esterno si veda che portate l'immagine di Gesù Cristo.
San Paolo della Croce

 

Non dite mai che Dio è dalla nostra parte, ma piuttosto pregate che noi possiamo trovarci dalla parte di Dio.
Abramo Lincoln

Corpus Domini

L'incredibile Amore di Dio

"Sion, loda il Salvatore, la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici.
Impegna tutto il tuo fervore, Egli supera ogni lode, non vi è canto che sia degno.
Pane vivo, che dà vita: questo è tema del tuo canto, oggetto della lode" (dalla sequenza della S. Messa).
Ci sono parole che fanno sobbalzare di stupore e di gioia insieme: uno stupore ed una gioia interiore profondi per noi poveri uomini, che ci permettono di entrare là dove è il centro dell'Amore, il Cuore del Padre. Già è difficile per noi entrare nel sacrario gelosamente custodito del cuore degli altri, ossia sapere come e quanto ci ami uno che si dichiara amico.
E tutti facciamo l'esperienza che l'amicizia, se è vera, profonda, è un bene che non conosce tramonto, è un prezioso, libero dono che aiuta a condividere gioie e sofferenze. Incredibile dono, ma è anche vero che troppe volte è ridotto ad un 'effimerò, che si ferma alle parole, ma non varca la porta del cuore.
Ma le parole che Gesù oggi ci offre, solennità del Corpus Domini, ci rassicurano di come, in Dio, la natura dell'amore davvero non ha confini né di tempo né di spazio:
"Io sono il pane vivo disceso dal cielo dice Gesù chi mi mangia vivrà".
Il Concilio Vaticano II così definisce l'Eucarestia:
"Il nostro Salvatore, nell'Ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il Sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della croce, e per affidare alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e resurrezione, sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima è ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura". (S.C..n. 47)
Ed è lo stesso Gesù che si incarica di introdurci nella grandezza del dono, partendo da una realtà che è vita quotidiana, ossia la necessità del pane come nutrimento per questa vita terrena. Il Maestro come sempre era circondato da tanta gente che si lasciava affascinare -dalla Sua Parola 'di vita, al punto da non preoccuparsi delle necessità immediate.
Era sempre l'attenzione di Gesù ad interpretare i bisogni, anche materiali, magari invitando gli apostoli a farsene carico e, davanti alla loro impotenza, era Lui a provvedere. Pensiamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci...
Gesù sa molto bene che senza 'pané l'uomo non può vivere. É sempre davanti al nostro cuore la dura realtà di milioni di uomini, donne e bambini, nei Paesi poveri - ma che ora con un eufemismo sono diventati Paesi in via di sviluppo - .
E sappiamo tutti che la giustizia, lo sviluppo non si fermassero alle sole nazioni ricche, ci sarebbe cibo per tutti. Lo dicono le statistiche. È davvero una grande responsabilità che grava sulle coscienze, se pensiamo che Gesù è arrivato ad affermare: 'Avevo fame e non mi avete dato da mangiare...Andate, maledetti!'.
Ma Gesù sa che, anche quando vi è il pane terreno, occorre qualcosa di più per la vita dello spirito, che certamente è un valore superiore a quello del corpo.
C'è tanta gente povera di pane materiale, ma di una ricchezza spirituale incredibile. Per questo Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, continua, possiamo dire, a manifestarci tutta la verità, cioè qual è la vera forza dell'uomo: la salute e vita del cuore.
Ed è in questa dimensione che c'è bisogno del 'pane, che Dio offre dal Cielo...ed annuncia il grande dono dell'Eucarestia, che allora come oggi, non tutti s'armo accogliere con fede.
Così racconta Giovanni:
"Io sono il pane quello vivo venuto dal cielo...Chi mangia la mia carne vivrà per sempre. Il pane che io darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia vita".
Ma...
Gli avversari di Gesù si misero a discutere tra di loro e dicevano: 'Come può darci il suo corpo da mangiare?' Gesù replicò: 'Io vi dichiaro una cosa: se non mangiate il corpo del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vità.
Ma...
"Molti discepoli, sentendo Gesù parlare così dissero: ?Adesso esagera! Chi può ascoltare cose simili?' ... E da quel momento molti discepoli di Gesù si tirarono indietro e non andavano più con Lui. Allora Gesù (certamente molto deluso e lo è ancora oggi nel vedere rifiutato un tale immenso dono) domandò agli Apostoli: 'Forse volete andarvene anche voi?'.
Gli rispose Simon Pietro: 'Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. E ora noi crediamo e sappiamo che Tu sei quello che Dio ha mandato" (Gv. 6, 51-70).
Si rimane davvero sconcertati nel leggere questo stupendo racconto del Vangelo.
il cuore del Vangelo e della nostra vita da cristiani, che dovrebbe suscitare gioia, meraviglia, sapendo che nella vita ora non dobbiamo solo più contare sulle nostre deboli forze, quando vogliamo essere buoni discepoli di Gesù, perché il Si...ore si fa una cosa sola con noi nell'Eucarestia. Confesso che ogni volta celebro la S. Messa, al momento della Consacrazione, quando si avverano le parole di Gesù: 'Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo; prendete e bevetene tutti questo è il calice del mio sangue' sento la forza di questo mistero della fede, consapevole che ci si dovrebbe sempre fermare in adorazione: Troppo grande per la nostra corta intelligenza e piccolo cuore. E si dovrebbe non riuscire a contenere la pienezza del cuore nel momento che il Suo Corpo lo riceviamo nella Comunione.
Senza il sostegno dello Spirito, impossibile 'credere' che Dio non solo, abita in noi, ma si fa 'pane di vità con la nostra vita. Per questo tanti santi - e lo si racconta tra l'altro di S. Pio da Pietrelcina - si fermavano a lungo nella contemplazione di questo Mistero di Amore.
Sono tanti gli anni del mio sacerdozio e da vescovo, e posso confessarvi che mai e poi mai ho rinunciato alla Messa quotidiana.
Troppo necessaria l'Energia divina di Gesù per affrontare la vita con i suoi impegni. E davvero non riesco a capire come troppi, che si dicono cristiani, guardino alla S. Messa come un obbligo o, peggio ancora, una formalità che si può tralasciare con estrema facilità.
un comportamento simile a quello di coloro che sentendo Gesù, se ne andarono dicendo: 'Adesso esagera: chi può ascoltare cose simili?:
E di fronte a coloro che 'snobbano' l'Eucarestia, pare di sentire la voce del Maestro: ?Ve ne volete andare anche voi?'.
Come sarebbe bello se tutti sentissero l'urgenza di ripetere con Pietro: ' Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna'.
Commentava il nostro Paolo VI:
"L'Eucarestia è anzitutto comunione con Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce, Amore da Amore vero, sostanzialmente e sacramentalmente presente. Agnello immolato per la nostra salvezza, amico, fratello, sposo, misteriosamente nascosto sotto la semplicità delle apparenze eppure glorioso nella sua vita di risorto, che vivifica, comunicandoci i frutti del mistero pasquale. La mente si perde, perché ha difficoltà a capire, i sensi dubitano, perché si trovano dinnanzi a realtà note, il pane e il vino, i due elementi più semplici del nostro vivere quotidiano... Se l'Eucarestia è un grande mistero che la mente non comprende, possiamo almeno capire l'amore che vi risplende. Possiamo almeno riflettere sull'intimità che Gesù vuole avere con noi".
Ho ancora vivo il ricordo di un casuale incontro con un donna anziana che faticava a camminare, ma era tanto assorta che non si accorse che mi ero fermato con la macchina per assicurarmi della sua salute. Accettò di salire in macchina, mi indicò dove abitava e per tutto il breve tempo che restò non proferì una parola, tutta assorta in se stessa. Quando scese mi chiese scusa: 'Ero in dialogo con Gesù che ho ricevuto nella Comunione e non volevo perdere un briciolo della gioia della Sua Presenza'. Meravigliosa donna!
Pensando spesso a lei, durante la S. Messa festiva, mi chiedo il perché di tante assenze.
Che cosa è più importante di Gesù? Forse la gita, le cose da sbrigare, chissà... Di fatto per un nulla troppi sacrificano il tutto che dà la vita: il vero Pane della Vita.
Che Gesù ci faccia innamorare tutti fino a non lasciarLo mai fuori della porta della nostra vita. Con la Chiesa cantiamo:
"Ecco il pane degli Angeli, pane dei pellegrini,
vero pane dei figli, non deve essere mai gettato.
Buon Pastore, vero Pane, abbi pietà di noi:
nutrici, difendici, portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli alla gioia del cielo
nella gioia dei tuoi santi" (Sequenza del Corpus Domini).

L’uomo è infelice, perché non sa di essere felice.
Fëdor Dostoevskij

E’ più facile rinunciare alla propria gioia che al proprio orgoglio.
Paul Claudel

Domenica SS. Trinità

Nel Cuore della SS.ma Trinità

Il primo insegnamento che usciva dal cuore delle nostre mamme - un tempo e speriamo ancora oggi era di educare la nostra mano ed il nostro cuore a farsi il segno della croce. Era il 'segno' che apriva e chiudeva la giornata, vissuta così nell'amore della SS.ma Trinità.
Eravamo ancora incapaci di camminare sicuri, ma la nostra manina si lasciava condurre da quella sicura di chi ci aveva donato la vita, e tracciava sulla nostra fronte, sul cuore e sulle spalle, fino a disegnarla con chiarezza, come segno di tutta l'esistenza, la croce, quella di Gesù, accompagnando il segno con le parole 'Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo'.
Una brevissima professione di fede che avrebbe dovuto segnare ogni passo del nostro pellegrinare: ogni inizio di giornata, di lavoro, di sacrificio, dì riposo, vero distintivo e professione di ciò che siamo diventati con il Battesimo: figli di Dio.
Figli di un Padre, che si è donato gratuitamente e da cui siamo creati e a cui apparteniamo; un Fratello, il Figlio di Dio, Gesù, mandato dal Padre per salvarci e talmente vicino a noi da essere 'pane di vità; 1' Amore stesso di Dio, lo Spirito Santo, effuso su di noi nella Cresima, che ci assiste e dà forza nella difficile nostra vita.
Tracciando il segno della croce, se siamo attenti, professiamo le principali verità di fede: Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo e la morte e resurrezione di Gesù, espressione concreta di quanto sia infinito l'Amore.
È tanto grande la verità contenuta nel Mistero della Santissima Trinità, da rimanere sbalorditi, non solo per ciò che è, ma per il Suo divino degnarsi di abbassarsi fino a farsi dono per noi!
Viene proprio da chiedersi quanto prega il Salmista:
"O Signore, nostro Dio, quanto è grande il Tuo Nome su tutta la terra.
Se guardo il cielo opera delle Tue dita, la luna e le stelle che Tu hai creato,
che cosa è mai l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli; di gloria e di onore l'hai coronato;
gli hai dato potere sulle opere delle Tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi".
(Salmo 8)
C'è da confondersi, se pensiamo quanto l'uomo di oggi difficilmente sappia riferirsi a questa sua grandezza, che gli viene dalla Santissima Trinità. Difficilmente sappiamo volgere la nostra attenzione sul grande Amore, di cui siamo onorati e circondati.
Così Gesù ha annunciato ed continua ad annunciare questo grande Amore:
"In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 'Molte cose ho da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito, e vi annuncerà le cose future Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio, per questo vi ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà". (Gv. 16, 12-15)
Cosi il nostro caro Paolo VI, descrive il grande Mistero della SS.ma Trinità:
"Il santo Natale non ci rivela soltanto Cristo, ma da Lui traspare la visione abbagliante e avvincente della Paternità di Dio e con quella il Mistero della stessa vita di Dio, il mistero della SS.ma Trinità. Dio è Padre eternamente generante, in se stesso, il Figlio, il suo proprio vivente Pensiero, il suo Verbo identico nella natura, cioè nell'essere al Dio unico principio assoluto e insieme, nell'identità di sostanza di Padre e del Figlio, spiranti l'Amore, lo Spirito Santo. Unico l'Essere divino, ma sussistente in Tre Persone uguali, distinte e coeterne, verità eccedente la nostra capacità di conoscenza; essa tratta della vita divina in se stessa e perciò ineffabile, ma non senza un minimo ma meraviglioso riflesso, che riscontreremo e che riscontriamo in S. Agostino: lo dico - scrive - queste tre cose, essere, conoscere, volere. Io sono, io conosco, io voglio... In queste tre cose quanto sia inseparabile la vita... quanto inseparabile la distinzione... veda chi può". (7 gennaio 1974)
Purtroppo sembra difficile vedere oggi gli uomini farsi il segno della croce, accompagnandolo con una vera professione di fede: o non lo sanno più fare o, ancora più triste, non ne conoscono il contenuto. E viene tanta nostalgia di quando le nostre famiglie, nella loro composta, a volte dura povertà, che non si vergognavano di manifestare, erano meravigliosamente illuminate da questo semplice segno di fede. Anzi era la 'croce', che papà e mamma piantavano, non solo al centro della famiglia, ma ancor più della nostra vita, come a ricordarci che 'il Padre ti ama, il Figlio ha dato la vita per questo amore, lo Spirito Santo è l'Amore, prezioso sale della vità.
Quel 'segno della croce' raccoglieva le tante lacrime, che in Gesù acquistavano il sapore dell'amore. Le braccia aperte di Dio, costrette dai chiodi a non chiudersi mai, mettevano una gran voglia di abbandonarsi, come a voler affondare la testa su quelle spalle, che si offrivano per accogliere. E quel Cuore sempre aperto era come la porta di casa. Sentivi che ti introduceva in un infinito, desiderato Paradiso, la Casa di Dio, che Lui vuole, da sempre e per sempre, condividere con i Suoi figli.
Ma ora la gente pare che voglia camminare senza quella croce, con il senso di chi ha deciso, non se ne capisce la ragione, di sfrattare dalla propria vita il Mistero dell'Amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e così... finisce che ci si sente sfrattati dalla pace, dalla pietà, dalla compassione e dalla misericordia!
Così tanti si sentono come sul lastrico della vita a mendicare gioie che non ci sono, con nel cuore, al posto della Croce, voglia di ricchezza, dì gloria, svendita di vita, dignità e tentazione di violenza. Rimane l'amarezza di non percepire nella propria vita lo sguardo del Padre, che dal trono della croce del Figlio, pare ci dica: 'Sono qui a dirti che ti amo tanto, da darti come segno del mio amore questo stare sulla croce del mio Figlio; un amore che condividiamo pienamente, un amore che diventa Fuoco con lo Spirito."
Non è forse rassicurante e bello sapere di essere amati da Dio?
Nella nostra debolezza o ignoranza, amiamo a volte piccole cose che non hanno cuore e durano poco. Erano gli ultimi giorni della vita di mia mamma. Nella sua lunga vita, durata 99 anni, non si potevano contare i segni di croce che aveva fatto ed aveva aiutato i figli a fare. Tanti come i passi della sua vita, così come sono diventati l'alfabeto della mia vita su cui Dio ha composto la mia esperienza. Ed ogni segno di croce esprimeva tanta fede, che era come dire, anche in situazioni, che avrebbero fatto gridare di disperazione: 'Io ti amo, Signore, si faccia di me secondo il Tuo Cuore'. Anche quando vide morire -allora non vi erano le cure di oggi - un figlio piccolo, che si chiamava Francesco, e mi aveva preceduto nella nascita; o quando morì un'altra figlia, una bambina a cui aveva dato il nome di Maria Redenta, in onore dell'anno della Redenzione, il 1933; o quando seppe del terremoto nel Belice ed io ero là, senza poter comunicare con lei, per rassicurarla; o nominato vescovo ad Acerra, sotto scorta. Era sempre lo stesso abbandono all'amore del Padre, che la guidava, anche se spesso... faceva un gran male. Conoscevo molto bene quel suo muovere le mani come recitasse il 'Credo'. La contemplavo come si contempla il Mistero della Trinità. E conservo nel cuore l'ultima benedizione e la stessa solennità nel fare il segno di croce, l'ultimo giorno della vita, quando mi chiese di benedirla. Era la croce il suo incessante credo, che ornava e sosteneva la sua vita.
Quanto amore contiene la Trinità, quando la lasciamo 'incarnare' nel nostro vissuto!
Così scrive Paolo ai Romani:
"Fratelli, giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo: per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
E non soltanto questo: ma ci vantiamo anche delle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato".
(Rom. 5, 1-5)
E con Madre Teresa di Calcutta offriamo la preghiera:
"O Dio del cuore, tu che hai creato e dato la vita a tutti noi,
facci crescere in amore per Te e l'uno per l'altro.
Hai mandato Tuo Figlio, Gesù Cristo, per rivelarci che Tu ti prendi cura di noi tutti e che Tu ci ami. Donaci il Tuo Santo Spirito, affinché susciti in noi una fede forte, abbastanza forte per capire con profonda comprensione la vita degli altri popoli, in modo da saper scorgere
in ogni bicchiere d'acqua, offerto all'assetato, un bicchiere d'acqua offerto all'amato tuo Figlio".

(mons. Antonio Riboldi)

Com’è buono il Signore a nasconderci l’avvenire! Che supplizio sarebbe la vita se esso ci fosse meno sconosciuto! E invece quanto egli è buono a farci conoscere così chiaramente l’avvenire del cielo, che seguirà la prova terrestre!
Charles De Foucauld

 

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Tutti i giovani della Diocesi sono invitati nella cripta della Cattedrale per un momento di condivisione e confronto

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