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Il faccia a faccia e il digitale: due realtà da integrare

 

A PROPOSITO DEL WEB
RELATORI:
Emanuele Frontoni, assegnista di ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche,
Matteo Tarantino, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano, Marco Amicucci, formatore sulle nuove tecnologie
 
 
A Porto Potenza nella nuova sede dell’Oratorio
 

Il faccia a faccia e il digitale: due realtà da integrare

Il giorno 4 Settembre, si è tenuto il convegno sul tema : “Il faccia a faccia ed il digitale, due realtà da integrare”, realizzato dalle Pastorali sociale e del lavoro, giovanile, dal coordinamento degli oratori e, specialmente, dall’oratorio della città con il patrocinio e la presenza del Comune.
L’esigenza della tematica è stata quella di darsi degli strumenti di conoscenza per entrare, capire e leggere nella realtà digitale che i ragazzi vivono parallelamente alla realtà del faccia a faccia.
Nei racconti dell’esperienza di educatori e di genitori che stanno affrontando a livello educativo questo nuovo modo di comunicare e di vivere dei loro figli, emergono spesso la paura e l’osservare come i ragazzi evadano dalla realtà per rifugiarsi nel mondo digitale, che ad essi sfugge e dove ci sono tanti pericoli. Ciò spesso fa sentire impotenti e porta a demonizzare la realtà digitale,rischiando di non ritenere significativa ed importante una parte della vita dei figli.
 In realtà, come dice Matteo Tarantino, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano, dobbiamo cercare di mettere al giusto posto le paure ed anche le speranze, considerare che l’allarmismo è connaturato con lo sviluppo delle tecnologie: infatti se facciamo un balzo nel tempo possiamo ricordare come la scoperta della stampa portava con sé la paura di perdere la memoria e la scoperta di internet la paura della perdita di tanti posti di lavoro.
Tarantino riferisce di una ricerca fatta sul modo di vivere sul web dei giovani,presentata ai Vescovi nell’occasione del convegno “Testimoni Digitali” e traccia alcune caratteristiche molto importanti per comprendere il significato che per essi hanno le diverse piattaforme.
Egli evidenzia che non c’è solo Facebook nell’uso quotidiano dei giovani, ma anche il cellulare, il telefono di casa, Messenger, Skype e che ognuno di questi mezzi assume per il ragazzo un significato diverso:
il cellulare ad esempio viene sentito come l’estensione del proprio corpo, se qualcuno ci guarda dentro è come se leggesse dentro di noi.
 Ma ancora più intimo è il telefono di casa, perché costringe a condividere il tempo e la voce, perché porta un cambiamento nella famiglia e attesta che tra i due c’è un legame.
 Anche in Messenger resta la cerchia di amici, è usato soprattutto dagli adolescenti perché il cellulare costa troppo e con esso possono comunicare mantenendo la propria intimità.
Più si riesce a controllare la comunicazione e più è percepita l’intimità, ad esempio Skype permette di usare il corpo perché c’è la voce , con cui si esprimono le emozioni.
 Il Network invece è sentito più lontano , è più simile ad uno spazio non controllato in cui le regole di comunicazione cambiano notevolmente, non si conosce bene l’altra persona.
 
Facebook e la gestione della propria identità
 
Vale la pena comunque di capire alcune categorie del network che viene più usato soprattutto dai giovani, ma non solo : Facebook
Facebook ha una grande rilevanza nella gestione dell’identità ; si fonda sul mito della nostalgia che è un fattore molto umano, c’è il desiderio di recuperare rapporti di amicizia, di riassaporare le sensazioni di quel tempo. Quello che si vuole è da un lato recuperare il tempo perduto e dall’altro estendere la comunicazione.
Perché questa piattaforma ha una grande rilevanza nella gestione dell’identità? Perché essa si basa su tre principi:
  1. Voglio dare di me una immagine sempre desiderabile:
  2. non voglio creare conflitti
  3. c’è l’obbligo della reciprocità
 
Vale a dire che se voglio estendere la mia comunicazione e recuperare il tempo perduto è molto importante che io sia desiderabile per l’altro, quindi non affronterò mai tematiche troppo coinvolgenti in cui il mio pensiero può non essere condiviso e potrebbe creare conflitti. Inoltre ho l’obbligo di farmi vedere, di metterci la faccia altrimenti sono considerato uno snob.
Il pericolo consiste nell’autoperiferizzare gli aspetti più significativi di me che potrebbero non essere condivisi, io non mi metto in gioco, perdo l’occasione di confronto e di scontro che tanto servono alla crescita della mia persona e della mia identità.
In Facebook infatti quasi mai si parla di religione e di politica ,né della vita e della morte, perché sono realtà troppo legate alla persona. L’unico modo che ho di mettermi in gioco è quello di legarmi ad un gruppo che pensa come me.
In questo modo la costruzione del sé è subordinata alla relazione con l’altro e si può instaurare l’idea del non bastare a se stessi.
 
Ma allora quali considerazioni sui new media?
 
Il faccia a faccia e il digitale: due realtà da integrareNel capitolo VI al paragrafo N° 73 del’enciclica “Caritas in veritate “ di Benedetto XVI si dice:
I media possono divenire occasione di umanizzazione non solo, quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di una immagine della persona e del bene comune che ne rispecchi la valenza universale”
 
Il tentativo di far convivere l’etica con il mondo del Web costituisce una tematica molto importante e difficile per tutti noi che apparteniamo a questa epoca. Emanuele Frontoni assegnista di ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche, sottolinea alcuni aspetti ed evoluzioni del web che ci permetteranno di coniugare meglio ciò che di positivo c’è e continua ad evolvere , ma anche i pericoli e le difficoltà..
Intanto egli fa osservare come oggi la tecnologia ci offra di non essere più solo fruitori di un contenuto ma protagonisti del Web stesso, siamo noi a popolare i siti, a mandare video, oggi siamo più legati al concetto di creare che non a quello di usare.
Di seguito il relatore illustra alcune evoluzioni di questi ultimi anni : quella sociologica che si esprime nella nascita di una intelligenza collettiva che porta alla condivisione di immagini, dati, giornali, video,libri elettronici etc… e nella possibilità di esprimerci nei tanti spazi messi a nostra disposizione.
Una evoluzione economica che è data dalla capacità dell’utente di arricchire i dati, di vivere in comunità numerose, di avere a disposizione una infinità di libri, di comprare in maniera sociale fidandosi dei consigli di altre persone. Ad esempio su Ebay , il concetto sociale di fidarsi dell’altro è strettamente legato al fatto che altre mille persone si sono fidate, così come nel prenotare viaggi. Allora in questo caso, come in molti altri, si ha un contatto faccia a faccia con la realtà e si è più in grado di giudicare le finzioni del turismo.
Anche i trend tecnologici sono in continua evoluzione, c’è una evoluzione molto veloce che viene chiamata Betà che vuol dire: “ancora non finita di scrivere”per i continui aggiornamenti e che aspetta anche le nostre idee.
Nel presentare il nuovo sito della Diocesi di Fermo, illustra tutte le possibilità che abbiamo di esserci, di contribuire a renderlo più ricco di esperienze, di idee, immagini etc.. un altro modo di essere protagonisti nella comunità cristiana.
Da queste osservazioni si evidenzia quanto anche l’uso etico del web dipenda dalla responsabilità di ognuno, il poter essere protagonisti e non solo fruitori aumenta la nostra responsabilità nella gestione del web.
Anche la sfida educativa che appartiene a questo decennio non può non prendere in considerazione questo aspetto. L’invito è ad insegnare un uso etico del web, di non lasciare che i media siano baby sitter dei nostri figli, ma accompagnarli nella crescita anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie con uno sguardo sempre rivolto al rispetto dei valori umani e al bene comune.
 
Ed ora la speranza di un pensiero rivolto all’ecumenismo
A questo fine, e a dare idee su quali strumenti, casi ed esperienze ci sono per saper operare nel campo della condivisione e della comunicazione muovendoci nel web, è il giovane Marco Amicucci formatore sulle nuove tecnologie,
Egli afferma che capire le nuove tecnologie non è semplice se non si ha una visione d’insieme, una chiave di lettura. Il concetto chiave è la condivisione, che significa dividere qualcosa con qualcuno, e con l’informazione digitale se io ho una informazione e la condivido ci troviamo con tante informazioni e tutto questo può avvenire con un ritmo veloce ed in tempo reale.
La sua relazione è consistita nel fare una panoramica, nel dare un puzzle di tanti esempi ed esperienze che ha permesso di riflettere sul modo di comunicare, di pensare, di agire ed anche sul modo di esserci nel mondo e nel digitale.
Marco afferma che ci sono piattaforme di condivisione digitale simili a Youtube dove si condividono presentazioni, foto, ricerche, documenti.
Condivisione anche delle idee e dei fatti che ci sono nei paesi di guerra: pensiamo a ciò che accade in Iran dove tanti giovani vivono i nostri stessi ideali, combattono per la libertà , ma se non ci fosse il web sarebbero invisibili ed anche noi non avremmo la possibilità di capire la loro situazione e di farci una idea più profonda dell’evolversi delle società.
Condivisione può significare l’utilizzo di strumenti quali il Social Bookmarking, un insieme di servizi dove si possono rendere disponibili anche i miei articoli e le mie pagine del web preferite e quindi facendo conoscere meglio la mia identità, il mio pensiero.
Condividere anche una esperienza,un confronto con persone lontane, non si parla necessariamente della creazioni di legami, ma condividere informazioni.
Si può anche fare l’esperienza dell’economia partecipata che significa, come cittadini indicare quali progetti realizzare per il bene comune in una città, e raggiungere e stimolare anche le Istituzioni a forme di democrazia più ampia.
Per sottolineare ancora di più la possibilità di essere protagonista anche nella diffusione di saperi si può pensare a Wikipedia che è una enciclopedia digitale che si va costruendo con i saperi di tutti; si può anche condividere la lettura di un libro che mi è piaciuto, lasciarlo in un posto pubblico dove altri lo possono leggere e vedere quale percorso fa il libro.
 A conclusione dell’incontro i genitori e gli educatori presenti anche se non hanno potuto risolvere tutte le problematiche, vincere le paure per i pericoli del Web, certamente hanno acquisito una conoscenza più profonda delle motivazioni che spingono i ragazzi all’uso del digitale, più chiarezza delle problematiche, ed hanno potuto anche alimentare la speranza per poter guidare i giovani ad essere protagonisti positivi nel web, per aumentare la loro competenza, ma anche per ampliare la loro capacità di condividere valori , competenze, senza dover rinunciare alla loro essenza.
Dall’incontro è risultato evidente che educare significa “esserci” ,ascoltare, dare fiducia, affiancare,
condividere , discutere, imparare insieme, costruire e che ciò è vero sia nella realtà del faccia a faccia che in quella digitale.

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