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Il messaggio di Benedetto XVI al Vescovo di Treviri in occasione del V° centenario dell'ostensione della reliquia
di Luca Marcolivio
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 15 aprile 2012 (ZENIT.org) – In occasione del V centenario dell’ostensione della Sacra Tunica, nel duomo di Treviri, papa Benedetto XVI, lo scorso venerdì santo, ha inviato un messaggio al vescovo della città tedesca, monsignor Stephan Ackerman.
L’ostensione della reliquia è stata inaugurata venerdì scorso, 13 aprile, e durerà fino al 13 maggio prossimo, unitamente al pellegrinaggio di migliaia fedeli da tutto il mondo.
“In questa speciale occasione – scrive il Santo Padre - anch’io mi faccio, nel pensiero, pellegrino nell’antica e venerabile città episcopale di Treviri, per inserirmi, in un certo senso, alla schiera dei fedeli che, nelle prossime settimane, prendono parte al pellegrinaggio alla Sacra Tunica”.
Di seguito Benedetto XVI ricorda come questa importantissima reliquia renda presente “uno dei più drammatici momenti della vita terrena di Gesù, la sua morte in croce”.
E sebbene la spartizione delle vesti di Gesù (cfr. Gv 19,23) possa apparentemente sembrare un “episodio marginale” della Passione di Nostro Signore, anche questa reliquia ci aiuta “ a guardare con fede al Mistero della salvezza”.
Come narra Giovanni, i soldati “non vogliono strappare la tunica” ma la “tirano a sorte e in tal modo essa rimane intera”. In questo passo, spiega Benedetto XVI, i Padri della Chiesa intravedono l’unità della chiesa stessa, “fondata come unica e indivisa comunità dall’amore di Cristo”.
L’amore del Salvatore, quindi, “ricongiunge ciò che è diviso” e Cristo, senza dissolvere la “pluralità degli uomini”, è in gradi di unirli “tanto da poter diventare, essi stessi, in vari modi, mediatori gli uni per gli altri verso Dio”.
Inoltre la Sacra Tunica intende essere “un ammonimento alla Chiesa perché rimanga fedele alle sue origini, si renda consapevole che la sua unità, il suo consenso, la sua efficacia, la sua testimonianza possono essere, in fondo, creati solo dall’alto, possono essere donati solo da Dio”.
Storicamente la tunica non rappresentava un abito “elegante”, né esprimeva alcun “ruolo sociale”. Essa era un “modesto capo di vestito”, con il solo scopo di coprire il corpo, che ci ricorda “la dignità propria della Chiesa”.
L’integrità della Chiesa, Corpo di Cristo, è un bene che finisce spesso ferito “dal nostro egoismo, dalle nostre debolezze ed errori”. La “particolare dignità e integrità della Chiesa”, a sua volta, “non può essere esposta e consegnata al chiasso di un giudizio sommario da parte della pubblica opinione”.
Il pellegrinaggio giubilare alla Sacra Tunica ha come motto «Ricongiungi ciò che è diviso»: si tratta, spiega il Papa, di un’esortazione a non “rimanere fermi nell’isolamento” ma, piuttosto “chiedere al Signore di guidarci nel cammino comune della fede, e di rendere nuovamente vivi in noi i suoi contenuti”.
Prima di impartire la Benedizione Apostolica al vescovo di Treviri e a tutti i pellegrini che si recheranno in queste settimana presso la Sacra Tunica, Benedetto XVI ha auspicato che “nel crescere insieme dei cristiani nella fede, nella preghiera e nella testimonianza, potremo anche riconoscere, in mezzo alle prove del nostro tempo, la magnificenza e la bontà del Signore”.
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