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L'Angolo della Spiritualità

L'Unzione degli Infermi

Unzione degli InfermiConsueta catechesi mensile a cura di P.Alberto Pierangioli, passionista di Morrovalle

L'UNZIONE DEGLI INFERMI

Novembre (CCC 1499 -1532)

La malattia nella vita umana

La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi della vita umana. Nella malattia l'uomo fa l'esperienza dei propri limiti e fragilità. La malattia può allontanare da Dio, ma, se accettata con fede, fa sentire il bisogno di Dio e avvicina a Dio.

Nell'Antico Testamento l’uomo vive la malattia davanti a Dio; a lui si rivolge con le lacrime della sua malattia [Cf Sal 38 ] e dal Signore della vita e della morte egli implora conforto e guarigione [Cf Sal 6,3; Is 38 ]. Israele sperimenta che la malattia è legata, in un modo misterioso, al peccato e che la fedeltà a Dio e alla sua Legge, ridona la vita. La malattia diventa così cammino di conversione e il perdono di Dio è inizio di guarigione. Il profeta Isaia intuisce che la sofferenza può anche avere un valore redentivo per i peccati altrui [Cf Is 53,11].

I Vangeli descrivono la compassione di Gesù verso i malati e le numerose guarigioni di infermi di ogni genere da lui operate. Gesù ha il potere di guarire l'uomo tutto intero, anima e corpo. É il medico di cui i malati fisici e spirituali hanno bisogno (Mc 2,17. La sua compassione verso i malati lo spinge fino a identificarsi con loro: "Ero malato e mi avete visitato" (Mt 25,36). Da Gesù “usciva una forza che sanava tutti" (Lc 6,19). Chiedeva solo fede. Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati, ma fa sue le loro miserie: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie" (Mt 8,17). Non ha guarito però tutti i malati. Le sue guarigioni erano “segni” che annunciavano una guarigione più radicale, più importante e universale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua Pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto il "peccato del mondo" (Gv 1,29). Cristo continua ora a "toccarci" nei sacramenti per guarirci.

 

Il sacramento degli infermi

Cristo partecipa ai suoi discepoli il suo ministero di guarigione: "Partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano" (Mc 6,12-13).

Il Signore risorto rinnova agli apostoli questo potere, ma non dà a nessuno il potere di guarire tutte le malattie. Così san Paolo comprende che le sofferenze del credente "completano ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

La Chiesa ha ricevuto dal Signore il carisma di "guarire gli infermi!" (Mt 10,8) e cerca di attuarlo sia con le cure che presta ai malati, sia con la preghiera di intercessione, sia con un sacramento speciale, detto “Unzione degli infermi”. Tutti i sacramenti sono in qualche modo sacramenti di guarigione, in particolare l'Eucaristia, pane che dà la vita eterna. Con l’unzione degli infermi la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, mentre li esorta a unirsi alla passione e morte di Cristo, per contribuire al bene del popolo di Dio [Conf. LG, 11].

La Chiesa apostolica già conosce un rito particolare per gli infermi, accennato da Marco e raccomandato ai fedeli da San Giacomo [Mc 6,13; Gc 5,14-15]: "Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati".

É “l'Unzione degli infermi”, il sacramento destinato in modo speciale a confortare i malati. Nella tradizione liturgica, tanto in Oriente quanto in Occidente, si hanno fin dall'antichità testimonianze di unzioni di infermi praticate con olio benedetto. Nel corso dei secoli, l'Unzione degli infermi è stata conferita sempre più esclusivamente a coloro che erano in punto di morte. Per questo motivo aveva ricevuto il nome di "Estrema Unzione". Malgrado questa evoluzione, la Liturgia non ha mai tralasciato di pregare il Signore affinché il malato riacquisti la salute, se ciò può giovare alla sua salvezza.

Il sacramento dell'Unzione degli infermi viene conferito oggi ai malati colpiti da grave malattia, ungendoli sulla fronte e sulle mani con olio debitamente benedetto, dicendo una sola volta: "Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo, e liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi".

Dice il CCC: “L'Unzione degli infermi non è il sacramento soltanto di coloro che sono in fin di vita. Perciò il tempo opportuno per riceverla si ha certamente già quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte” (n.1514).  Non deve essere più l’estrema unzione.

Può riceverla ogni fedele per una seria malattia o per vecchiaia. Per esempio. è opportuno ricevere l'Unzione degli infermi prima di un intervento chirurgico rischioso.

Se un malato che ha ricevuto l'Unzione riacquista la salute, può, in caso di un'altra grave malattia, ricevere nuovamente questo sacramento. Nel corso della stessa malattia il sacramento può essere ripetuto se si verifica un peggioramento.

Sono ministri del sacramento i vescovi e i presbiteri. Sacerdoti e fedeli devono incoraggiare i malati a ricevere questo sacramento e devono aiutarli a prepararsi a riceverlo con buone disposizioni. S. Paolo della Croce, sul letto di morte, volle che S. Vincenzo M. Strambi lo preparasse a ricevere gli ultimi sacramenti. L’olio santo può essere dato in famiglia, all'ospedale o in chiesa, per un solo malato o per un gruppo di infermi o di anziani. Secondo le circostanze, la celebrazione del sacramento può essere preceduta dalla Confessione e seguita dalla Eucaristia. In quanto sacramento della Pasqua di Cristo, l'Eucaristia dovrebbe sempre essere l'ultimo sacramento del pellegrinaggio terreno, il "viatico" per il "passaggio" alla vita eterna.

Fanno un male enorme i familiari che, per non spaventare i malati, non avvertono i sacerdoti della esistenza di un malato serio e tengono lontano i sacerdoti dal suo letto, o li chiamano solo quando sta morendo o è già morto. Nei miei 56 anni di sacerdozio non sono stato mai rifiutato da un malato, qualche volta sono stato impedito dai familiari.

 

La grazia del sacramento

La grazia fondamentale di questo sacramento è una grazia di conforto, di pace e di coraggio per superare le difficoltà proprie dello stato di malattia grave o della fragilità della vecchiaia. É un dono dello Spirito Santo che rinnova la fede in Dio per superare l’angoscia della morte e fortificare contro le tentazioni del maligno. La grazia del Signore con la forza del suo Spirito porta il malato alla guarigione dell'anima, ma anche a quella del corpo, se è volontà di Dio Inoltre, come dice S. Giacomo, "se ha commesso peccati, gli saranno perdonati" ( Gc 5,15 ).

Con la sua passione e morte in Croce, Gesù ha dato un senso nuovo alla sofferenza.. Per la grazia di questo sacramento il malato riceve la forza e il dono di unirsi più intimamente alla passione di Cristo e viene in certo modo consacrato per portare frutto mediante la configurazione alla Passione redentrice del Salvatore. La sofferenza, conseguenza del peccato originale, riceve un senso nuovo: diviene partecipazione all'opera salvifica di Gesù (CCC 1521).

I malati che ricevono questo sacramento, unendosi "spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo", contribuiscono "al bene del popolo di Dio" (Lumen gentium,11). Celebrando questo sacramento, la Chiesa, nella comunione dei santi, intercede per il bene del malato. E l'infermo, a sua volta, per la grazia di questo sacramento, contribuisce alla santificazione della Chiesa e al bene di tutti gli uomini per i quali la Chiesa soffre e si offre, per mezzo di Cristo, a Dio Padre.

L'Unzione degli infermi è una preparazione all'ultimo passaggio e porta a compimento la nostra conformazione alla Morte e alla Risurrezione di Cristo, iniziata dal Battesimo. Essa completa le sante unzioni che segnano tutta la vita cristiana; quella del Battesimo aveva suggellato in noi la vita nuova; quella della Confermazione ci aveva fortificati per il combattimento di questa vita. Quest'ultima unzione munisce la fine della nostra esistenza terrena come di un solido baluardo in vista delle ultime lotte prima dell'ingresso nella Casa del Padre.

 

Il viatico, ultimo sacramento del cristiano

A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all'Unzione degli infermi, l'Eucaristia come viatico. Ricevuta in questo momento di passaggio al Padre, la Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo ha un significato e un'importanza particolari. É seme di vita eterna e potenza di risurrezione, secondo le parole del Signore: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno” (Gv 6,54). L'Eucaristia è, in questa situazione, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre (Cf Gv 13,1 CCC 1524). Ricordiamo la morte di tanti santi,

Come il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia sono “i sacramenti dell'iniziazione cristiana", così la Penitenza, la Sacra Unzione e l'Eucaristia, come viatico, costituiscono, al termine della vita cristiana, “i sacramenti che preparano alla Patria e concludono il pellegrinaggio terreno” (CCC n 1525).

 

 

P. Alberto Pierangioli

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