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Così si è espresso il Papa all'udienza generale dedicata alla figura di san Tommaso d'Aquino
ROMA, mercoledì, 16 giugno 2010 (ZENIT.org).- Negare la legge naturale equivale a spalancare la via al relativismo etico e al totalitarismo dello Stato. Lo ha detto questo mercoledì Benedetto XVI durante l'Udienza generale in piazza San Pietro in cui ha richiamato il metodo teologico e filosofico di san Tommaso d'Aquino.
Tornando a parlare dell'Aquinate il Papa ha ricordato che tra fede e ragione non c'è separazione ma “reciproca e vantaggiosa collaborazione”, perché pur nella distinzione dei metodi e nell'autonomia degli statuti, entrambe sono “strumenti della conoscenza” e possono sostenersi a vicenda.
Infatti, ha spiegato, la fede “protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti”.
La ragione, invece, come sostiene san Tommaso nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio, può “dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede”.
In questo senso, credenti e non credenti sono uniti dalla stessa attitudine a discernere “ciò che è bene fare e ciò che è bene evitare per il conseguimento di quella felicità che sta a cuore a ciascuno”.
Riferendosi ancora all’insegnamento di San Tommaso, il Santo Padre ha quindi ricordato gli ambiti di fede e ragione: “La ragione – ha detto – accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata”, mentre “la fede accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela”.
L’accordo tra ragione umana e fede cristiana, ha continuato, si trova però “in un altro principio basilare dell’Aquinate: la Grazia divina non annulla, ma suppone e perfeziona la natura umana”.
“La Grazia, elargita da Dio e comunicata attraverso il Mistero del Verbo incarnato, è un dono assolutamente gratuito con cui la natura viene guarita, potenziata e aiutata a perseguire il desiderio innato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna: la felicità”.
La Grazia – ha continuato il Papa – accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico”, per questo “tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa”.
Altrimenti, ha sottolineato, “quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico”.
“La difesa dei diritti universali dell’uomo e l’affermazione del valore assoluto della dignità della persona postulano un fondamento. Non è proprio la legge naturale questo fondamento, con i valori non negoziabili che essa indica?”, ha domandato.
Ricordando infine quanto scritto da Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae, Benedetto XVI ha sottolineato che “urge per l’avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l’esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi [..] valori che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere”.
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