Archivio Notizie dai Movimenti ed Associazioni
Notizie da Associazioni e Movimenti
Pubblichiamo i testi delle meditazioni che hanno fatto da filo conduttore agli Esercizi spirituali per famiglie proposti dal Movimento degli Amici di Gesù Crocifisso e conclusi ieri
I - Vocazione e Missione della Famiglia (10-8-14)
1 - La Chiesa riflette sulla famiglia
La Chiesa ha stabilito di dedicare nel 2014 e nel 2015 due Sinodi e altre manifestazioni a riflettere sulla famiglia, con tanti gravi problemi teologici e morali da approfondire e chiarire. Noi non possiamo ignorare questi problemi. Per questo ho deciso di iniziare a riflettere sulla famiglia in questo primo corso di Esercizi.
Già nel 2002 scelsi come argomento degli esercizi spirituali “La famiglia” in un bel corso frequentato da circa 70 Amici. Riprenderò molti spunti di quel corso, aggiornandoli con i nuovi documenti della Chiesa in questi anni, specialmente con Evangelii Gaudium di papa Francesco e lo “Strumento di Lavoro” per il Sinodo, che scrive nella Premessa: “L’annuncio del Vangelo della famiglia è parte integrante della missione della Chiesa, poiché la rivelazione di Dio illumina la realtà del rapporto tra l’uomo e la donna, del loro amore e della fecondità della loro relazione. Nel tempo odierno, la diffusa crisi culturale, sociale e spirituale costituisce una sfida per l’evangelizzazione della famiglia, nucleo vitale della società e della comunità ecclesiale. Il Sinodo sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, è chiamato a riflettere sul cammino da seguire, per comunicare a tutti gli uomini la verità dell’amore coniugale e della famiglia, rispondendo alle sue molteplici sfide (cf. EG 66). La famiglia è una risorsa inesauribile e una fonte di vita per la pastorale della Chiesa; pertanto, suo compito primario è l’annuncio della bellezza della vocazione all’amore, grande potenziale anche per la società. Testimonianze significative a questo proposito sono riscontrabili nei numerosi incontri ecclesiali dove si manifesta chiaramente, soprattutto nelle nuove generazioni, un rinnovato desiderio di famiglia. Di fronte a tale aspirazione, la Chiesa è sollecitata ad offrire sostegno e accompagnamento, a tutti i suoi livelli, con fedeltà al mandato del Signore di annunciare la bellezza dell’amore familiare.Il Sommo Pontefice, nei suoi incontri con le famiglie, incoraggia sempre a guardare con speranza al proprio futuro, raccomandando quegli stili di vita attraverso i quali si custodisce e si fa crescere l’amore in famiglia: chiedere permesso, ringraziare e chiedere perdono, non lasciando mai tramontare il sole sopra un litigio o un’incomprensione, senza avere l’umiltà di chiedersi scusa. Sin dall’inizio del Suo pontificato, Papa Francesco ha ribadito: «Dio mai si stanca di perdonarci, mai!... Noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono» (Angelus 17-3-2013). Tale accento sulla misericordia ha suscitato un rilevante impatto anche sulle questioni riguardanti il matrimonio ela famiglia, in quanto, lungi da ogni moralismo, conferma e dischiude orizzonti nella vita cristiana, qualsiasi limite si sia sperimentato e qualsiasi peccato si sia commesso. La misericordia di Dio apre alla continua conversione e alla continua rinascita” (Sfide P. Premessa).
2 - La famiglia: progetto di Dio e vocazione
La famiglia è stata il primo progetto di Dio per l’uomo: in principio ci fu la famiglia. Dio volle dare alla famiglia un modello sublime nella Sacra Famiglia di Nazaret, che è detta “sacra”, per la sua origine, perché voluta da Dio, perché composta dalle tre persone più sante della terra. La famiglia di Nazaret è la prima chiesa domestica ed è modello per tutte le famiglie cristiane.
La Genesi contiene due racconti della creazione della prima coppia umana nel I e II capitolo.
Nel primo racconto, Dio presiede la prima cerimonia nuziale. "Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. Poi li benedisse dicendo: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra" (Gn 1,27‑28). Appena creati, sposati. Creati apposta per essere sposati. Creati per amore e subito destinati all'amore, sul modello della comunione trinitaria delle persone divine.
Nel racconto secondo, il più antico (Gn 2,7-24), Dio, dopo aver creato il mondo inanimato e vegetale, crea l'uomo e lo proclama signore di tutte le cose, “ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile". Il racconto prosegue con il sonno dell'uomo, il prelievo della costola con la quale Dio plasma la donna che rende l'uomo felice ed esclama: «Essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché è stata tolta dall'uomo". Questo non è un racconto storico della creazione e del primo matrimonio; è una parabola simbolica, che contiene però gli elementi più importanti della famiglia umana. Il progetto di Dio non prevede che l'uomo sia solo. Perciò decide subito: "Non è bene che l'uomo sia solo. Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". È la rivelazione del «mistero grande" del matrimonio cristiano, che sarà rivelato da Gesù Cristo. Dio crea gli esseri umani in comunione tra loro e solo come tali li ammette alla comunione con sé.
Che la donna sia tratta dal corpo dell'uomo non vuol dire che sia dipendente da lui. Al contrario rivela che uomo e donna derivano dalla stessa materia, hanno la stessa origine e dignità, sono un'unità che non si può separare. Molte culture umane non l'hanno ancora compreso. La Chiesa stessa lo ha fatto lentamente.
3 – Dio Crea la coppia umana per la comunione
Dona l'una all'altro perché siano in comunione tra loro e con lui. Solo l’uomo può amare Dio attraverso l'amore per un'altra persona: l’amore umano esprime l'amore a Dio. I due amori non solo non stanno in conflitto ma sono garanzia di autenticità l'uno per l'altro. La creatura umana non è in condizioni di amare Dio se non ama l'altro o l'altra che rassomiglia a Dio. Si ama Dio amando il prossimo. (Una parentesi: ciò vale anche per chi rinunzia al matrimonio, per consacrarsi a Dio).
Il racconto più antico non accenna alla procreazione (Gn 1, 26-28). E’ significativo. Sembra che la donna sia data all'uomo solo per la comunione. Dio stesso conduce la donna all'uomo e gliela consegna. Il loro rapporto è così importante che prevale su tutti gli altri, compreso quello con i figli, i genitori, fratelli, sorelle. “Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne". Questo resta essenziale per sempre, anche quando nasceranno i figli, i quali a loro volta un giorno lasceranno il padre e la madre, per formare altre famiglie. Il racconto della creazione commenta ad ogni passo: "Dio vide che era cosa buona". Dopo la creazione della coppia umana il commento è: "Dio vide che era cosa molto buona" (Gn 1,3 1). È significativo! Dio aveva detto: "Facciamo l’uomo a nostra immagine". E’ immagine di Dio nella libertà, intelligenza, amore, comunione, ma la nuova creatura non può percepire tali valori solo con lo spirito, perché è un essere anche corporeo. Con la creazione dell'uomo Dio introduce una novità. Finora aveva creato esseri solo spirituali come gli angeli, che comunicano tra loro in modo spirituale o esseri solo materiali, che comunicano con meccanismi naturali e istintivi di ciascuna specie. Ma l’uomo è materia e spirito. Consentirgli una comunione solo spirituale sarebbe costringerlo a un'esistenza lacerata nell'intimo di sé. Una comunione solo materiale ridurrebbe l’uomo alla vita istintiva degli animali. Con il dono della sessualità umana, anche se materialmente analoga a quella animale, Dio provvede all'esigenza di comunione tra esseri fatti di corpo e spirito.
I due racconti biblici dell'origine della coppia umana sono complementari. Il primo spiega l'attrazione fisica e affettiva della coppia. Il secondo sottolinea la finalità procreativa, mostrando la coppia come fonte di vita. Ambedue tendono a liberare la coppia e la sessualità dagli inquinamenti idolatrici della mentalità pagana di tutti i tempi. I racconti ricordano che coppia e sessualità sono opera di Dio. Quest'impronta divina sul matrimonio resta essenziale per ogni discorso sul tema. Quando Gesù interviene sul matrimonio, fino a trasformarlo in sacramento, si rifà alla situazione iniziale voluta dal creatore. Riparte da li per elevarla a livelli ancora più alti.
4. La famiglia e le famiglie o coppie?
Il matrimonio e quindi la famiglia è un progetto di Dio, una vocazione che viene da Dio. Non è una vocazione meno perfetta o più facile di altre. Non è una semplice scelta di costume o solo affettiva e sentimentale: è vocazione, dono, consacrazione, missione.
"La famiglia non può essere inventata", dice il S. Giovanni Paolo II, perché la sua identità viene direttamente da Dio. Oggi stanno inventando tante forme di famiglie. Nel mese di luglio, un giornale portava un ampio articolo sulla famiglia e parlava di più di 60 tipi di famiglie inventate oggi dall’uomo! Peggio, si preferisce non parlare più di famiglia, ma di "coppia", di qualsiasi genere, o semplicemente di “compagno”, “compagna”
Ma la famiglia vera è icona di Dio creatore, che è “Amore”, “amore fontale”, cioè amore che è fonte di amore, fa scaturire amore e genera per amore.
C'è un tentativo da parte dell'uomo di dire a Dio: "Scendi dalla poltrona di Creatore che mi ci metto io, e ti faccio vedere come si fa". Ritorna la tentazione perenne di ricostruire la torre di Babele. E così, proprio in questo momento, Dio sta confondendo le lingue, gli uomini non s'intendono più e le torri crollano...
“Famiglia, credi ciò che sei”: sono le parole di papa Wojtyła nell’incontro delle famiglie a Roma nel 2001: “ Il fatto che Dio abbia posto la famiglia come fondamento della convivenza umana e come paradigma della vita ecclesiale, esige da parte di tutti una risposta decisa e convinta. Nella Familiaris Consortio ebbi a dire: “Famiglia, diventa ciò che sei”. Oggi aggiungo: “Famiglia, credi ciò che sei”; credi nella tua vocazione ad essere segno luminoso dell’amore di Dio.
RIFLETTI
1. Credi sul serio che sposarsi, avere una famiglia è una “vocazione” che viene da Dio? Quali conseguenze comporta?
2. Sei d’accordo che i due elementi fondamentali di una famiglia cristiana sono la comunione e la generazione?
3. Quali problemi causa alla famiglia cristiana il pullulare di tante coppie di fatto? Come comportarsi con loro?
P. Alberto Pierangioli
II - Famiglia comunità di fede e di amore
11-08-14
Dal Testo di Lavoro per il Sinodo sulla Famiglia
“Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare il suo costante insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Una delle espressioni più alte si trova nella costituzione Gaudium et Spes del Conc. Vat. II, che dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia (cf. GS 47-52). Esso definisce il matrimonio come comunità di fede e di amore (cf. GS 48), mettendo l’amore al centro della famiglia, mostrando anche la verità di questo amore contro le varie forme di amore della cultura contemporanea. Il «vero amore tra marito e moglie» (GS 49) implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e affettiva, secondo il disegno divino (cf. GS 48-49). Inoltre sottolinea il radicamento in Cristo degli sposi: Cristo Signore «viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio», e con loro rimane. Nell’incarnazione, Egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e carità. In questo modo gli sposi sono come consacrati in Cristo e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono la Chiesa domestica (cf. LG 11), così che la Chiesa, per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che lo manifesta in modo genuino” (Ins. Lab. 4).
La Chiesa propone alle famiglie come modello la Famiglia di Nazareth, perché ha realizzato in modo perfetto quell’intima “comunità di vita e di amore" (GS,48) di una vera famiglia. Maria e Giuseppe hanno già realizzato quello che il loro Figlio chiederà poi a quanti si sposano nel Signore di “amarlo più del padre, della madre, della moglie, dei figli” (Lc 14,26). Questo non significa amare meno queste persone care, anzi di amarle con un amore anche più grande, ma che sia frutto dall'amore di Dio. Ogni famiglia, ispirandosi a quella di Nazareth, deve diventare una comunità di fede e di amore: un amore che non si ferma alle parole e alle emozioni, ma che diventa dedizione reciproca; un amore che non si chiude nella coppia, ma si apre a Dio, perché perfezioni questo amore e diventi capace di portare gioia e salvezza anche fuori della famiglia.
Amore: vocazione che nasce dal cuore di Dio
Parlare oggi di amore può sembrare inutile o imbarazzante. La parola “amore” è la parola più inflazionata nella cultura moderna: significa tutto e il contrario di tutto; esprime i sentimenti più profondi e delicati del cuore umano e l’egoismo, le aberrazioni e le violenze più inaudite... La Chiesa, per aiutare i coniugi a scoprire il vero amore, li invita a tornare alla Parola di Dio che rivela chi è Dio: "Dio è amore” (1Gv 4, 8.16). Lo stupore che il primo uomo, Adamo, ha provato nel momento in cui Dio gli ha presentato la prima donna, Eva, rivela, secondo Giovanni, che l’amore viene da Dio. Il segreto che dobbiamo riscoprire è questo: l'amore, come vocazione fondamentale di ogni uomo, nasce dal cuore stesso di Dio, che lo fa nascere e lo alimenta nel cuore umano. Dio, Amore e comunione in se stesso, ha creato l’uomo per amore e l’ha chiamato all’amore e alla comunione. L’amore è la vocazione fondamentale di ogni essere umano. In quanto spirito e corpo, l’uomo è chiamato all’amore in questa sua totalità unificata di spirito e corpo.
La fede conosce due modi di realizzare la vocazione della persona umana all’amore: il matrimonio e la verginità. Sia l’uno che l’altra, nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell’uomo, del suo "essere a immagine di Dio Amore".Sono due vocazioni che vengono dall’amore di Dio.
Il matrimonio, mediante la quale l’uomo e la donna si donano scambievolmente, non è affatto qualcosa di convenzionale, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana, quando l’uomo e la donna, con una scelta cosciente e libera, si impegnano per amore in una comunione totale di spirito e di corpo fino alla morte. La donazione fisica sarebbe menzogna, se non fosse segno e frutto della donazione personale totale del cuore.
Cristo sposo della Chiesa e modello di amore per la coppia.
Nella Rivelazione, Antico e Nuovo Testamento, la comunione d’amore tra Dio e l’uomo è presentata come una alleanza sponsale: Dio Creatore ama la sua creatura come una sposa. Il vincolo coniugale diventa l’immagine dell’alleanza che unisce Dio al suo popolo. E lo stesso peccato, che ferisce il patto coniugale, diventa immagine dell’infedeltà del popolo al suo Dio: l’idolatria è prostituzione, l’infedeltà è adulterio, la disobbedienza alla legge è abbandono dell’amore sponsale del Signore. La comunione tra Dio e l’uomo trova il suo compimento in Gesù Cristo, lo sposo che ama talmente l’umanità fino a unirla a sé come sposa nel suo corpo mistico e a dare la vita per la sua salvezza, stabilendo con lei una Nuova Alleanza d’amore. Egli riporta il matrimonio alla genuinità originaria e con l’Alleanza d’amore sulla croce diventa modello dell’alleanza d’amore dell’uomo e della donna nel matrimonio cristiano. Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo, che rende l’uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. La comunione coniugale raggiunge così la pienezza dell’amore, con cui gli sposi sono chiamati a vivere l’amore di Cristo che si dona a tutti noi sulla croce.
In una pagina famosa, Tertulliano, uno dei primi padri della Chiesa, ha ben espresso la bellezza della vita coniugale in Cristo, in una lettera alla moglie: "Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre ratifica?... Quale giogo quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un’unica osservanza, in una unica servitù! Non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito".
È importante approfondire la spiritualità della comunione. È bello amare il coniuge non solo come coniuge, ma anche come figlio di Dio, come fratello nella fede, membro del Corpo mistico di Cristo, amarlo perché Dio lo ama, perché amando lei/lui ami Dio. La comunione coniugale, in quanto mutua e totale donazione di due persone e il bene dei figli, esigono poi la piena fedeltà, l’unità e l’indissolubilità del matrimonio. "Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi" (Mt 19,6) ha detto Gesù. Sono aspetti fondamentali del matrimonio cristiano, che non possiamo tacere, ma che dovremo approfondire sempre più.
Famiglia, diventa ciò che sei!
Nel disegno di Dio la famiglia scopre non solo la sua "identità", ciò che essa "è", ma anche la sua "missione", ciò che essa deve "fare". Secondo il disegno divino, la famiglia ha la missione di “diventare sempre più quello che è”, ossia comunità di vita e di amore, in una tensione che sarà completa nel regno di Dio. Per questo la famiglia riceve la missione di rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso e partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa. Partendo dall’amore, Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio del 1981, ha messo in luce quattro compiti fondamentali della famiglia: 1) Formare una comunità di persone. 2) Il servizio alla vita. 3) Partecipare allo sviluppo della società. 4) Partecipare alla vita e missione della chiesa. Accenno qui solo alla “comunità di persone”.
La comunione si allarga nella famiglia quando arrivano i figli, preziosissimo dono del matrimonio. Allora la famiglia diventa davvero “comunione di persone”, dell’uomo e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è vivere fedelmente la realtà della comunione, sviluppando un’autentica comunità di persone. La base di tutto è l’amore: senza l’amore, la famiglia non può vivere, crescere e perfezionarsi come comunità di persone. L’amore tra l’uomo e la donna nel matrimonio e l’amore tra i membri della stessa famiglia deve condurre a una comunione sempre più profonda e intensa. Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, facendo della famiglia una vera scuola di amore e di fede. In un mondo sempre più diviso ed egoista, la famiglia cristiana deve dare questa testimonianza di comunione.
Alimentare la comunione
È stato detto che il matrimonio è la tomba dell’amore. Il matrimonio deve essere la tomba del falso amore, dell’amore egoista, che vede e cerca solo se stesso. Ma se l’amore è genuino e scaturisce dal cuore di Dio, con il matrimonio la fiamma dell’amore deve crescere e non spegnersi. Ho conosciuto coppie, anche non più giovanissime, unite da un amore davvero commovente, anche nei nostri gruppi. L’amore, con gli anni, cambierà aspetti, manifestazioni, ma non diminuirà di intensità. L’amore è come una fiamma che va alimentata, per non spegnersi, con mezzi umani e spirituali. Ne elenco alcuni, che voi approfondireto.
1. Trovare il tempo per stare insieme, per dialogare, aprirsi il cuore e scambiarsi segni di affetto, in tutte le età. Per la vita intima degli sposi, ricordo le prudenti indicazioni di S. Paolo: “Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente la moglie verso il marito. La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra voi se non di comune accodo e temporaneamente”(1Cor 7,1-7).
2. Sapersi perdonare sempre.3.Educare i figli all’amore vero: un compito che non si può delegare ad altri.
4. Coltivare lo spirito di sacrificio, che conserva e perfeziona l’amore.
5. Trovare il tempo per pregare insieme e nutrirsi insieme di Eucaristia.
Solo così la famiglia diventa una comunità di vita e di amore. Chi può confidare sinceramente che la sua famiglia sta camminando verso questa meta, ringrazi di cuore il Signore. Chi incontra difficoltà serie, ricordi la grazia del sacramento, non si scoraggi e continui a pregare per ottenere da Dio Amore questa grazia.
RIFLETTI
1. Che significa che il matrimonio è una vocazione e missione?
2. In che modo la comunione con Dio può e deve influire nella comunione coniugale e familiare?
3. Come conservare e accrescere l’amore coniugale?
4. Cosa pensi delle tre esigenze della comunione coniugale: fedeltà, unità e indissolubilità?
III – La Famiglia piccola Chiesa
12-8-2014
Famiglia di Nazareth scuola di preghiera
Nel 1964, Paolo VI, nella prima visita di un Papa in Terra Santa, tenne un mirabile discorso a Nazareth sulla S. Famiglia. Compendio alcuni suoi pensieri. “La casa di Nazaret è la scuola dove si può comprendere la vita di Gesù. A questa scuola comprendiamo perché dobbiamo avere un cammino di fede, se vogliamo diventare discepoli di Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita! Non lasceremo questo luogo senza aver raccolto alcuni ammonimenti della casa di Nazaret. In primo luogo il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile dello spirito, mentre siamo storditi da tanti rumori e voci clamorose nella tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a sentire le ispirazioni di Dio. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro, lo studio, la meditazione, la preghiera”. Possiamo immaginare come la vita della S. Famiglia a Nazareth fu una vita di lavoro duro, di amore, di preghiera, basata soprattutto sui salmi!
Famiglia: piccola chiesa
Il Concilio chiama la famiglia cristiana “piccola chiesa, chiesa domestica della chiesa”. La famiglia è il primo santuario, il più a portata di mano, dove incontrare Dio e avere una vera crescita spirituale.
“Nelle numerose risposte pervenute alla segreteria del Sinodo per la famiglia da parte delle realtà cristiane, si sottolinea molto l’importanza che la fede sia condivisa e resa esplicita da parte dei genitori, a cominciare dallo stile di vita della coppia nella relazione tra loro e con i figli, condividendo la fede e la consapevolezza che Cristo deve essere al centro della famiglia. Per avere questo occorre creare uno spazio di tempo per stare insieme in famiglia e il bisogno che in famiglia ci sia un dialogo costante.
È sottolineata da tutti l’importanza della preghiera in famiglia, come Chiesa domestica (cf. LG 11), per alimentare una “preghiera familiare”. La vera conoscenza di Gesù è infatti promossa in famiglia dalla preghiera personale e familiare, secondo proprie forme, ritenute efficaci per trasmettere la fede ai figli. Grande insistenza è posta anche sulla lettura comune della Scrittura e su altre forme di preghiera. Si precisa però come la famiglia, Chiesa domestica, non può sostituire la comunità parrocchiale. È importante una partecipazione familiare ai sacramenti e all’Eucaristia domenicale. Viene sottolineata l’importanza del sacramento della riconciliazione e della devozione mariana”(Cfr.I.L.41-42).
Le Lettere e gli Atti degli Apostoli ricordano che le prime comunità cristiane si radunavano presso una famiglia. S. Paolo lo ricorda continuamente: "Salutatemi Prisca e Aquila, e anche la comunità che si riunisce nella loro casa" (Rm 16,3). Le famiglie erano le prime chiese. Tutti cominciano ad essere chiesa nella famiglia. La famiglia è la prima cellula della società e della chiesa, assicurandone la crescita con i figli, garantendo la prima trasmissione della fede.
La chiesa è luogo di preghiera. Se la famiglia è piccola chiesa, deve essere il primo luogo di preghiera. Parlare di preghiera in famiglia in un tempo di corsa frenetica, quando ci manca sempre la terra sotto i piedi, quando non si riesce a tenere dietro ai problemi che si accavallano, quando in famiglia non c’è più tempo neppure per parlarsi, è una vera sfida, nel clima secolarizzato e nella cultura dell’effimero della nostra società. Eppure è un problema vitale per la vita della famiglia cristiana. La preghiera in famiglia, se non è la bacchetta magica che risolve tutti i problemi, è senz’altro un grande aiuto per risolvere tanti problemi: il problema della perseveranza nell’amore e della fedeltà, del perdono reciproco, del dialogo tra le varie generazioni, soprattutto il problema della salvezza, perché un giorno la famiglia si ritrovi compatta in cielo, per continuare la vita d’amore vissuta sulla terra. “Una coppia che prega insieme, rimane sempre insieme”, diceva M. Teresa e soprattutto si ritroverà riunita in cielo, aggiungiamo noi.
Missione sacerdotale della famiglia cristiana
La famiglia di battezzati fa dei suoi membri un popolo sacerdotale. Essa è chiamata all’intimità con Dio, a fare della vita una continua offerta di amore, a santificarsi nel mondo per santificare il mondo, mediante il sacramento del matrimonio e gli altri sacramenti, la preghiera in comune, l’offerta del proprio lavoro. È questo il compito sacerdotale che la famiglia può e deve esercitare, attraverso le realtà quotidiane della vita familiare. La famiglia ha la capacità sacerdotale di offrire Cristo e di offrirsi con Lui, sia quando partecipa alla Messa in chiesa, sia quando la vive nel lavoro quotidiano della vita domestica,.
La teologia sta riflettendo sul sacerdozio battesimale dei fedeli; dovrà riflettere di più sul sacerdozio particolare degli sposi, derivante dal sacramento del matrimonio, in forza del quale svolgono vari ministeri nella famiglia. Tale sacerdozio è esercitato prima di tutto con i sacramenti; poi nello spirito di preghiera che deve permeare la vita familiare. I genitori devono pregare insieme, anche perché i figli capiscano che la preghiera in famiglia è importante se i genitori la fanno nonostante i molti impegni.
I ritmi della vita e l'onnipresenza della TV stanno espropriando le famiglie dell'esperienza della preghiera, ma senza di essa non c’è una spiritualità coniugale e familiare. Se qualcuno, ormai indipendente, non partecipa, pazienza. Anche in famiglia ci può essere uno non praticante. Si continua con chi è disponibile.
Caratteristiche della preghiera in famiglia
È una preghiera fatta insieme, marito e moglie, genitori e figli, giovani e anziani, come esigenza che viene dai sacramenti del battesimo e del matrimonio. Il documento di preparazione al Sinodo riporta molte esperienze concrete di possibili preghiere in famiglia: “Dalle risposte pervenute si ricava la necessità di promuovere diverse forme della pietà popolare diffuse a sostegno della famiglia. Nonostante una certa disgregazione familiare, rimangono ancora significative la devozione mariana, le feste popolari, quelle dei santi del luogo, come momenti aggregativi della famiglia. Oltre alla preghiera del rosario, in alcune realtà è in uso l’Angelus; un certo valore mantiene la peregrinatio Mariae, il passaggio di un’icona o di una statua della Madonna da una famiglia ad un’altra, da una casa ad un’altra. Ancora si ricorda il valore del “pellegrinaggio del vangelo”, che consiste nella collocazione di una icona e della Sacra Scrittura nelle famiglie, con l’impegno di leggere regolarmente la Bibbia e pregare insieme per un certo periodo. Si constata che tra le famiglie che coltivano queste forme di pietà s’incrementano forti rapporti di amicizia e di comunione. Molti segnalano anche l’importanza di promuovere in comune liturgia delle ore, la lettura dei Salmi e di altri testi della Sacra Scrittura. A volte si raccomanda anche la preghiera spontanea con parole di ringraziamento e di richiesta di perdono. In alcune nazioni si mette in rilievo la preghiera per le diverse circostanze della vita, come l’anniversario del battesimo, del matrimonio e della morte. Qualcuno segnala che spesso la preghiera familiare si pratica nei viaggi, nel lavoro, per la scuola; in certi Paesi si utilizza anche radio e televisione (Cfr. n. 57). Come AGC conosciamo i tanti benefici spirituali che la nostra “Peregrinatio Crucis” apporta ogni anno a centinaia di famiglie. Concludo ricordando anche che l’educazione alla preghiera dei figli richiede alcune attenzioni: la preghiera sia adatta alla loro età e capacità; i figli siano i protagonisti della preghiera; più che molte preghiere, insegnate ai figli la preghiera spontanea, secondo le varie circostanze. Lo stesso Rosario, con i figli piccoli, sia dosato sapientemente. Meglio una o due poste di rosario con una breve lettura introduttiva, una intenzione particolare, magari suggerita dai figli stessi, che un Rosario intero detto in fretta.
Ricordo anche che non basta la recita di preghiere in famiglia, per assicurare una formazione cristiana dei figli: occorre che tutta la vita di famiglia, tutte le scelte siano illuminate dalla fede e dal riferimento continuo a Dio. La mancanza di questo clima di fede può spiegare anche tanti fallimenti...
Come “Amici di Gesù Crocifisso”, abbiamo la Promessa di Amore, nostra preghiera quotidiana, con l’auspicio che diventi anche familiare e poi in particolare la meditazione familiare quotidiana della Passione. Ricordo sempre il rifiuto di un ragazzino al quale volevo dare la Promessa di amore perché la dicesse con noi, spiegando: “la saccio, perché tutte le sere la dico con i genitori”! Questo non dovrebbe mai mancare soprattutto per le coppie che fanno insieme il cammino passionista. S.Paolo della Croce raccomandava a una famiglia nobile di Roma: “Bramo che nella vostra casa non passi giorno che non si mediti un mistero della Passione almeno per un quarto, e tal mistero lo portino tutto il giorno nell'interno oratorio del cuore, e spesso, anche in mezzo alle occupazioni, con l'occhio della mente, mirino il dolce Gesù in quel mistero che hanno meditato, rivolgendo affetti di amore di Dio.... Questi affetti arricchiscono l'anima di tesori di vita e di grazia” (Lett. ai Laici n 379 a Frattini Agata Doni).
Concludo con un ritornello che conoscete: “Meno preghiere e più preghiera!”. La vera preghiera. RIFLETTI
- 1. Puoi testimoniare qualche buona esperienza della preghiera in famiglia?
- 2. Che cosa ti aiuta nella preghiera in famiglia? Quali sono le difficoltà?
- 3. L’appartenenza agli Amici di Gesù Crocifisso ha un influsso positivo in famiglia?
P. Alberto Pierangioli
IV – La famiglia: Fedeltà e Sacrificio 13-8-14
La felicità di una famiglia non si misura dalla mancanza di prove, ma dal coraggio e dall’amore con cui sa affrontare e superare le prove della vita, accettandole come partecipazione alla passione di Cristo.
La Sacra Famiglia di Nazareth, vero modello di ogni famiglia, era una famiglia santa, per la santità dei suoi membri, ma era anche una famiglia umana, che ha saputo accettare con coraggio, fede e amore tante prove, incomprensioni, povertà, duro lavoro, persecuzioni, esilio, come tante famiglie umane.
Un sì come quello della croce
Nella vita di famiglia l’amore nasce e si sviluppa spesso dalla croce. Dal Crocifisso e dal suo cuore squarciato nasce la Chiesa e sgorgano i sacramenti, anche il matrimonio. Gesù chiama l’ora della croce “la sua ora”: è l'ora che verifica l’amore di Gesù e il nostro amore. Lì noi apprendiamo come Cristo ama e come anche noi dobbiamo amare Lui e il prossimo. L'amore coniugale trova nell'amore di Gesù in croce il suo modello e il suo costante alimento. Il matrimonio può dirsi un'eco del sì di Cristo in croce.
L’amore tra l'uomo e la donna è uno degli ambiti più feriti dal peccato. Oggi sembra quasi impossibile alle forze umane di amare con totalità in ogni situazione per tutta la vita. Ma Gesù ha portato con sé sulla Croce la fragilità di quest'amore umano e ha istituito il sacramento del matrimonio per comunicare alle creature la forza infinita del suo amore, perché gli sposi possano amarsi tra loro e amare Dio e il prossimo con la stessa forza. Col suo amore fino alla morte, Gesù ha restaurato questo amore per rendere capaci gli sposi di amarsi fino alla fine come ha fatto lui. Unendoci a sé nel battesimo, il Crocifisso ci partecipa la capacità d'amare come lui ama. Sulla croce Cristo si offre per la Chiesa sua sposa. Nel matrimonio realizza quest'amore nell'amore pieno degli sposi. Lo Spirito Santo dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. Il vero amore coniugale non sorge dalla spinta degli affetti e degli istinti, ma dalla logica dell'amore di Cristo. Una coppia che si ama ricorda l’amore trinitario: il Padre che ama, fino a donare il Figlio per noi sulla croce, il Figlio che risponde all'amore del Padre fino a immolarsi per la sua missione, lo Spirito Santo che colma il Figlio d'amore e rende possibile la croce e la risurrezione.
Spesso il mio dono di nozze agli sposi è stato un Crocifisso. Non solo perché sono passionista, ma perché il Crocifisso è il più grande modello di amore: “nessuno ha un amore più grande di chi dona la vita per la persona che si ama”(Gv 15,13). Se uno ama talmente il coniuge da essere sempre pronto a donare la vita per farlo felice, alimenta sul serio la fiamma dell’amore e costruisce la propria casa sulla roccia. Nessuna tempesta potrà abbatterla, perché Dio stesso è la base e il custode di questa casa.
Oggi si proclamano miliardi di parole sull'amore, ma non lasciano traccia perché non hanno senso. L’amore vero è quello che ha inchiodato Gesù sulla croce. Quando gli sposi si scambiano il sì sull'altare non sanno che cosa comporterà in concreto quel sì. Come il sì di Abramo a Dio. Come il sì di Maria alla maternità divina, che l'avrebbe portata fino al Calvario. Amore e matrimonio sui mass media sono spesso presentati in modo illusorio, come una festa senza fine; quando poi nella famiglia fa capolino la croce, ci si trova impreparati, ci si ribella e si butta tutto all’aria. E tante case crollano. Nessuno forma una famiglia per il desiderio di salire il Calvario. Ma bisogna essere preparati anche alle prove e alle difficoltà. Tanti matrimoni crollano perché non si è preparati al sacrificio, non si sa accettare nessuna prova.
Un amore sino alla fine
Il Direttorio Pastorale Familiare ricorda che l'amore coniugale coinvolge i coniugi nella loro "totalità di spirito e di corpo e possiede le esigenze della totalità, unità, fedeltà, indissolubilità, fecondità”. Sono cinque note della scala musicale che modula il canto della vita matrimoniale, di cui Dio è il compositore.
Totalità e indissolubità in luogo del libero amore e del divorzio; unità contro il libero amore; fedeltà contro l'adulterio; fecondità invece del rifiuto della vita. Potrebbe bastare una sola nota, la totalità.
Se l’amore è totale, non può che essere unico, indissolubile, fedele, fecondo.
Il bene della coppia, della prole e della società rende l'indissolubilità una esigenza della legge naturale. Il peccato ha offuscato questa intenzione del Creatore, ma Dio l'ha ricostituita in Cristo. Anche il Vaticano II afferma: "In vista del bene comune dei coniugi, della prole e della società, questo legame sacro non dipende dall'arbitrio dell'uomo. Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, e il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità" (GS 48).
Per noi cristiani l'indissolubilità è chiara, ma più che discuterne per dimostrarla, bisogna testimoniarla vivendola. L'amore degli sposi non può essere sciolto perché è saldato a quello di Cristo. E un amore che appartiene anche a Cristo. Dio che ha donato e ratificato questa unione, non può ripensarci e pentirsi sciogliendo quest'amore. Il matrimonio è un dono di Dio in Cristo. I doni di Dio "sono irrevocabili".
Se il matrimonio celebrato davanti a Dio è stato compiuto rettamente, secondo la volontà di Dio e le leggi della Chiesa, nessuna legge umana può scioglierlo. Un papa preferì perdere una nazione, l’Inghilterra, per non sciogliere un matrimonio che non poteva sciogliere. Se nella celebrazione è mancato qualcosa di essenziale, la chiesa non lo scioglie, lo dichiara nullo, perché non c’è mai stato. La chiesa non scioglie un matrimonio ma lo studia, per vedere se nel celebrarlo è mancata qualche condizione essenziale.
Nella chiesa antica c'era una prassi penitenziale, che testimonia quanta importanza quella comunità dava a questi valori. C’erano tre peccati ritenuti gravissimi che potevano essere assolti solo in punto di morte: Omicidio, apostasia e adulterio. Chi li commetteva doveva restare penitente alle porte della chiesa per tutta la vita: solo in punto di morte poteva essere assolto. Sembra una severità eccessiva contro la possibile debolezza umana. Ma nella coscienza di quella chiesa l’infedeltà al coniuge era come un'apostasia, cioè infedeltà a Cristo, come tradimento della fede. L’indissolubilità non è una trappola che imprigiona il matrimonio in un ideale impossibile. È la fedeltà a Cristo nella vita. Le coppie cristiane devono vivere il matrimonio come un dono, nell'umiltà e nella lode a Dio. Solo “in Cristo" gli sposi possono ripetersi ogni giorno "per sempre". Da soli non potrebbero mai scoprire quale dono prezioso essi siano l'uno per l'altro.
Gesù, sposo della chiesa, viene incontro ai coniugi cristiani con il sacramento del matrimonio. Rimane con loro perché, come egli ha amato la chiesa e s'è dato per essa, così anch’essi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione. Nessuna difficoltà può sfasciare un matrimonio cosi. "Se Cristo è per noi chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia", le incomprensioni o le debolezze familiari? "In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per la forza di colui che ci ha amati" (Cfr. Rm 8,21.35.37). Questo fa pensare anche all’importanza del fidanzamento cristiano, per aiutare i fidanzati a celebrare un vero matrimonio cristiano.
Spiritualità del perdono
La spiritualità coniugale, che nasce dalla croce, tocca il vertice nel perdono. Se è spiritualità dell'amore e l'amore è dono, il dono diventa super-dono nel perdono. Nonostante gli sforzi e un grande amore si può arrivare a far soffrire la persona amata. Si può dialogare e avere opinioni diverse, mai arrivare a offendersi, ferirsi. Bisogna intuire la sofferenza dell'altro. Non fare la sfida a chi tiene più duro, ma a chi riallaccia per primo il filo spezzato. Perdonare ha sempre due facce: dare e ricevere il perdono. Non consiste nel far riconoscere i torti, nell'umiliare chi ha sbagliato. Neppure nello sforzo di dimenticare l'offesa. Perdonare è come la risurrezione di Gesù. Slanciarsi oltre il motivo dell'offesa per riaffermare il valore più importante per tutti e due: l'amore. Ucciso dai nostri peccati, Cristo non ci rinfaccia la nostra colpa, ma continua ad amarci e a offrirci l'amore nell'attesa che l’accogliamo. Anche gli sposi possono passare per l'esperienza della notte oscura delle incomprensioni e dell’incapacità del perdono. Devono aspettare con fiducia che la grazia arrivi a fare rifiorire l’amore. Perdonarsi è testimoniare che l’amore di Cristo è più forte di ogni debolezza. Confessando ho sperimentato la gioia di vedere rifiorire, con il perdono, un grande amore che sembrava finito per sempre. Sul nostro libro “Voi sarete miei testimoni”, stampato per ricordare il 25° degli AGC, trovate a questo riguardo delle testimonianze eroiche e commoventi. Leggiamo nella Premessa al libro per il prossimo Sinodo sulla Famiglia:
“Papa Francesco, nei suoi incontri con le famiglie, incoraggia sempre a guardare con speranza al proprio futuro, raccomandando quegli stili di vita attraverso i quali si custodisce e si fa crescere l’amore in famiglia: permesso, grazie, perdono: se durante il giorno vi siete tirato i piatti, non andate a letto senza il bacio del perdono Sin dall’inizio del Suo pontificato, Papa Francesco ha ribadito: «Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono».Tale accento sulla misericordia ha suscitato un rilevante impatto anche sulle questioni riguardanti il matrimonio ela famiglia, in quanto, lungi da ogni moralismo, conferma e dischiude orizzonti nella vita cristiana, qualsiasi limite si sia sperimentato e qualsiasi peccato si sia commesso. La misericordia di Dio apre alla continua conversione e alla continua rinascita” (Premessa a Inst. Lab. Sinodo). Rifletti
1. Che cosa può aiutare maggiormente a superare i momenti di prova e di difficoltà in famiglia?
2. Che cosa pensi della indissolubilità e fedeltà nel matrimonio? Che cosa può aiutare a viverle?
3. Che cosa può aiutare a dare e ricevere il perdono?
4. Sai riconoscere i tuoi sbagli e chiedere scusa al coniuge e anche ai figli? P. Alberto Pierangioli
V -Famiglia: servizio e testimonianza
Esercizi 14-8-2014
La testimonianza è un atto di amore: fare conoscere e amare Cristo che conosciamo e amiamo. É un dono che dobbiamo fare prima di tutto alle persone che amiamo, incominciando dalla famiglia. Non ama la sua famiglia chi non sente il bisogno di iniziare con essa ad essere testimone di Cristo. Testimoniare Gesù nella famiglia è un dovere e un bisogno, anche se non è facile e può diventare un martirio. Testimoniare Cristo nella famiglia significa avere della famiglia l’idea che ne ha Gesù stesso; significa che per un cristiano c’è un solo tipo di famiglia, come voluta dal Creatore: un uomo e una donna che si amano “sino alla fine”, con un amore fedele e indissolubile, lieti di partecipare con Dio al dono della vita. Vuol dire trasmettere ai figli, con l’esempio e con la parola, questo unico modello di famiglia voluto da Dio. Gesù iniziò la sua missione partendo dalla sua famiglia di Nazaret. Gli apostoli vennero chiamati dalle loro famiglie: qualcuno era sposato, come Pietro, di altri non sappiamo. Gesù aveva come punto d'appoggio una famiglia amica di Betania. Le sue parabole avevano per oggetto frequente la casa, il padre e la madre di famiglia, la suocera, i servi, le massaie. Una casa di amici, il Cenacolo, gli servì per l'ultima Cena, in essa incontrò da risorto i discepoli, su di essa discese lo Spirito Santo. Le case dei primi credenti erano luogo d’incontro e di preghiera. Gli Atti e le Lettere degli Apostoli chiamano «chiese» quei luoghi. Da qui la qualifica di «chiesa domestica»per la famiglia cristiana. La famiglia è chiamata ad assumere un ruolo nel cuore stesso della Chiesa, con l’impegno nella nuova evangelizzazione e con la testimonianza della carità. S. Giovanni Paolo II diceva: "L’evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica". Oggi la Chiesa deve impegnarsi soprattutto per evangelizzare la famiglia. Sarà poi la famiglia evangelizzata a educare i figli e anche alla evangelizzazione fuori della famiglia.
Missione evangelizzatrice
La famiglia è comunità evangelizzata dal Vangelo. Alla sua luce scopre i valori del sacramento del matrimonio; alla sua luce risolve i problemi e le scelte da fare, chiedendosi: “Il Signore che ne pensa”?
La famiglia è anche comunità evangelizzante perché trasmette e testimonia il vangelo a vari livelli.
Il primo livello è l'evangelizzazione reciproca degli sposi: si attua nella fedeltà quotidiana all'amore promesso sull'altare, nel catechizzarsi a vicenda, nel fare insieme scelte di vita e un cammino di fede.
Il secondo livello sono i figli. La famiglia ha nella Chiesa il ministero della vita che comprende generazione ed educazione, prolungando così la partecipazione all'opera creatrice di Dio. Nella famiglia l'educazione è anche evangelizzazione, perché trasmette non solo la vita umana, ma anche la vita di Dio mediante la fede. Le forme di evangelizzazione sono numerose, perché l'amore è creativo. Secondo l'età dei figli, possono consistere in gesti semplici, come l'immagine sacra alle pareti di casa, il bacio al crocifisso, la Bibbia bene esposta, il segno della croce, l'aiuto al povero. Poi la lettura comunitaria di brani della Bibbia, in particolare del vangelo. Nessuno può sostituire i genitori in questa missione. La parrocchia e la scuola, sacerdoti, catechisti e insegnanti possono essere di aiuto, ma non possono sostituire i genitori.
Il terzo livello è largo come il mondo e include parenti, amici, parrocchia, gruppo, vita civile e sociale. La famiglia cristiana è testimone non solo dei valori del matrimonio, ma di tutta la fede. Non bisogna ostentare la fede, ma neppure occultarla e vergognarsene. Il mondo ha apostoli molto più zelanti di tanti cristiani. La famiglia deve testimoniare che tutti siamo chiamati alla fede e alla santità. Ministri della famiglia, gli sposi collaborano alla santificazione di tutti i membri della famiglia. S’impegnano perché ciascuno si realizzi secondo il disegno di Dio. L'amore familiare non si può preoccupare solo che l'altro abbia buona salute, fortuna e faccia carriera. Si è responsabili anche che l'altro sia credente e viva in grazia di Dio. Quando confesso dei fidanzati che non conosco, spesso domando: “Il tuo fidanzato/a è credente?”. Qualche volta mi sono sentito rispondere con grande mia amarezza: “Forse, ma non saprei di preciso”. È come dire: “Non è una cosa importante per formare una famiglia”.
È compito della famiglia preoccuparsi della salvezza di tutti e quindi di fare di Cristo il cuore del mondo. Gli sposi cristiani fanno esperienza di questa missione con il loro amore fedele, con la paternità e maternità responsabile; con l’educazione dei figli, con l'attenzione agli anziani, con l'apertura alla solidarietà verso i poveri, gli immigrati, con l’impegno del volontariato....
La civiltà dell’amore
Oggi c’è la minaccia che la famiglia sia sradicata dal terreno dell'amore, perché oggi prevale la civiltà del profitto e delle cose. La donna è un oggetto, i figli un ostacolo, il matrimonio una struttura soffocante. I valori non suscitano interesse perché hanno perso significato a favore delle cose. Il libero amore è l'opposto della civiltà dell'amore, perché lo distrugge, facendolo schiavo degli istinti. Un grande compito della famiglia cristiana è impegnarsi a costruire la "civiltà dell’amore", che si manifesta specialmente nel vero amore coniugale. La famiglia deve essere sempre più il cuore della civiltà dell'amore.
S. Giovanni Paolo II esorta: «Intorno a voi molte persone non si amano. Le famiglie disunite non si contano più. In molte famiglie i figli sono scontenti e senza ideali. Voi sapete cosa significa amare. Sapete che Cristo vivente in voi fa crescere il vostro amore. Di questo amore di Dio dovete essere i testimoni, vivendo molto uniti: la qualità della vostra unione sarà da sola una testimonianza. Vivendo insieme l'ideale di Cristo, cioè amando Dio e il prossimo, perdonando le offese, preferendo Dio al denaro, nutrendo verso i poveri e i sofferenti, gli stessi sentimenti di Cristo». In breve: La misura del vostro amore coniugale e del vostro amore per il prossimo è la misura del vostro amore di Dio.
La testimonianza cristiana nella famiglia una volta era più facile, perché c’era un solo modello di famiglia. Oggi ci sono tanti modelli di famiglia, che nascono, cambiano e muoiono continuamente. Chi ha avuto il grande dono della fede, deve preoccuparsi di testimoniare con la vita e con la parola che vuole vivere solo in una famiglia che sia secondo il progetto di Dio.
Testimoni dell’amore e della fede
Testimoni innanzitutto verso i figli. Questi non si aspettano da voi soltanto il pane, i vestiti e la paghetta. Non chiedono che voi siate soltanto dei buoni genitori. Si dovrebbero aspettare anche che insegnate loro a vivere da veri figli di Dio. La funzione del papà e della mamma sotto questo aspetto è delicata e determinante, specie nei confronti dei figli bambini e adolescenti. Quando i fig
Eventi dalla diocesi
Ritiro spirituale del clero diocesano animato da Paolo Curtaz
Ritiro spirituale del clero diocesano animato da don Andrea Bezzini
Momento di aggiornamento pastorale per il clero diocesano guidato da don Giuseppe Bonfrate
Momento di aggiornamento pastorale del clero diocesano. Interviene il dott. Francesco De Angelis