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Il 13,8% degli italiani vive nella povertà

XI rapporto Caritas ItalianaLo rivela il XI Rapporto Caritas

ROMA, martedì, 18 ottobre (ZENIT.org) – “8 milioni e 272mila italiani in situazione di povertà relativa, equivalenti al 13,8% dell’intera popolazione”. È questo il primo dato preoccupante emerso dal Rapporto 2011 su Povertà ed esclusione sociale in Italia, presentato ieri, lunedì 17 ottobre, da Caritas Italiana e Fondazione Zancan, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Il rapporto, dal titolo Poveri di diritti, realizzato in occasione della Giornata mondiale della povertà, ha posto in luce dati peggiorativi rispetto al precedente rapporto, oltre a prospettive preoccupanti, tra cui quella di un futuro per i giovani sempre più difficile da costruire.

“È indubbio che i giovani hanno pagato in misura più elevata la crisi”, ha affermato monsignor Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana. “Nella prospettiva di lungo periodo, italiana ed europea – ha proseguito - le vulnerabilità dei giovani, unitamente ad alcune lentezze storiche, stanno frenando lo slancio dell’Italia verso il futuro, rischiando di determinare un ritardo con forti ripercussioni intergenerazionali”.

Secondo il rapporto, infatti “solo un terzo dei giovani migliora la propria condizione sociale rispetto a quella dei genitori; più della metà di essi rimane ancorata al ceto sociale di provenienza ed una parte è costretta a scendere ad un gradino di benessere inferiore a quello dei propri genitori”.

Un fenomeno, questo, che non si era mai verificato prima d’ora nel nostro paese, e che rischia di intaccare il capitale di fiducia necessario a garantire sviluppo e promozione sociale nel tempo.

Il dossier, inoltre, evidenzia alcune nuove e precise tendenze all’interno di questo panorama. Innanzitutto la cronicizzazione e il peggioramento delle condizioni dei “poveri storici”. Come già segnalato nel precedente Rapporto, le Caritas diocesane continuano a registrare un aumento costante delle persone che si presentano ai Centri di Ascolto e ai servizi promossi dalle Caritas diocesane. Negli ultimi quattro anni il numero è aumentato del 19,8%, e quasi il 70% proviene dal Sud-Italia.

Altra tendenza è il progressivo coinvolgimento in situazioni di temporanea difficoltà economica di persone e famiglie che si differenziano dalla marginalità estrema, poiché risiedono in dimora stabile, lavorano e vivono all’interno di un nucleo familiare.

Nuove situazioni di povertà, dunque, sempre meno legate a persone sole e sempre più caratterizzate da un coinvolgimento complessivo dell’intero nucleo familiare. Tutti i membri della famiglia si trovano a vivere, in modi diversi, una condizione di stress e di sofferenza, anche se sono le donne e le nuove generazioni a pagare il prezzo più elevato.

È del 44,8%, in conclusione, la percentuale di aumento della presenza di “povertà familiare” registrata dai Centri di Ascolto delle Caritas diocesane. Si conferma così che si è poveri per insufficienza o assenza di risorse economiche; tuttavia appare sempre più evidente che, come dichiarato da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della CEI, “la povertà si presenta come deficit non solo di possibilità materiali ma anche di capacità, di relazioni e di socialità, privazione di strumenti informativi e culturali, perdita di identità e di senso, smarrimento di valori e assenza di punti di riferimento solidali all’interno della città e del tessuto sociale”.

Una povertà non solo economica ma anche antropologica quindi, per cui è possibile intendere il significato del titolo Poveri di diritti che i curatori hanno dato a questo XI Rapporto: sono "poveri" tutti coloro che vivono in una condizione di negazione o di limitazione delle possibilità fondamentali per condurre con dignità la propria vita, dei diritti sostanziali di accesso e di fruizione delle opportunità che la società offre e che dovrebbe essere consentito a tutti di raggiungere.

Ha concluso monsignor Crociata: “Prendersi carico e promuovere la persona nella sua interezza, rendendola soggetto consapevole del proprio riscatto, costituisce il più potente fattore di contrasto della povertà”.

 

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