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Notizie da Associazioni e Movimenti

Un grido di gioia

Siè finalmente concluso, positivamente, il processo a P.Mario BartoliniA tutti coloro che hanno seguito, lungo tutto il corso del 2010, la vicenda del processo di Padre Mario Bartolini

Ricevo direttamente dal Perù e in lingua spagnola, sia da parte di Lucero Guillen, protagonista insieme a padre Mario delle lotte per la difesa delle comunità indigene e campesine, che da parte di Geovanni Acate, giornalista peruviano e complicato nel processo dello stesso padre Mario e degli altri capi indigeni, questi due testi allegati, “la storia di un processo” e il “massaggio di padre mario Bartolini”, entrambi scritti dallo stesso padre Mario Bartolini. Nel primo padre Mario ripercorre in brevissima sintesi la vicenda del processo, dalle manifestazioni dei popoli amazzonici nella primavera del 2009, al massacro di Bagua del 5 giugno 2009 e alle manifestazioni pacifiche del distretto di Yurimaguas a cui aveva partecipato egli stesso. La richiesta del Pubblico Ministero di 11 anni di carcere per lui e di 10 anni per gli altri imputati del 13 aprile 2010, la prima sentenza del 21 dicembre 2010 che vedeva lui e il giornalista assolti e il gruppo dei capi indigeni condannati. Ed infine la sentenza di appello, pubblicata il 12 gennaio 2012, che ha riconosciuto tutto il gruppo come innocente, ridando a tutti la completa liberta di movimento. Nel secondo testo padre Mario si rivolge a tutti coloro che hanno sostenuto la loro lotta per ringraziarli e per esprimere ancora una volta lo spirito indomito che lo anima a fianco delle popolazioni oppresse.

Da parte nostra, come associazione ALOE Onlus siamo semplicemente orgogliosi di essere stati al fianco di questa vicenda e di aver fatto del nostro meglio  per farla conoscere e per apportare il nostro contributo. Ricordiamo a brevi linee che Aloe, venuta immediatamente a conoscenza dell’inizio del processo subito dopo la richiesta del Pubblico Ministero di 11 anni di carcere per il Missionario, già alla fine di aprile 2010 si mobilitava e lanciava il caso durante la annuale Marcia della Solidarietà Smerillo-Montefalcone della prima domenica di maggio 2010. Abbiamo avviato da subito una raccolta firme in appoggio al missionario e invitato più persone possibili a mandare fax al Ministro degli esteri italiano per invitarlo ad intervenire a protezione di questo nostro concittadino ingiustamente accusato. Contemporaneamente abbiamo cercato di sensibilizzare le varie istituzioni locali, le Provincie di Ascoli Piceno (già sensibilizzata dalla famiglia del missionario originario di Roccafluvione) e di Fermo, la Regione Marche, il Comune di Firenze e altri comuni, singoli deputati e senatori che sono intervenuti a vario titolo presso il ministero e con interpellanze parlamentari; la stessa stampa (il sindacato dei giornalisti marchigiani e la federazione nazionale della stampa). Anche la stessa chiesa, che all’inizio sembrava non aver conoscenza del caso, si è mossa con dichiarazioni di appoggio della Conferenza episcopale marchigiana (giugno 2010) e soprattutto con la congregazione dei Padri Passionisti, che nell’ottobre del 2010 ha lanciato anch’essa una campagna internazionale di appoggio alla vicenda del missionario padre Mario Bartolini.

Partecipiamo al grido di gioia di padre Mario e dei suoi compagni di lotta che viene espresso in questo messaggio che davvero volentieri abbiamo tradotto e rilanciamo a tutti coloro che si sono interessati alla stessa vicenda. Cogliamo anche l’occasione per far conoscere che la nostra associazione continua ad affiancare padre Mario Bartolini e suor Lucero Guillen nella loro lotta legale in favore del rispetto dei diritti legali delle comunità indigene e dei campesinos sulle loro terre. Accanto e oltre la vicenda che ha visto il missionario e gli altri come imputati, e che si è felicemente conclusa, continua imperterrita la storia della depredazione delle terre indigene e campesine da parte dei poteri forti, multinazionali e privati influenti, che  giungono con  falsi diritti di proprietà ottenuti con procedimenti corrotti e tentano di privare delle proprie terre chi da sempre vi vive e vi lavora. La  missione di Barranquita ha messo a disposizione della gente una assistenza legale per la rivendicazione dei propri diritti e Aloe contribuisce alle spese per questa assistenza legale. Anche la Provincia di Ascoli Piceno ha scelto di contribuire a questo progetto per la salvaguardia dei diritti nativi e delle foreste di loro proprietà con l’asta della solidarietà del dicembre 2011.

 

Franco Pignotti

 

LA STORIA DI UN PROCESSO
di padre Mario Bartolini
20/01/2012

La mia gioia è la somma delle gioie di tutti i miei compagni


I soliti opportunisti, quelli che costruiscono il loro benessere economico sulla povertà altrui, hanno paura che i popoli si sveglino, si organizzino ed esigano di essere riconosciuti come interlocutori ogni volta che si tratta di loro, del loro sviluppo, delle loro terre, delle loro risorse, del loro futuro.
La protesta amazzonica - maggio e giugno 2009 - che si è sviluppata in diversi posti, Bagua, Yurimaguas, Tarapoto, Napo, Atalaya, lontane tra loro, era animata da una stessa visione del futuro dei popoli amazzonici: dignità, libertà, riconoscimento come “soggetti di diritto”, rispetto verso le loro culture e territori.
Il 5 giugno 2009 ci riunimmo tutti i partecipanti della protesta e gran parte della popolazione dei Yurimaguas, per chiedere al Signore di concedere il riposo eterno a quelli che avevano dato la loro vita a Bagua.
“EL BAGUAZO” fu la conseguenza dell'insensibilità sociale del governo di allora e del suo “razzismo etnico-culturale”.
Sono state fatte acrobazie per occultare, calunniare la realtà dei fatti. Bagua chiede giustizia... e dal 5 giugno 2009 Bagua è “un simbolo” di un popolo che ha detto “Adesso basta!” É finito il tempo dei razzisti peruviani.
I codardi che hanno le mani e la coscienza sporche di sangue innocente ci accusano senza alcuna prova di aver promosso la violenza e di essere noi dietro questi fatti sanguinosi.
A Yurimaguas la protesta fu portata avanti in maniera pacifica e in coordinazione con le autorità competenti e avendo ottenuto, grazie alla mediazione del Presidente dei Presidenti Regionali di allora, César Villanueva Arévalo (attuale presidente di San Martín), la deroga di alcuni decreti legislativi antiamazzonici, il 20 giugno 2009, ci salutammo con le lacrime agli occhi, per tornare ognuno alla sua comunità.
Questa protesta significò maggior valore della propria cultura e della propria identità. Il valore di stare ed agire “uniti” continua a rafforzare la vita sociale dei popoli ribereños e indígeni (Shawi, Cucamas, Shiwilu, Candoshi, etc.)
Il governo sfoga la sua collera contro gli organizzatori della protesta amazzonica a Yurimaguas. Terminata la fase investigatoria, il 13 aprile 2010 la titolare della Primera Fiscalía Mixta de Alto Amazonas (Loreto), Sandra Alarcón, chiede 10 anni di carcere per 6 degli accusati più una ammenda e, per Mario Bartolini Palombi, 11 anni di carcere con la possibilità di essere espulso dal paese.
Passano i mesi e il 21 dicembre 2010 il Giudice Dr. Julio César Aquino Medina –Expediente Nº 2009-0155-221602-JX-01-P- assolve soltanto Mario Bartolini da tutti i reati di cui era accusato (furto aggravato, delitto contro i mezzi di trasporto e comunicazione, delitto contro la quiete pubblica, ed istigazione alla ribellione) come pure Eduardo Geovanni Acate Coronel, direttore de Radio Oriente. Però condannarono  Gorki Vásquez, Adilia Tapullima, Elías Sánchez, Javier Alava y Bladimiro Tapayuri per attentati contro i mezzi di trasporto e comunicazione e perturbazione del funzionamento dei servizi e della quiete pubblica, con sommosse contro lo Stato Peruviano.
Le assoluzioni e sentenze furono portate in appello.
Con il dettame Nº 244-2011-MP-1ºFSP-SM-T, il Fiscal fa conoscere la sua posizione riguardo gli imputati e ci fissa la data del 30 novembre 2011 per l'appello nella Sala Penal Liquidadora di San Martín, con sede a Tarapoto.
Il Tribunale di Tarapoto, finalizzando i termini legali, emette la risoluzione Nº 52 datata 28/12/2011 e pubblicata il 12 gennaio 2012. Il contenuto di questa Risoluzione  Nº 52 dice “Hanno assolto gli accusati dalle accuse formulate a loro carico per questi reati...”
Adilia Tapullima Torres, Elías Sánchez Días, Javier Alava Florindez, Mario Bartolini, Bladimiro Tapayuri Murayari, Gorki Vásquez Silva, Eduardo Geovanni Acate Coronel, SIAMO STATI ASSOLTI PER TUTTI I REATI DI CUI CI HANNO ACCUSATO

La verità dei fatti ha trionfato sulle menzogne dei falsi politici che vivono alle spalle del popolo che riescono ad ingannare.
Dal sangue versato per la difesa della dignità dei nostri popoli e dai semi di dignità e di giustizia sociale che abbiamo seminato con dolore e sofferenza, germoglierà una nuova società, a cui tutti aneliamo.
 

Dopo essere venuti a conoscenza della Risoluzione  Nº 52 emessa dalla Sala Penal Liquidadora de San Martín con sede a Tarapoto, il giorno 28/12/2011, e pubblicata il giorno 12/12/2012, vogliamo condividere quello che proviamo con tutte le persone che hanno seguito il caso con preoccupazione.
1. Consideriamo il contenuto della Risoluzione Nº 52, come il “trionfo della verità” sulle menzogne e delle falsità di alcuni politici dello scorso regime, insensibili alle problematiche sociali e culturali ed etnicamente razzisti.
Ci hanno imputato delitti mai commessi, che “pesano” sulla coscienza di questo governo. Ci hanno accusato di “promuovere la violenza”, quando davanti agli occhi del mondo è evidente che chi ha promosso la violenza è stato:
·    il governo con i suoi decreti anti amazzonici ed incostituzionali
·    I membri del Congresso che li hanno approvati, facendosi ciechi e sordi di fronte alle giuste proteste dei nostri popoli dimenticati.
Il falso politico mente, inganna e per coprire le sue malefatte denuncia gli altri; sono i tipici codardi ed opportunisti, che approfittano delle situazioni.
Un potere giudiziario giusto, che agisce libero da pressioni politiche ed economiche, restituisce il valore alla verità dei fatti. Da qui il più sincero ringraziamento a tutti i giudici che hanno visto il nostro caso. Più di due anni siamo stati seduti al banco come presunti delinquenti. Adesso possiamo sederci dove vogliamo, a testa alta e con lo sguardo fisso verso quel futuro differente, i cui semi abbiamo seminato con dolore.
2. Potete immaginare la gioia che invade il nostro cuore. La gioia di ognuno di noi è la somma della gioia degli altri. Abbiamo condiviso non solo ideali di dignità, ma anche l'umiliazione di essere ingiustamente accusati. Non è un delinquente chi difende pacificamente un diritto, ma chi lo reprime. I diritti dei nostri popoli stanno al di sopra dei meschini interessi economici dei gruppi di potere.
3. Ringraziamo Dio che sta con “i poveri del suo popolo” e con quelli che stanno con i poveri del suo popolo. Non ci ha risparmiato lavoro, non ci ha reso la vita più facile. Ci ha dato la forza per togliere le pietre dal cammino ed andare avanti.
Ringraziamo Dio per tutte le persone, le istituzioni e i mezzi di comunicazione che hanno condiviso la nostra causa, perchè era giusta e ci hanno dato forza con le loro preghiere.
Ringraziamo Dio, in modo speciale, per quelli che aiutarono a scoprire e dar forza alla verità dei fatti, ci riferiamo al Dr. Constante Díaz Fernández  e gli avvocati che hanno collaborato con lui nei diversi momenti del processo, il Dr. Víctor Raúl López Jara e la Dott. ssa. Vanesa Vela del Águila.
4. In questo modo termina una delle conseguenze di un fatto storico: LA PROTESTA AMAZZONICA, che segna l'inizio di una nuova era, la presenza dell'uomo amazzonico multiculturale nella realtà politica e sociale del Perù.
Speriamo che nessun rappresentante sociale sia più perseguito e soffra per una politica cieca alle realtà sociali, rammollito e per niente lungimirante.
P. Mario Bartolini

 


 

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