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Centro San Rocco - Interventi
Di Massimiliano Colombi e Marco Marcatili, tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione
Il ghiaccio che prova a scaldare i cuori. Sembra questa la prospettiva natalizia più evidente nelle tre maggiori città del nostro territorio. Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio, forse per la prima volta, convergono spontaneamente su un’unica scelta: pattini e ghiaccio per tutti.
Come sempre le valutazioni – credibili e incredibili – hanno fomentato il dibattito locale creando una sorta di possibile via di fuga rispetto alla sensazione di profonda vulnerabilità dopo l’indimenticabile “venerdì 13 novembre”.
In questa prospettiva “pattinare sul ghiaccio” può diventare una metafora della nostra convivenza. In prima battuta una scelta così diffusa dice contemporaneamente della scarsa vena creativa di chi amministra e della forza del mercato in grado di “imporre” la stessa offerta. In fondo una pista di ghiaccio non la si nega a nessuno!
Senza alcun dubbio è una possibile risposta al “desiderio dopato” di tornare alla normalità, confidando soprattutto nelle promesse di un Natale rigenerativo e speriamo non illusorio. In fondo riconoscere dei luoghi in cui ritrovarsi per divertirsi “insieme” sembra una meta desiderabile e forse anche da difendere e da promuovere. “Pattinare sul ghiaccio” contiene una seconda promessa: riuscire a muoversi con leggerezza su un fondo scivoloso e in alcuni casi addirittura minaccioso e inospitale. In questo senso pone la domanda di come riusciamo ad attrezzarci per fronteggiare i rischi di una vita quotidiana a volte inesorabilmente scivolosa e inospitale per tanti. Contemporaneamente è possibile rintracciare una trappola molto post-moderna, ovvero l’invito a restare sempre “in superficie”, a non approfondire e a galleggiare; quasi un divieto di vedere oltre la crosta e oltre le situazioni. Appunto un invito a “pattinare” evitando di assumere posizioni definite, di cui nel tempo ci si potrebbe addirittura pentire.
Più imbarazzante risulta, invece, la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle diverse piste diffuse nel Fermano. Se da un lato ci si straccia le vesti per i tagli nel sociale e dall’altro si cita Papa Francesco per la profezia dell’“ecologia integrale” contenuta e proposta nella lettera enciclica “Laudato si’”, risulta un rebus irrisolto sostenere con leggerezza alcune motivazioni che hanno portato ad una “comune” scelta.
Più facilmente comprensibili sono le relazioni tra la proposta della pista e del suo intorno natalizio con la possibilità di aumentare i flussi che possano aiutare le realtà commerciali. Insomma tutti gli amministratori sentono la responsabilità di sostenere le fatiche dei commercianti superstiti e fortemente penalizzati dai lunghi anni della crisi.
Per altro verso è possibile notare come la pista sul ghiaccio consente di offrire qualcosa da vedere anche a chi non vorrà mai cimentarsi con i rischi dei pattini. In qualche modo è un’offerta che consente di stare comodamente ai bordi del campo per valutare i pattinatori e esprimere giudizi a volte definitivi anche se non si è mai pattinato e non si ha la minima idea di cosa possa significare gestire l’equilibrio su una lama metallica. Un po’ come accade nella vita di tutti i giorni, in cui si ingrossa l’esercito dei valutatori e diminuisce il numero di chi si sporca le mani con la realtà, oppure come allo stadio in cui comodamente seduti i tifosi di volta in volta diventano virtualmente giocatori e allenatori.
Alla fine non sappiamo se è intelligente riempire le nostre città con le piste di pattinaggio; visto che ci sono che diventino almeno occasioni per ritrovarsi e per qualcuno “simboli” che interrogano il modo con cui stiamo pensando la nostra convivenza in un tempo in cui i vincoli sembrano oscurare le opportunità.
Massimiliano COLOMBI e Marco MARCATILI
(tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)