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La speranza per una completa assoluzione
Dopo quasi un anno di attesa, torna alla ribalta in Perù la vicenda di padre Mario Bartolini, il cui inizio del processo di appello è fissato per mercoledì 30 Novembre alle ore 9.00 del mattino (le ore 15.00 da noi) presso il Tribunale di Tarapoto che è il capoluogo regionale (regione San Martin – Alto Amazonas). Questo processo di appello riguarda l’intero gruppo degli imputati: i sei capi indigeni Adilia Tapullima Torres, Elias Sanchez Diaz, Favier Alava Florindez, Gorqui Vasquez Silva, Bladimiro Tapayuri Torres, il giornalista Eduardo Coronel Geovanni Acate e appunto il missionario Padre Mario Bartolini. Come si ricorderà, il 21 dicembre 2010 Padre Mario Bartolini e il giornalista Acate erano stati assolti nel processo di primo grado, mentre i sei capi indigeni erano stati condannati ad una restrizione della libertà per tre anni. La pubblica accusa aveva immediatamente fatto ricorso in appello sia contro l’assoluzione di padre Mario e di Acate, che contro le lievi pene comminate ai capi indigeni. Quest’ultimi invece avevano immediatamente fatto ricorso in appello contro la loro condanna. L’accusa per tutti era di sedizione e ribellione contro lo stato durante gli scioperi amazzonici del 2009 che avevano tenuto in scacco la vita economica della regione dal 18 aprile al 9 giugno, con episodi violenti dovuti alle cariche della polizia e alle risposte dei manifestanti. Secondo la difesa, padre Mario, presente tra i manifestanti, aveva svolto un’opera di pacificazione degli animi durante lo sciopero, mentre secondo l’accusa egli era uno dei principali capi della rivolta. La sentenza di primo grado aveva accolto la linea della difesa. Ora nel processo di appello, il Pubblico Ministero vorrebbe ribaltare la sentenza. Pur senza insistere sul reato di ‘ribellione’ contro lo Stato, i ricorrenti vorrebbero il riesame del processo sulla base delle evidenze che dimostrerebbero il ruolo attivo di incitatore sociale e non di pacificatore del missionario stesso. Scrive Lucero Guillen, principale collaboratrice di Padre Mario a Barranquita: “per quanto riguarda l'audizione del 30 novembre, sono stati convocati gli 8 imputati riguardante il caso dello sciopero indigeno di Yurimaguas. Dopo la conferma dell’assoluzione di padre Mario per il caso di ribellione, che avrebbe significato l'espulsione dal paese, l'accusa è ora la stessa per tutti gli otto imputati e riguarda la ostruzione del traffico, i blocchi stradali e altri reati simili. Nell’udienza del 30 novembre gli avvocati presenteranno le loro relazioni e motivazioni della difesa. Pensiamo che per la metà di Dicembre si arrivi ad una sentenza, contro la quale suppongo si possa fare ancora appello in caso fosse negativa sia per P. Mario che per gli altri. Questa volta tutti gli otto imputati hanno lo stesso avvocato, per cui speriamo non succeda la stessa cosa della volta precedente con la diversificazione di assoluzioni e condanne all’interno dello stesso gruppo”.
Ricordiamo che nel 2010, l’associazione ALOE Onlus, insieme ad altre realtà interessate, aveva promosso a partire dal mese di maggio una intensa campagna di solidarietà con il missionario che rischiava 11 anni di carcere in caso di condanna e/o l’espulsione dal paese, campagna cui avevano aderito, oltre a migliaia di privati cittadini con raccolta firme e fax indirizzati al Ministero degli Esteri, anche Enti locali come le Province di Ascoli e Fermo, la Regione Marche, la Conferenza Episcopale Marchigiana, il Comune di Firenze, il sindacato dei giornalisti marchigiani e la FNSI (federazione nazionale stampa italiana), diversi parlamentari di entrambe le Camere con interventi diretti presso il Ministro degli Esteri o con interrogazioni parlamentari, l’ultima delle quali il 23 dicembre 2010, firmata da ben 73 senatori (atto 4-04320) alla quale era stata data una risposta seppure generica dal sottosegretario di Stato per gli Affari esteri SCOTTI il 3 giugno 2011 (risposta all’interrogazione 4-04320 fascicolo 126).
Durante il corrente anno 2011, dopo l’assoluzione al processo di primo grado, l’associazione missionaria ALOE Onlus ha affiancato l’opera del missionario padre Mario Bartolini con il finanziamento di un progetto, ancora in corso, per l’assistenza legale dei campesinos e delle comunità indigene della zona, che si trovano a dover difendere con strumenti legali i titoli di proprietà sulle proprie terre dove sono vissuti da sempre, e che ora, con la complicità di agenzie governative, vengono rivendicate in maniera fraudolenta da multinazionali del biocarburante per la loro trasformazione in piantagioni di palma da olio per il biodiesel.
Franco Pignotti,
Direttore ALOE Onlus
Fermo, 27 Novembre 2011
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Marini Gaetano
01-12-2011 09:31 - #1