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Centro San Rocco - Interventi
La nostra economia locale alle prese con la quarta rivoluzione industriale - di Massimiliano Colombi e Marco Marcatili (tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)
Fermano in “ricerca” per costruire un futuro possibile seppure incerto: è questa la vocazione non tradizionale del nostro territorio.
Occorre condividere una consapevolezza tanto sfidante quanto minacciosa: un’epoca è finita e la nuova epoca non si manifesta in maniera chiara e definita. Per questo pensiamo ad una postura da esploratori che hanno delle esperienze pregresse, alcune mappe e un forte desiderio di sperimentare traiettorie innovative.
Una sfida che ci interpella: la quarta Rivoluzione industriale. Di solito siamo abituati a leggere sui libri una rivoluzione. Una rivoluzione è tale in quanto pone la necessità di un cambio radicale, non progressivo e non lineare. Dopo la prima rivoluzione (1784) basata sulle macchine per la produzione meccanica a energia idraulica e a vapore, la seconda (1870) ha puntato sulla produzione di massa resa possibile dalla divisione del lavoro e dall’introduzione dell’energia elettrica. La terza (1969) attraverso l’uso dell’elettronica e dell’information tecnology ha raggiunto una ulteriore automazione della produzione. Oggi la quarta Rivoluzione industriale basata sulla virtualizzazione e l’interconnessione tra dispositivi intelligenti apre la sfida dello “smart manufacturing” che ha a che fare con alcune parole chiave come Internet delle cose, big data, cloud computing, sistemi di produzione automatizzati, nuove interfaccia uomo-macchina e stampante 3D (additive manufacturing).
Per un Fermano che ancora fatica a trovare livelli di produttività adeguati alla nuova competizione, tutto ciò significa entrare in contatto con una “rottura tecnologica” senza precedenti che passa attraverso una fusione tra mondo reale degli impianti industriali e mondo virtuale, per traguardare un sistema di dispositivi intercomunicanti e intelligenti che mette in contatto oggetti, persone e luoghi.
Esiti reali sono ad esempio la flessibilità degli impianti capaci di garantire la personalizzazione dei prodotti anche in funzione del singolo cliente; una relazione uomo-macchina attraverso robot capaci di apprendere in modo naturale; prodotti correlati da microchip e sensori sempre più interattivi.
Gli stessi soggetti del mondo del lavoro saranno chiamati ad un profondo ripensamento: “lavoratori aumentati” in quanto capaci di gestire dati, attraverso una pluralità di operazioni, alle prese con esperienze di realtà aumentata. In qualche caso esposti ad un iper-controllo e a nuove forme di tecno-alienazione. Sul fronte imprenditoriale il banco di prova sarà relativo alla capacità di attivare percorsi di motivazione, coinvolgimento, partecipazione e corresponsabilità. In altre parole il contrario del “padrone” che pensa che i suoi collaboratori non sono pagati per pensare ma per fare. Nel contempo sarà una sfida impegnativa anche per le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori chiamate a rappresentare il “lavoro intelligente”. Pensare e costruire il Fermano 4.0 potrebbe essere un antidoto perché la squadra fermana non veda la partita del futuro chiudersi con un sonoro 4 a 0, costantemente a favore degli altri territori.