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Notizie dalla Chiesa

Un'occasione di mettere al centro di tutto la persona

la riflessione di Mons. Pierre Dumas, presidente di Caritas Haiti

Il giorno prima del terremoto, stavo visitando delle zone della mia diocesi. Per andare in un posto, dovevo attraversare diversi fiumi, e in uno di questi abbiamo visto l’acqua “fare bolle” e delle onde. Abbiamo deciso di trascorrere la notte nel centro di formazione diocesano di Matean, vicino al mare, ma durante la notte le onde hanno iniziato a sbattere contro l’edificio e io ho pensato: “Questo è uno tsunami!”
Il giorno seguente sono tornato a Port‐au‐Prince e dieci minuti dopo essere sceso dalla macchina è avvenuto il terremoto. C’è stato un gran boato e la casa ha sussultato, non ho nemmeno avuto il tempo di uscire dalla porta che tutto si era calmato.
Sono tutti usciti in strada. Una delle prime cose che ho fatto è cercare di contattare i membri del mio staff e rassicurarli. Ho detto loro di non temere, che questa era una possibilità per le persone di dimostrare solidarietà e di aiutarsi a vicenda.
Ho perso una nipotina di due anni e mezzo e mio cognato nel terremoto. Tutti coloro che sono morti non meritavano di andarsene così presto. Per coloro di noi che sono rimasti, in questo momento c’è solo dolore. È per noi tutti una prova. Non durerà in eterno, ma dobbiamo superare questa prova con fede per poter giungere all’altra fine più uniti.
Credo che la nostra carità e il modo in cui viviamo questa crisi ci aiuterà a crescere in umanità. Ci aiuterà ad essere più generosi, aperti e disponibili agli altri, poiché i modi simbolici del nostro convivere sono stati distrutti. Tutti i simboli che ci uniscono: la cattedrale, il palazzo presidenziale, i ministeri, le scuole, le comunità religiose e molti altri luoghi sono crollati.
Ora dobbiamo ricostruire per poter vivere insieme. Dobbiamo farlo in modo da eliminare i pregiudizi e la discriminazione e generare fiducia. Deve essere fatto in modo da suscitare la solidarietà e l’apertura mentale. Penso che questo evento ci dia la possibilità di ricostruire il nostro paese in modo diverso e di comprendere il legame che ci unisce.
Siamo confrontati ad alcune domande che, per il momento, riguardano solo l’emergenza, ma un giorno riguarderanno la ricostruzione. Questo non significa ricostruire le cose come erano prima, ma avere invece una possibilità di costruire un Haiti migliore in cui la persona è al centro di tutto.

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