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Promossa, a Petritoli e Carassai, dall'associazione missionaria ALOE
GIORNATA DELL’AMICIZIA ITALO ROMENA
Petritoli-Carassai 26-27 Febbraio 2011
Sabato 26 e domenica 27 febbraio si è svolta, come da programma, a Petritoli e a Carassai, l’interessante iniziativa della due giorni per l’amicizia italo-romena con una massiccia presenza della comunità romena del territorio, un evento mai avvenuto prima d’ora. A promuovere questa iniziativa è stata soprattutto l’associazione missionaria Aloe, con la collaborazione di diverse altre realtà associative dei due comuni: il gruppo “Internazional_mente Petritoli” che raccoglie persone di diversa nazionalità stabilitesi a Petritoli per iniziative volte all’integrazione culturale; la parrocchia di Carassai che da due anni ha messo in programma, nell’ambito della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la valorizzazione delle diversità storiche all’interno della stessa Chiesa Cattolica, con la celebrazione dell’eucarestia in riti diversi da quello latino; la neonata associazione “la casa di simone” con sede a Carassai che intende promuovere soprattutto nel territorio della Valdaso l’attenzione alla disabilità, all’affido dei minori, e all’integrazione culturale degli immigrati.
Protagonista di questa due giorni è stato padre Robert Romulus Popa, un giovane sacerdote romeno di rito greco-cattolico, proveniente dalla Transilvania, ma presente da due anni nella diocesi di Milano come cappellano della diaspora romena greco-cattolica con incarico ufficiale da parte del cardinale Tettamanzi. Diciamo subito che p. Robert ha favorevolmente sorpreso tutte le persone che sono intervenute ai diversi appuntamenti, per la sua semplicità, ma insieme anche profondità, nel cercare di mettere i presenti a conoscenza delle diverse radici storiche della sua chiesa e del suo popolo, a partire dagli eventi lontani che hanno fondato la cultura religiosa greco-bizantina del primo millennio, passando per la storia delle divisioni del secondo millennio che hanno dato vita alle diverse identità greco-ortodossa e greco-cattolica, fino a quelli più vicini della dittatura comunista che hanno fatto della chiesa greco-cattolica una vera ‘chiesa martire’ con la maggioranza dei suoi vescovi e preti uccisi o fatti languire in prigione; e infine al rifiorire delle chiese e del popolo romeno dopo la caduta del comunismo, pur nella grande problematicità sociale odierna.
Momento di intensa emozione è stata in modo particolare la celebrazione della Divina Liturgia secondo la tradizione orientale comune a cattolici ed ortodossi, durata ben due ore, dalle 11.00 alle 13.00, presso la chiesa parrocchiale di Carassai. A questa liturgia hanno preso parte in massa tantissimi romeni sia greco-cattolici che greco-ortodossi, i quali hanno potuto, per la prima volta in assoluto nel nostro territorio, rivivere le emozioni della loro tradizione religiosa in questa terra per loro ancora straniera. Abbiamo visto piangere moltissime persone durante tutta la liturgia e alla fine padre Robert è stato trattenuto a lungo nella chiesa dai suoi connazionali che gli chiedevano il sacramento della penitenza o una parola di conforto. La Divina Liturgia, per la quale il parroco don Gabriele Moroncini aveva preparato un apposito libretto con i testi in romeno e in italiano per permettere la partecipazione sia agli italiani che ai romeni, è stata tutta cantata, dall’inizio alla fine, secondo la tradizione orientale. Per coadiuvare padre Robert in questo, erano venuti due seminaristi romeni del collegio greco-cattolico di Roma. Tutta la liturgia consiste in un continuo dialogo fra il sacerdote e l’assemblea e attraverso il canto dei due seminaristi abbiamo potuto intuire l’emozione di una intera assemblea che canta la sua liturgia, nelle condizioni normali della tradizione.
La stessa partecipazione intensa si è registrata anche al pomeriggio, presso la sala consiliare del comune di Carassai con la presenza di varie autorità: dai rappresentanti dell’amministrazione comunale, in particolare la Dott.ssa Maria Rita Michetti, al Vicario generale della Diocesi di Fermo, don Pietro Orazi e soprattutto del Console Onorario di Romania Ing. George Teseleanu venuto appositamente da Ancona. La sala consiliare era gremita soprattutto da Romeni, con una buona partecipazione anche di cittadini dei due paesi promotori dell’iniziativa. Qui le riflessioni proposte dagli ospiti romeni, il padre Robert R. Popa – riguardo alla cooperazione fra la chiesa cattolica italiana e quella greco-cattolica romena – e il Console onorario di Romania – riguardo agli aspetti più propriamente sociali dell’immigrazione romena in Italia –, si sono intrecciate con le riflessioni dei rappresentanti della diocesi e dell’amministrazione comunale, dei promotori dell’iniziativa, e quelle dei diversi interventi del pubblico. Da tutti è stata declinata, anche se in modo diverso, la necessità di ricercare una nuova cultura, una nuova società, una nuova politica, una nuova cittadinanza e una nuova chiesa che sappiano valorizzare e integrare le differenze, fonte di arricchimento reciproco anzichè di conflitto. “Se non ora, quando?” è stato detto, parafrasando un recente slogan. A proposito di ‘immigrati’ dobbiamo passare dalla ‘prima fase’, legata alle problematiche sociali dell’accoglienza, ad una ‘seconda fase’, legata alle problematiche culturali dell’integrazione, nella quale non dobbiamo più parlare di ‘immigrati’, ma di ‘nuovi cittadini’. Commovente la testimonianza di una donna romena che, quasi con le lacrime agli occhi, ci ha detto che il suo essere venuta in Italia è stata una scelta personale dettata dalla necessità: lei laureata e professoressa di matematica nel suo paese, madre di cinque figli, ha preferito lasciare la sua professione in Romania e venire a fare la badante in Italia perché con lo stipendio da insegnante in Romania non sarebbe riuscita a mantenere i suoi figli agli studi, cosa che invece può fare facendo la badante in Italia, anche se questo le comporta vivere lontano dalla sua famiglia: “tante volte piango - ci ha confessato - ma lo faccio per il bene della mia famiglia, solo vorrei potermi sentire un po’ più a casa anche qui e magari sarebbe bello organizzare qualche momento di incontro e di festa tra noi”. Da questo punto di vista molto bello è stato anche il momento del pranzo, quando abbiamo potuto condividere la convivialità e lo scambio delle specialità culinarie preparate da tutti i partecipanti.
Hanno mandato saluti al convegno il presidente della provincia di Ascoli Piceno impossibilitato a venire per altro impegno; e S.E. Mons. Virgil Bercea vescovo greco-cattolico dell’Eparchia di Oradea Mare in Romania, che è la diocesi di origine di Padre Robert R. Popa, raggiunto telefonicamente dal Console onorario durante il convegno stesso; il prelato greco-cattolico, incaricato dal Santo Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica come Responsabile della Diaspora Romena in Europa, si è complimentato con gli organizzatori dell’evento, ringraziandoli per l’attenzione posta alla presenza della sua gente.
Per molte persone locali, la curiosità più interessante dell’evento è legata al fatto che padre Robert Popa è un prete ‘uxorato’: nella tradizione greco-cattolica infatti il sacramento del presbiterato può essere dato sia a persone celibi che a uomini sposati; di fatti in questa chiesa, l’80% dei sacerdoti sono sposati, anche se i vescovi, come nella tradizione ortodossa, devono essere scelti tra i preti celibi. L’incontro di sabato pomeriggio a Petritoli che aveva per tema “La mia esperienza di prete romeno in Italia” è stato l’occasione per riflettere, dal punto di vista storico, su questa importante tradizione della chiesa greco-cattolica. Alla due giorni infatti ha preso parte anche la signora Camelia Popa, consorte di Padre Robert, anche se molto occupata con il loro piccolo Dominique, un bambino vivacissimo di 15 mesi. Per noi italiani abituati alla tradizione cattolica di rito latino e in genere del tutto inconsapevoli di questa diversa tradizione cattolica delle chiese orientali, la vista di questo giovane sacerdote con la sua bella famigliola, ha creato curiosità, interesse e forse qualche domanda; per tutti i romeni che sono intervenuti ai vari incontri di questa due giorni dell’amicizia italo-romena invece la cosa ha contribuito a creare quella sensazione emozionante del ritrovare, nel paese straniero che li ha accolti, un certo ‘sapore di casa mia’, la propria ‘tradizione spirituale’, come l’emozione di riascoltare la Divina Liturgia greco-cattolica cantata nella propria lingua materna, con le icone poste ai lati dell’altare, appositamente portate da padre Robert.
Gli organizzatori dell’evento sono usciti da questa esperienza con la ferma convinzione di aver percepito una domanda proveniente dalla comunità romena così numerosa nel nostro territorio, e quindi con la determinazione a dare un seguito a tutto questo con prossime mirate iniziative. Come ha sottolineato infatti don Pietro Orazi, vicario generale della diocesi, “da tanto tempo parliamo di pastorale dei migranti, che una volta riguardava l’emigrazione italiana all’estero e che ora dovrebbe riguardare l’immigrazione degli stranieri in Italia; ma sino ad ora si è fatto pochissimo per non dire niente; questo evento costituisce sicuramente un tentativo concreto di realizzarla”.
Franco Pignotti
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