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Eventi di Associazioni e Movimenti

Fede è testimoniare con gioia Gesù Cristo
Data domenica 08 giugno 2014

Incontro mensile, a Morrovalle dai PP.Passionisti, per il Movimento degli Amici di Gesù Crocifisso

La gioia dell’incontro con Cristo

Se seguiamo gli atti e le parole di papa Francesco ci accorgiamo subito che sono due le priorità di cui parla il papa: la “misericordia” di Dio e la “gioia” del cristiano, che approfondiamo in questa catechesi. Santa Teresa d‘Avila diceva che un santo triste è un triste santo. Papa Francesco, ricordando questo detto della santa, afferma che “un vero cristiano non può mai essere un cristiano triste, perché la nostra gioia non nasce dal possedere tante cose, ma dall’avere incontrato una persona, Gesù”. Espone il primato della gioia specialmente nel primo documento pastorale del suo pontificato, l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, La gioia del Vangelo. Nei primi 10 numeri del documento parla della gioia che viene dall’incontro con Cristo e della necessità di essere gioiosi per testimoniare Gesù. Chiama i fedeli a partecipare con gioia alla nuova evangelizzazione del mondo, perché “la gioia del Vangelo deve riempire il cuore e la vita di coloro che incontrano Gesù, sono salvati da Lui e sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dall’isolamento. Con Gesù Cristo nasce e rinasce la gioia (EG 1).

Il mondo attuale è schiacciato dalla tristezza egoista che scaturisce dal cuore chiuso alla ricerca continua del consumo e di piaceri superficiali. Quando una persona si chiude nei propri interessi non ha più spazio per gli altri, non si accorge più dei poveri, non ascolta più la voce di Dio, non gode più la gioia del suo amore, non ha l’entusiasmo per fare il bene. Molti vi cadono e si trasformano in persone tristi, scontente e senza vita. Conclude il papa: “Questa non è la scelta di una vita degna e piena, non è il desiderio di Dio per noi, non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto” (EG 2).

Ogni cristiano, in qualsiasi situazione si trovi, deve sentire il bisogno di intensificare il suo incontro personale con Gesù Cristo per avere la gioia vera. Nessuno deve pensare che questo invito non è per lui, sia chi si crede già molto unito a Cristo, sia chi si sente troppo lontano da Lui. Tutti dobbiamo crescere in questa unione. Era l’unico desiderio e la vera gioia dei santi. Ricordo un episodio commovente della vita di S. Gabriele. Negli ultimi mesi di vita, con la tubercolosi avanzata, il direttore non gli permetteva di andare in coro con la comunità a concentrarsi per l’ora di meditazione, ma lo mandava a passeggiare nel giardino. Un giorno un confratello incontrò il santo nel giardino, rosso in viso e con le lacrime agli occhi. Gli disse: “Fratello, si vede che stai male, vai in camera, vai a letto”. Il Santo rispose: “Non piango perché sto male, ma perché il Signore mi ama tanto e io non amo come vorrei”. Gabriele amava tanto il Signore, ma a lui sembrava poco e piangeva per il dispiacere di non amarlo abbastanza.

Dice Papa Francesco: Chi ci prova a intensificare l’unione con Gesù, il Signore non lo delude e quando qualcuno fa un piccolo passo verso di Lui, scopre che Lui già lo sta aspettando a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo, Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici» (EG 3). Anche chi si fosse perduto e allontanato da Gesù, deve credere che Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha chiesto di perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: anch’Egli ci perdona settanta volte sette, torna sempre a caricarci sulle sue spalle e ci aiuta a ricominciare da capo, con una tenerezza che non ci delude mai e che ci ridona la gioia vera ((EG 3).

La gioia nella Parola di Dio

I libri dell’Antico Testamento parlano tanto della gioia dell’incontro con Dio e dell’ascolto della sua parola, della gioia della salvezza che sarà  sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,2). Il profeta invita chi ha intravisto il Messia all’orizzonte a farsi messaggero per gli altri: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme» (Is 40,9 - EG n.4).

Il Vangelo, che ha come centro la Croce gloriosa di Cristo, è un continuo messaggio di gioia. Bastano alcuni esempi: «Rallegrati» è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc1,47). Il messaggio di Gesù è fonte di gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Egli promette ai discepoli: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv16,20). E insiste: «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22).

Gli Apostoli, anche in mezzo alle persecuzioni, «erano pieni di gioia» (At 13,52). “Non siamo abituati a pensare a Gesù sorridente e gioioso. Invece Egli era pieno di gioia, nella sua intimità con il Padre: Esultò di gioia nello Spirito Santo” (Lc 10,21). Dobbiamo entrare anche noi in questo fiume di gioia. (EG n.5).

La gioia e la tristezza del cristiano nelle prove

Nelle omelie a S. Marta il papa dice: “Un cristiano senza gioia o non è cristiano o è un cristiano malato. Non è possibile avere credenti con la faccia "da peperoncino in aceto" e sottolinea che è lo Spirito Santo che ci insegna ad amare, ci dà la pace e ci riempie di gioia. Ad un cristiano non bisognerebbe mai chiedere: “Come stai?”. La sua “salute” gli si deve leggere sul volto e negli occhi, grazie alla gioia che ne è “segno e sigillo”, anche nei momenti di dolore, perché il viso rispecchia l’anima. “La salute cristiana”, dice il papa, è strettamente connessa alla gioia dell’accettazione della volontà di Dio. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua (Il 22 maggio 2014 etc).

Però dobbiamo riconoscere che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le circostanze della vita, a volte molto dure. Ma in ogni situazione deve rimanere uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza di essere sempre amato da Dio. In certe gravi difficoltà bisogna fare che piano piano la gioia della fede cominci a ridestarsi, con la ferma fiducia che Dio ci ama e abita in noi se siamo uniti a Cristo (EG n. 6).

L’hanno mostrato tanti martiri che spesso “andavano al martirio come se andassero a una festa di nozze”, con la forza della gioia cristiana che “custodisce la pace e l’amore”. Lo mostrava la nostra Bruna, crocifissa e immobile per 38 anni a letto, quando diceva che la sua vita era “bellissima”.

Dice papa Francesco che la gioia cristiana non è un’allegria spensierata. Rallegrarsi è cosa buona, ma la gioia è un’altra cosa: essa non viene da motivi occasionali, è una cosa più profonda, perché è un dono del Signore, una unzione dello Spirito che ci riempie da dentro. È come l’annunzio di S. Paolo ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino” (Fil.4,4-5).

Testimoniare ed evangelizzare con gioia

Si chiede il papa: “Questa gioia, possiamo “imbottigliarla, per averla sempre con noi?”. “No, perché se noi imbottigliamo la gioia per averla solo per noi, alla fine essa si guasta e il nostro volto non trasmette più la gioia vera, ma una gioia malata. La gioia è una virtù pellegrina. E’ un dono che cammina con Gesù che portiamo ai fratelli: testimoniando e annunziando Gesù, noi portiamo la sua gioia. È questa la virtù dei grandi che volano sopra le piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere nelle piccole beghe della comunità, ma guardano in alto e pensano solo a testimoniare il Signore. Per questo un apostolo non dovrebbe avere mai una faccia da funerale.

Accresciamo «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime. Possa la nostra società ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradia fervore, che abbiano già ricevuto in loro la gioia di Cristo» (EG n. 10). Dobbiamo portare il vangelo della comunione per portare il vangelo della gioia.

Pensiamo ai discepoli di Emmaus. Con il dramma del Calvario, avevano perso la fede e la speranza in Cristo. Lasciano la comunità degli apostoli per tornare alla vita di prima. Sono tristi.

Dice il papa: “La strada di Emmaus è spesso simbolo del nostro cammino di fede. La vita a volte ci ferisce e noi ce ne andiamo tristi, verso la nostra "Emmaus", voltando le spalle al disegno di Dio. Ci allontaniamo da Dio. Ma il Signore ci insegue di nascosto, ci dona la sua Parola, ci spiega le Scritture e riaccende nei nostri cuori il calore della fede, della speranza e nella Comunione ci ridà la forza di tornare indietro, per testimoniare che abbiamo incontrato il Signore.  Se vogliamo essere testimoni di Gesù e attirare altri con noi dietro a Gesù, dobbiamo essere Amici pieni di gioia e di comunione con Gesù e con il prossimo. Le nostre Fraternità debbono essere aperte e gioiose, serene e accoglienti, Amici di un Gesù Crocifisso, ma ora glorioso, gioioso e con le piaghe gloriose. (Nota bene: per apprendere anche la gioia della croce, leggere la catechesi di luglio e la commovente testimonianza di Veneranda Libri su Rivista n. 4 di luglio-agosto).

 

RIFLETTI

1. Da dove viene la vera gioia? Abbiamo sperimentato la gioia che viene dall’unione con Cristo?

2. Perché alle volte abbiamo una faccia da funerale, da Quaresima senza Pasqua?

3. Siamo veri testimoni e missionari gioiosi Gesù? Abbiamo mai portato a Lui qualche nuovo amico?

4. Che cosa si può pensare per rendere più gioiosi i nostri incontri?                                 

P. Alberto Pierangioli

Eventi dalla diocesi

23 maggio 18:00

In Cattedrale

31 maggio 21:00

In Cattedrale

02 giugno 10:00

In Cattedrale

15 giugno 18:30

Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice

30 giugno

Presso la Casa Circondariale di Fermo, luogo giubilare pro hac vice

22 luglio 18:30

Presso la chiesa di Santa Maria a pié di Chienti a Montecosaro

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