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Pubblichiamo il testo della catechesi mensile del gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso di Morrovalle
Scrive Papa Francesco: “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda…. particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno» (E. G. n. 66).
È il tempo della prova per ogni famiglia, attaccata e messa alla prova dalla “cultura dominante”che mette in crisi l’idea stessa di famiglia, di padre, di madre, di figli e che influenza il comportamento dei singoli e le politiche degli stati, per cui le famiglie non sono incoraggiate né a formarsi, né a mantenersi unite da leggi di sostegno. In una società che liquida Dio e i valori fondamentali della civiltà cristiana tutto diventa fragile e vulnerabile, come le relazioni di coppia, vissute come gratificazione affettiva che rimane vera finché dura, con conseguenze negative e sofferenze per coniugi e figli e familiari.
Le prove interne ed esterne non mancarono neppure nella famiglia più santa. A Nazareth si manifestarono già nel suo nascere, per i dubbi di Giuseppe di fronte alla maternità misteriosa di Maria, poi per la nascita di Gesù in una stalla, per la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto, il misterioso smarrimento del figlio a Gerusalemme (Lc 2, 46-50). Dice Luca che i genitori “non compresero” le parole di Gesù, tuttavia Gesù tornò con loro a Nazareth ed era loro sottomesso, mentre Maria “serbava queste cose nel suo cuore” (Lc 2,50-51), come ogni mamma attenta alle novità nella vita dei figli.
Oggi le prove fanno emergere una crescente vulnerabilità delle relazioni della famiglia. La vita diventa faticosa perché ogni giorno bisogna reinventarsi per essere all’altezza della situazione non avendo più modelli e ruoli comunemente accettati. Così gli eventi critici come la vita di coppia, la nascita e la crescita dei figli, eventuali malattie e lutti dei componenti della famiglia portano a conflitti per la difficoltà di comunicazione del proprio vissuto e per l’aiuto che a volte si attende invano dal partner. Alle spalle di queste situazioni ci possono essere immaturità personale, relazioni non paritarie, affettività repressa, mancanza di amore e tenerezza. Per le coppie cristiane c’è spesso una non comprensione del matrimonio-sacramento. In questa situazione, senza un aiuto specifico e senza una visione di fede della vita e della relazione di coppia, i litigi diventano laceranti fino alla rottura e alla tragedia.
Nella mentalità attuale del mondo, la famiglia cristiana è la buona notizia di un amore possibile e reale ad immagine di quello di Cristo. La fede dona identità ed unità alla persona e alla vocazione alla famiglia e diventa la roccia che dà ai rapporti matrimoniali la solidità che il solo sentimento non può dare.
In una società nella quale molti comportamenti sono contrari alla famiglia, è fondamentale condividere ciò che ci accomuna, aver la consapevolezza di far parte di una comunità più grande che è la Chiesa, come famiglia di famiglie. Si tratta di prendere coscienza dei rischi per approfondire e saper vivere l’alleanza: alleanza degli sposi tra loro e il Signore, tra loro e i figli, tra i figli e i familiari e le famiglie. Nel deserto del mondo la famiglia diviene una “tenda” per ospitare l’altro, per offrire spazi di tenerezza in una società molto arida, per prendersi cura di quelli di cui nessuno si prende cura, in una forte consapevolezza che i cristiani formano insieme una grande carovana in cammino, in cui i forti aiutano i deboli, i sani accompagnano i malati, i piccoli si stringono ai grandi.
Il Direttorio Pastorale Familiare ricorda che l'amore coniugale coinvolge i coniugi nella loro "totalità di spirito e di corpo e possiede le esigenze della totalità, unità, fedeltà, indissolubilità, fecondità”. Cinque note della scala musicale che modula il canto della vita matrimoniale, di cui Dio è il compositore.
E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una vera famiglia: è il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone ed è il luogo che forma i "mattoni" per la costruzione della società”.
Un sì come quello della croce
L'amore vero nasce dalla croce. Dal Crocifisso e dal suo cuore squarciato nasce la Chiesa e sgorgano i sacramenti. Anche l'amore coniugale nasce e si sviluppa dentro la croce. L’ora della croce è l'ora che chiama a verifica l'amore degli sposi. Lì è il loro appuntamento per apprendere come Cristo ama, come amarsi e come amare gli altri. L'amore coniugale trova nell'amore di Gesù in croce il suo modello, la sua sorgente, la sua forza, il suo costante alimento. L’amore tra l'uomo e la donna è uno degli ambiti più feriti del peccato. Oggi sembra impossibile alle forze umane degli sposi amarsi sempre con totalità per tutta la vita. Gesù ha portato con sé sulla Croce la fragilità di quest'amore umano e tramite il sacramento del matrimonio comunica alle creature la forza del suo amore infinito al Padre e all'uomo, perché gli sposi possano amarsi tra loro e amare Dio, i figli e il prossimo con la stessa forza. Col suo amore fino alla morte Gesù ha voluto restaurare soprattutto questo amore essenziale dell'esistenza umana, per rendere capaci gli sposi di amarsi fino alla fine, come Lui ha amato.
L’amore, il matrimonio, la famiglia sui mass media sono spesso presentati in modo illusorio, effimero, come una festa senza fine; per questo, quando nella famiglia fa capolino la croce, ci si trova impreparati, ci si ribella e si butta tutto all’aria. E tante case crollano. Certo nessuno forma una famiglia per salire il Calvario. Ma bisogna essere preparati per non crollare quando arrivano le prove. Vi sono sempre coppie che a un certo punto non sopportano più il viaggio della vita coniugale e familiare, perdono la gioia del matrimonio, non attingono più l’acqua alla fonte del Sacramento. La vita diventa pesante, come il cammino del popolo nel deserto, che, affamato ed assetato, non sopportò più il viaggio, pensò di tornare indietro e si mise a lamentare di Dio e di Mosè. Arrivarono i serpenti che mordevano e uccidevano le persone. Si salvava chi guardava il serpente di bronzo appeso ad un asta. Gesù lo riferì a se stesso sulla croce (Gv 3,14). Secondo papa Francesco, “Dio non elimina i serpenti, ma offre un 'antidoto'. Attraverso quel serpente di bronzo, Dio trasmette la sua forza di guarigione che è la sua misericordia, più forte del veleno del tentatore”. A chi è debole e scoraggiato Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, “non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza della sua grazia che guarisce e rimette in cammino la vita coniugale e familiare”.
“E’ normale che gli sposi qualche volta litighino – dice Papa Francesco - ma vi consiglio di mai finire la giornata senza fare la pace. E’ sufficiente un piccolo gesto, perché il matrimonio non è una "fiction"! E’ sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia. Ci saranno le croci. Ma il Signore è sempre lì per aiutarci a portarle e ad andare avanti”.
La metafora della famiglia ferita e rinnovata
Lo esprime bene “la metafora della famiglia” che, parafrasando la parabola del buon samaritano, sottolinea l’influsso dei “tempi moderni” sulla famiglia cristiana. Dall’alto di Gerusalemme la famiglia scendeva verso la pianura di Gerico, per le vie tortuose della storia, quando, ad una svolta, incontrò i Tempi Moderni, che si accanirono contro la famiglia, non gradendo la sua pace, che rispecchiava la luce della città di Dio. Le rubarono prima di tutto la fede, che aveva conservato ancora come un fuoco acceso sotto la cenere dei secoli. Poi la spogliarono dell'unità e della fedeltà, della gioia dei figli e di ogni fecondità generosa. Infine le tolsero la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato, l'ospitalità sacra per i viandanti e i dispersi. La lasciarono così semiviva sull'orlo della strada e se ne andarono a banchettare con il Materialismo, l'Individualismo, l'Edonismo, il Consumismo, ridendo assieme della sorte della famiglia. Passò per quella strada un sociologo, vide la famiglia, la studiò a lungo e disse: "Ormai è morta", e passò oltre. Le venne accanto uno psicologo e sentenziò: “L’istituto famigliare era oppressivo. Meglio così!". La trovò un prete e si mise a sgridarla: "Dovevi opporti ai ladroni! Perché non hai resistito meglio? Forse eri d'accordo con chi ti calpestava”. Passò alla fine il Signore, ne ebbe compassione e si chinò su di lei a curarne le ferite, versandovi sopra l'olio della sua tenerezza e il vino della sua grazia. Poi, caricatela sulle spalle, la portò fino alla Chiesa e gliela affidò, perché ne avesse cura, dicendole: "Ho già pagato per lei tutto quello che c'era da pagare. L’ho comprata con il mio sangue e voglio farne la mia prima, piccola sposa. Non lasciarla più sola sulla strada, in balia dei Tempi. Ristorala con la mia Parola e il mio Pane. Al mio ritorno, ti chiederò conto di lei". Quando si riebbe, la famiglia ricordò il volto di Dio chino su di essa e chiese a se stessa: "Come ricambierò per la salvezza che mi è stata donata?”. Guarita dai suoi mali, si propose di tornare a guarire le ferite del mondo. Si sarebbe fermata vicino a tutti i malcapitati per dire loro che c'è sempre un Amore che salva, un Amore che si ferma accanto a chi soffre, a chi ha perso tutta la propria dignità. Alla finestra della sua casa avrebbe messo una lampada, sempre accesa, come segno per gli sbandati della notte, e la sua porta sarebbe rimasta sempre aperta, perché chiunque potesse sedersi alla mensa della famiglia e fraternità universale.
Rifletti
1. Secondo te, quali sono le difficoltà o prove principali che oggi la famiglia deve affrontare?
2. Cosa fare perché la Chiesa sia davvero “una famiglia di famiglie?”.
3. Quali sono i serpenti velenosi che mordono e uccidono le famiglie?
3. Di quali antidoti ha maggiormente bisogno la famiglia?
P. Alberto Pierangioli
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