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Centro San Rocco - Interventi
Di Massimiliano Colombi e Marco Marcatili (tratto dalla Rubrica “Futuro Civili. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)
Dal Sinodo dedicato alla famiglia ci si aspetta molto. Da una parte in molti attendono di verificare se lo stile di Papa Francesco riuscirà a permeare i cuori e le menti delle “madri” e dei “padri” sinodali. Dall’altra parte “la questione famiglia” è talmente sovraccarica di tensioni e di attese che si aspetta un metodo per recuperare una dimensione di sano dialogo e di necessario approfondimento. Una postura del dialogo potrebbe aiutare tutti, ma in particolare una parte della Chiesa italiana a contenere la tentazione di fare della famiglia un “vessillo” per organizzare i “vassalli”.
Alcuni segnali indicano una strada praticabile. Nella Plaza de la Revolucion a L'Avana, Papa Francesco ha concluso la sua omelia con un messaggio “politico”: "Non si servono le ideologie, ma le persone. Chi non vive per servire, non serve per vivere".
Da Philadelphia, in occasione del Meeting Mondiale delle famiglie, Papa Francesco ha rilanciato una questione decisiva: “Curiamo, difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro”, in quanto “la famiglia è fabbrica di speranza, di vita e di resurrezione perché voluta da Dio”. Per questo “senza la cura di bambini e nonni” – dice – non c’è forza e memoria”.
Per le nostre terre richiamare la centralità della “famiglia” significa reinterrogarsi sulla “salute” di uno dei più potenti “motori” dello sviluppo. Vale la pena ricordare il ruolo importante della “famiglia spa” come architrave di tantissime imprese locali; il contributo importante come “banca domestica” in grado di produrre risparmi da reinvestire; come “ammortizzatore sociale” in presenza di un lavoro che manca o che si perde; come soggetto protagonista nel welfare di prossimità di fronte a malattie croniche e invalidanti; come attore di orientamento nelle scelte degli studi e di lavoro dei figli; come responsabile primo dell’educazione dei figli e per i credenti prima esperienza di Chiesa.
La durezza di questo tempo ha fatto emergere anche le fatiche delle famiglie nel farsi carico di tutti questi compiti e nel sopportare tali carichi. Alcune famiglie non ce l’hanno fatta e altre sono allo stremo. I racconti degli operatori sociali e dei volontari Caritas ci consegnano un quadro preoccupante. In questo quadro occorre una particolare attenzione a quelle famiglie che fanno i conti con la povertà: nel nostro Paese le persone povere sono raddoppiate (dal 3,1% del 2007 al 6,8% del 2014).
Nello stesso tempo la nostra società multiculturale richiede un confronto sulle diverse concezioni di famiglia e un sano dibattito sui ruoli maschili e femminili, per evitare che sia rimesso indietro l’orologio delle pari opportunità.
Sappiamo anche che molta violenza si nasconde tra le pareti domestiche e che sono le donne a subire i maggiori pesi. Nello stesso tempo non dimentichiamo che molte famiglie rappresentano le uniche ancore di salvataggio per i propri giovani alle prese con percorsi di dipendenza.
Senza nessuna pretesa esaustiva circa i ruoli della famiglia e senza ricercare una completa descrizione dei limiti e delle opportunità della famiglia stessa, consapevoli invece delle difficoltà che le giovani generazioni presentano nel creare “nuove famiglie” e della crescita delle “famiglie ferite” ma anche di quelle “ricomposte”, ci sembra opportuno che il Fermano si metta in ascolto delle famiglie perché forse, ancora una volta, possono venire contributi importanti per una convivenza civile che aiuti lo sviluppo.
Massimiliano COLOMBI e Marco MARCATILI
(tratto dalla Rubrica “Futuro Civili. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)