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Dopo il Bangladesh, il Perù e la Bolivia, ancora un appuntamento missionario, questa volta dedicato ad un paese africano
Dopo il Bangladesh, il Perù e la Bolivia, ancora un appuntamento missionario, questa volta dedicato ad un paese africano, il TOGO. MERCOLEDI' 15 MAGGIO, presso il salone della CASA DELLE ASSOCIAZIONI in Via Del Bastione 3 - FERMO, alle ore 21.30, un piccolo gruppo di irriducibili aloisti, ha avuto l’onore di avere ospite SUOR LUCIANA MAULO in ri-partenza per la sua Missione del Togo.
Suor Luciana è una suora gaetanina, originaria di Montegranaro, che da 30 anni vive e lavora in Togo, nella missione di Fiatà, provincia di Aneho; missione che lei ha visto nascere e crescere. La missione infatti è stata fondata 31 anni fa e Suor Luciana è stata una delle prime consorelle della comunità.
Iniziata come esperienza di semplice condivisione di vita con la gente comune, il gruppo iniziale delle suore gaetanine, fra le quali c’era anche una infermiera, hanno ben presto compreso che un modo importante di rendersi utile per quella gente poteva essere quello di occuparsi della loro salute e hanno iniziato con un piccolo dispensario medico che con gli anni è cresciuto fino a diventare una sorta di ospedale diurno, tutt’ora attivo e funzionante.
Lungo questo percorso di salute, hanno poi preso coscienza del grave problema della disabilità estremamente diffusa tra la popolazione, una disabilità il più delle volte dovuta a causa accidentali nel corso dell’infanzia o a malattie non curate. Una disabilità che colpisce subito, a prima vista, per l’alto numero di bambini che ne sono affetti. La situazione di queste bambini è particolarmente grave, perché per la cultura africana profonda, essi sono una sorta di maledizione per le famiglie e vengono in genere abbandonati e tanti non sopravvivono a lungo e questo è il motivo per cui, a fronte dei tanti bambini disabili, la cosa sembra meno presente tra il mondo degli adulti.
Quando ALOE ha conosciuto Suor Luciana e la sua missione di Fiatà in Togo, queste missionarie si stavano occupando almeno di un centinaio di questi bambini disabili, seguendoli nelle loro case e villaggi vicini, cercando di far penetrare tra la gente un diverso modo di rapportarsi a loro, sostenendo il loro diritto ad una vita dignitosa pur nella loro condizione. Nei casi in cui qualcuno di loro aveva bisogno di periodi di riabilitazione e fisioterapia, il centro più vicino dove potevano portarli era Lokossà, in Benin, a 150 km di distanza. Del resto, il rapporto tra la missione di Fiatà, e il vicino Benin era dovuto anche al fatto che le Suore Gaetanine avevano fondato questa missione di Fiatà proprio provenienti dal Benin. Ma 150 km, se non sono pochi qui da noi, sono una enormità in Africa per gli spostamenti della gente comune. È stato così che ALOE ebbe l’idea di costruire a Fiatà un centro di Riabilitazione e Fisioterapia come quello che si trovava in Benin, nella vicina Lokossà.
Dal 2012 al 2014, grazie ad un contributo della Regione Marche che ha coperto il 50% delle spese, è stato realizzato il CRISF (Centro di Riabilitazione, Inclusione Sociale e Fisiopterapia). E dal 2014 il centro ha iniziato la sua attività con la presenza settimanale di un fisioterapista in modo che i bambini disabili che ne avevano bisogno, ora non dovevano più affrontare il lungo viaggio fino al confine del Benin. L’impegno di Aloe, per diversi anni successivi, è stato quello di assicurare il salario annuale di questo fisioterapista perché lavorasse al centro un giorno a settimana. Per tutte le altre spese del Centro però, il progetto aveva previsto la costituzione di un piccolo laboratorio di scarpe annesso al centro, che oltre a dare lavoro a qualche persona del luogo, avesse potuto generare profitti per la gestione del centro stesso. Purtroppo questa parte del progetto è stato difficile da implementare e le varie esperienze sono risultate più o meno fallimentari; e questo ha generato negli anni una difficile sostenibilità del progetto stesso.
Insomma questi dieci anni dalla realizzazione del Centro non sono trascorsi invano. Per chi vive nel nostro mondo occidentale e non ha conoscenza approfondita delle dinamiche nei paesi africani, è difficile da capire i profondi cambiamenti in atto. La descrizione che Suor Luciana ci ha fatto dell’attuale situazione del Togo, è stata abbastanza sconfortante: le cose sono generalmente peggiorate da molti punti di vista. La gente è ora più povera di dieci anni fa, malattie che prima colpivano soprattutto bambini ora colpiscono stabilmente anche il mondo degli adulti. Però ci sono anche dinamiche positive. La popolazione continua a crescere; siamo davanti ad una società fatta soprattutto di ragazzi e di giovani. La stessa missione di Fiatà è ora completamente in mano a suore togolesi, una decina di giovani donne, fra le quali anche persone qualificate come insegnanti e infermiere, che hanno bisogno ancora di molta formazione, perché sono solo agli inizi, ma che costituiscono senz’altro un segno di speranza. Il ritorno di Suor Luciana in Togo è infatti dovuta a questa esigenza di accompagnamento nella loro formazione.
Anche per il centro CRISF si prevedono novità promettenti. In questi ultimi anni purtroppo l’attività della fisioterapia si era di fatto arrestata. L’attenzione alla disabilità è però rimasta sempre una priorità per la missione. Da questo punto di vista, il gruppo delle giovani suore togolesi sta pensando di trasformare il centro in una scuola per disabili, sia per la loro alfabetizzazione che per far apprendere loro piccoli mestieri che li possa rendere indipendenti. Se infatti da parte dello stato togolese c’è stata di recente una maggiore attenzione alla fisiopoterapia in un reparto del vicino ospedale, non c’è nessuna attenzione nel mondo della scuola ai bambini disabili, che sono abbandonati a se stessi, il più delle volte rifiutati anche dalle loro famiglie. Dare a questi bambini la possibilità di una scuola adatta alla loro situazione, in una società che tendenzialmente li rifiuta, è pertanto una cosa davvero importante.
Il racconto di suor Luciana, a pochi giorni dalla sua ripartenza per la sua Africa, si è quindi chiuso con una nota di speranza, ed Aloe si è mostrata interessata a questo possibile sviluppo che seppure diverso dalle intenzioni originarie, è sempre sulla linea del dare dignità ed assicurare diritti alle persone disabili, per il loro benessere e la loro inclusione sociale.
Franco Pignotti
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