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Il fondatore dei Francescani dell'Immacolata spiega i misteri della preghera mariana
di padre Stefano M. Manelli F.I.
ROMA, lunedì, 4 giugno 2012 (ZENIT.org).- Il terzo “mistero della luce” non propone alla nostra meditazione e contemplazione soltanto un punto o alcuni punti della nostra Fede, ma ci presenta tutta intera la predicazione di Gesù lungo l’arco degli anni della vita pubblica svolta fra la Giudea e la Galilea.
La predicazione di Gesù significa la rivelazione del mistero di Dio Uno e Trino, significa la rivelazione del mistero dell’uomo chiamato alla salvezza nell’aldilà, significa la rivelazione del mistero della Chiesa, «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3,15). Nella sua predicazione, infatti, Gesù ci ha rivelato tutta la verità con le sue «parole di vita eterna» (Gv 6,69).
Per circa trent’anni di vita a Nazareth, Maria Santissima, cuore a cuore con il suo Gesù, nell’intimità della vita familiare, aveva ricevuto tutti i tesori del Figlio Suo nel quale «abitava corporalmente la Divinità» (Col 2,9), diventando così, Ella, la vera Sede della Sapienza, ineffabilmente ricca di tutta la Rivelazione divina e adorna di ogni grazia e santità.
Neppure gli Angeli possono comprendere appieno il mistero di Maria, della Madre di Dio, di Colei che, pur essendo figlia di Adamo, appartiene tuttavia all’Ordine dell’Unione Ipostatica, ed è posta, perciò, molto al di sopra dell’ordine angelico e dell’ordine umano-creaturale.
E con la recita del Santo Rosario, nel terzo “mistero della luce”, noi ci rivolgiamo proprio a Lei, alla Sede della Sapienza, perché ci aiuti a conoscere la Rivelazione divina nella predicazione di Gesù, ci aiuti a comprendere il disegno salvifico di Dio con l’Incarnazione e la Redenzione, per realizzare la somma gloria di Dio e la salvezza dell’universo.
La prima cosa da chiedere alla Madonna, difatti, è proprio la conoscenza retta della Parola di Dio con la comprensione più giusta del suo contenuto di verità di grazia.
Spesso, purtroppo, la Parola di Dio è stata e viene vanificata, viene falsata. Basti pensare alle molte eresie che hanno lacerato la Chiesa nei due millenni di Cristianesimo, e alla superficialità con cui oggi la Parola di Dio viene letta e manipolata da molti.
Alla scuola di Maria Santissima, durante la recita del Rosario, chiediamo l’illuminazione della mente e l’apertura del cuore per comprendere in profondità la predicazione di Gesù che chiama tutti alla conversione per salvarsi dalla perdizione eterna, per santificarsi e raggiungere il Regno dei cieli.
L’ascolto della Parola di Dio, il desiderio, l’impegno e la preoccupazione di conoscere e comprendere la Parola di Dio, attraverso la predicazione, la lettura, lo studio e la meditazione, devono essere uno dei frutti primari del Santo Rosario recitato sempre “con amore e attenzione”, come raccomandava san Pio da Pietrelcina.
Il Rosario, infatti, è il compendio del Vangelo, è la sintesi della Storia della salvezza, di cui si parla appunto nelle prediche e nelle omelie, nelle catechesi e nei discorsi spirituali. Importante è, però, avere buoni maestri e predicatori della Parola di Dio, capaci di illuminare le menti e di toccare i cuori secondo il volere di Dio, salvaguardando dagli errori e dalle falsità degli eretici di ieri e di oggi, disponendo gli animi dei fedeli ad accogliere tutte le parole del Vangelo di Gesù, che sono «parole di vita eterna» (Gv 6,69).
Santa Teresa d’Avila era così consapevole dell’importanza di avere bravi e santi predicatori che esortava le sue figlie, le carmelitane, ad offrire preghiere, digiuni e penitenze per i “seminatori della divina parola”, come ella li chiamava.
Si legge nella sua vita che «il cuore le sanguinava e gli occhi le si riempivano di lagrime, quando pensava alla sterilità della divina semenza in gran numero di anime, e soprattutto quando le si parlava dei danni fatti dall’eresia protestante in mezzo ai fedeli. Allora si rivolgeva a Dio con lagrime e sospiri, scongiurandolo di fecondare al centuplo il lavoro dei ministri della parola».
Se il Rosario può aiutare a conoscere il piano salvifico di Dio, può e vuole aiutare ancora più ad amare e a mettere in pratica gli insegnamenti divini per salvarsi e santificarsi. Per questo, però, è necessaria, nella recita del Rosario, la meditazione di ogni mistero del Rosario, che può e deve diventare anche contemplazione, secondo l’insegnamento del Papa Giovanni Paolo II, il quale chiama il Rosario “via di contemplazione”, dal momento che esso “si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana”, alla scuola di Maria, che è il sublime “modello di contemplazione”.
Ma quanti sono coloro che fanno del Rosario una preghiera realmente “meditata”? E quanti coloro che arrivano a farne una preghiera di “contemplazione”?
Purtroppo, è molto frequente, invece, sentir dire che il Rosario è una preghiera noiosa e monotona, con quella ripetizione delle Ave Maria che finisce col provocare tante distrazioni e divagazioni della mente durante la recita della santa corona.
La ragione? È semplice: non si può pregare raccolti e concentrati se si vive in modo dissipato e svagato, perdendosi dietro le cose del mondo.
Si attribuisce a san Bernardo un detto latino molto significativo per la nostra preghiera così distratta:«Os in choro - cor in foro», che significa: noi si prega stando con la bocca in coro (o nella Chiesa), ma con il cuore nella piazza.
Della Madonna il Vangelo dice diverse volte che Ella «meditava nel suo cuore» (Lc 2,19): chiediamo a Lei di poter noi purificare il nostro cuore da tante miserie di cose carnali e terrene, e di saper “meditare” nel cuore gli insegnamenti di Gesù e tutti gli eventi della vita di Gesù che Ella condivise in tutto e per tutto, così come ci vengono presentati nei venti misteri del Rosario.
Dalla “meditazione” dei misteri tutta la predicazione di Gesù ci illumina nel cammino di conversione e di santificazione per la vita eterna.
Virtù da praticare: Meditare il Vangelo.
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