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La radio del Papa, tra evangelizzazione e intelligenza tecnica

La Radio Vaticana compie 80 anniPresentata a Roma un'opera in due volumi sugli 80 anni dell'emittente

ROMA, mercoledì, 5 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “Ottant’anni della Radio del Papa” (Libreria Editrice Vaticana): è questo il titolo dei volumi presentati questo martedì 4 ottobre nell’aula magna dell’Università Lumsa, a Roma, che racchiudono gli 80 anni di vita dell'emittente pontificia voluta da Pio XI e realizzata da Guglielmo Marconi.

Oltre 700 pagine divise in due tomi: il primo volume scritto nel 1981 da Fernando Bea e riedito per l'occasione, Qui Radio Vaticana. Mezzo secolo della Radio del Papa (Città del Vaticano, Edizioni Radio Vaticana, 1981), traccia i primi 50 anni e cioè dagli albori della "Statio radiophonica vaticana" fino agli esordi del pontificato di Giovanni Paolo II; il secondo, opera di Alessandro De Carolis, parte dal 16 ottobre 1978 per arrivare al pontificato di Benedetto XVI.

L'incontro, moderato dal salesiano Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, ha visto la presenza in veste di relatori di padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa vaticana e della Radio Vaticana, dell’ingegnere Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, che hanno sostenuto la pubblicazione dei volumi, e del giornalista Alessandro De Carolis.

Nel corso della sua storia, ha affermato padre Lombardi, la Radio Vaticana non è stata testimone solo di “un cambio di strumenti o di organizzazione dei programmi” ma anche di una evoluzione del modo di essere comunicatori cattolici. “Oggi la Radio Vaticana cerca le vie, i linguaggi, gli strumenti, le forme sempre nuove per svolgere questa missione. Dire ‘radio’ è oggi limitante perché noi facciamo anche il web, un web multimediale”.

Nata sulla scia della ratificadei Patti Lateranensi,avvenuta l'11 febbraio del 1929, la Radio Vaticana permise alla Chiesa di farsi sentire dall'opinione pubblica e di essere, ha detto padre Lombardi,“uno strumento per comunicare in un tempo di persecuzione e mancanza di libertà nel mondo”.

Durante la seconda guerra mondialelanciava appelli per rintracciare civili e militari dispersi oltre a trasmettere i messaggi delle famiglie ai prigionieri; oppure quando il mondo era diviso dalla Cortina di Ferro, cominciò amoltiplicare le lingue di servizio per sostenere le Chiese del silenzio, lanciando “le sue onde più in alto dei muri della Guerra fredda”.

Lombardi ha quindi ricordato l'arrivo del Concilio Vaticano II e lo sviluppo delle comunicazioni sociali. Paolo VI, in particolare, fu un “rifondatore” della Radio e incoraggiò profondamente lo sviluppo della programmazione, affinché non prevedesse solo le traduzioni di un unico testo, ma anche redazioni in più lingue.

Invece, con Giovanni Paolo II e i suoi viaggi la Radio assunse un carattere più universale. E dagli anni '90 con i satelliti, il digitale e i multimedia i circa 400 impiegati, le 40 redazioni e i servizi in 60 lingue hanno dovuto aggiornarsi per stare al passo con i tempi.

Ma non si è trattato soltanto, ha specificato il direttore della Radio Vaticana, di “un cambio di strumenti, ma di un evolversi del modo di essere comunicatori al servizio della Chiesa universale”, nei primi decenni si offriva “un servizio di comunicazione unidirezionale dal centro alla periferia”.“Invece negli anni '90 – ha proseguito – i nostri programmi sono stati dei contributi inseriti nelle radio cristiane o cattoliche dove c’era libertà. Non più l’ascolto diretto, ma un servizio che offriva ai comunicatori la possibilità di inserirlo nel suo lavoro, nel loro Paese, con la sua radio, integrandolo con il contributo della Radio Vaticana”.

Poi l'avvento di Internet: “inseriti in un magma di comunicazione, con innumerevoli centri, che si possono utilizzare in modo diverso, abbiamo delle sfide che noi intuiamo giorno per giorno e che ci spingono a integrare di più il nostro servizio con le altre realtà di comunicazione”.

Oggi, ha concluso, “la Radio Vaticana di fatto è una comunità di comunicatori che ha una missione al servizio della Chiesa universale, ma che cerca linguaggi e forme sempre nuove per svolgere questa missione. Dire radio oggi è limitante, siamo una radio ma non solo”; oggi, “non possiamo fermarci a ripetere il passato, ma dobbiamo affrontare queste nuove imprese, poggiando bene i piedi su ottant'anni di premessa solida”.

Da parte sua, il giornalista Alessandro De Carolis ha indicato che “il trentennio di Giovanni Paolo II ha mandato in subbuglio la Radio Vaticana, perché era un Papa veloce per gli standard dell’epoca”, che ha portato a inventare “delle nuovissime modalità di lavoro, per stare al passo dell'atleta di Dio”. Quindi dopo il primo viaggio, che ha permesso di capire l'inadeguatezza del sistema, si è provveduto ad allestire uno studio centrale.

“In Polonia, il regime boicottò mediaticamente Giovanni Paolo II, con indicazioni sulle inquadrature ristrette, senza riprendere la folla, ecc”, ha ricordato De Carolis. “Anche quando il Papa celebrò una messa con 2 milioni di persone”. Ma il boicottaggio “andò a monte perché la radio tenne aperti i canali durante tutto il viaggio del Papa e i fedeli con la radiolina poterono seguirlo”.

De Carolis ha indicato anche che "ogni singola redazione calibrava i propri messaggi in sintonia con quello che mancava". Così per esempio in Albania “veniva trasmesso un programma che si chiamava qualcosa come 'l’ora della felicità', e nel quale si indicavano quante suore o quanti sacerdoti erano stati uccisi o processati”. In quello stesso periodo, “la Radio trasmetteva programmi di formazione, la Santa Messa. Migliaia di persone ci hanno ringraziato, perché potevano ascoltare clandestinamente la messa”.

Il giornalista ha ricordato diversi mutamenti, come negli anni 90’ quando la Radio inserì programmi in favore del Kosovo, trasmettendo i nomi dei profughi. Poi con il programma “Iubileum” si passò a una radio di flusso, come è oggi 105 live per la città di Roma.

Nel concludere il suo intervento De Carolis ha ricordato un discorso del precedente direttore generale della Radio Vaticana, padre Pasquale Borgomeo, quando ricordava che con la caduta del Muro di Berlino la Radio aveva cambiato la sua missione per i popoli dell’Est, e quindi si chiedeva: "Davanti alle nuove sfide ce la faremo?”. “Se guardiamo alle nostre forze, diremmo di no – ha affermato De Carolis –. Se guardiamo alla grandezza della nostra missione, direi di sì”.

Mauro Moretti ha annunciato che i due volumi verranno presentati a Benedetto XVI il prossimo 27 ottobre durante il viaggio in treno verso Assisi, dove si celebrerà l’incontro di preghiera per la pace: "proprio come le Ferrovie, la Radio Vaticana, negli ottant'anni della sua attività, ha messo in relazione persone di lingue e di Paesi diversi, rappresentando un capitolo importante non solo nella storia d'Italia, ma di tutto il XX secolo”.

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