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La CEI con il Card. Bagnasco: condivisione convinta ed unanime

I Vescovi italiani riuniti nel Consiglio Permanente della CEI condividono pienamente quanto il Presidente, Card. Angelo Bagnasco, ha espresso nella prolusione introduttivaDopo la sua prolusione sulla situazione culturale e politica in Italia

ROMA, martedì, 27 settembre 2011 (ZENIT.org).- “Una condivisione convinta ed unanime” è quella che è emersa nel Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) all’indomani della prolusione in cui il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente dell'episcopato, ha analizzato il delicato momento culturale e politico che l’Italia sta attraversando.

Monsignor Domenico Pompili, portavoce della CEI, ha rilasciato una dichiarazione al termine della seconda giornata di lavori del Consiglio Episcopale Permanente – in svolgimento a Roma da questo lunedì al 29 settembre – in cui ricorda che gli aggettivi più ricorrenti tra i Vescovi relativamente alla prolusione del Cardinal Bagnasco sono stati “ferma e pacata”, “severa ed approfondita”.

La riflessione del porporato, sottolinea monsignor Pompili, “ha voluto dar corpo al disagio profondo che vive il Paese, senza perdere di vista la capacità di una speranza, in grado di aprirsi al futuro”.

“Non a caso – ha indicato –, i giovani e in particolare la recente esperienza della GMG a Madrid, sono stati identificati come un segno positivo che conferma il bisogno di una diffusa ricerca religiosa”.

L’impegno educativo nei loro riguardi “non può disattendere peraltro uno sguardo attento alla scuola”, che “deve essere sostenuta nelle sue molteplici forme”, “compresa quella non statale, che vede tante famiglie intente ad intraprendere nuovi percorsi, pur di assicurare e garantire la propria libertà di scelta”.

“La questione della fede resta centrale per la vita della Chiesa e non va data per scontata, anzi deve continuamente essere risvegliata ed affrontata, come invita a fare Benedetto XVI”, ha ricordato ancora monsignor Pompili.

Allo stesso modo, ha indicato che “non è mancata una seria ricognizione del difficile momento economico, la cui genesi è stata lucidamente intravista dalla Caritas in veritate, di cui occorre diffondere la lettura per offrire quel contributo che la gente si attende dalla Chiesa, come conferma della sua prossimità e insieme della sua capacità di non ridurre tutto al solo aspetto materiale”.

Nella seconda giornata di lavori, infine, è stato rilevato che il desiderio di un maggiore impegno dei cattolici in ambito politico va costruito “attorno a quel plesso valoriale che è l’etica della vita, necessaria ed insostituibile premessa dell’etica sociale”.

 

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