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La Misericordia come chiave di lettura dell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia - di Enrico Brancozzi
«Non possiamo dimenticare che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli». Questo breve passaggio del n. 310 di Amoris laetitia rappresenta una possibile chiave interpretativa della recente esortazione apostolica di papa Francesco. Si tratta di un testo di grande respiro, che tuttavia non si sottrae di fronte a questioni concrete di rara complessità e delicatezza. In Amoris laetitia il papa, innanzitutto, ha inteso raccogliere e restituire a tutta la Chiesa la discussione scaturita dall’«anno sinodale» sulla famiglia, depurandola da semplificazioni ingenue e collocandola in un alveo teologico ed ecclesiale ampio. Si noterà che il testo è molto rispettoso dei risultati che i due sinodi hanno prodotto, sebbene il papa non manchi di offrire i propri criteri di discernimento e di sintesi di questo percorso. Inoltre, Francesco ha voluto collocare il proprio magistero sulla famiglia e sull’amore coniugale all’interno di una più generale riflessione sulla misericordia come espressione peculiare e sintetica del Vangelo di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio è venuto per essere pastore di cento pecore, non di novantanove (cfr. AL 309). Unicamente per la fedeltà al Vangelo, il papa ha voluto richiamare quanto aveva già espresso in Evangelii gaudium e in Misericordiae vultus, e cioè che la misericordia non è una proposta romantica o un’opzione tra le altre, ma è «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa», al punto che «tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti» (AL 310). Questo appello, che può sembrare ovvio per la sua evidenza, è in realtà la sfida che la Chiesa ha davanti a sé nei prossimi anni. La morale coniugale ha sofferto negli ultimi decenni di una sorta di discrasia tra dottrina e inculturazione. Mi sembra che Amoris laetitia consegni alla comunità credente un tentativo di composizione e nuovi motivi di speranza.
Enrico Brancozzi