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La secolarizzazione è un grande tsunami della cultura

Josè Ignacio Munilla, Vescovo di San SebastianIntervento del Vescovo di San Sebastian (Spagna)

MADRID, domenica, 24 luglio 2011 (ZENIT.org).- Monsignor José Ignacio Munilla, Vescovo di San Sebastián (Spagna), afferma che il contatto della Chiesa con il giovane deve essere più discreto, a causa dell'impatto profondo sulla persona del processo di secolarizzazione.

“Dire che le cose vanno bene nella trasmissione della fede sarebbe ridicolo. Ci preoccupa molto l'evangelizzazione nel tempo in cui la secolarizzazione è un grande tsunami”, ha affermato il presule basco durante il suo intervento al corso estivo “I giovani e la Chiesa” presso l'Università Re Juan Carlos.

“L'evangelizzazione dei giovani si fa con grande rispetto e affetto, ma non bisogna mai idolatrare la gioventù, perché dobbiamo avere come meta la maturità, non la gioventù permanente”, ha sottolineato monsignor Munilla.

Con queste parole, il presule ha affrontato la realtà culturale della Spagna, dove “l'emergenza educativa è maggiore che in altre parti del mondo. La nostra situazione è speciale, abbiamo vissuto senza curarci dell'essenziale”; “è stata rubata l'anima cristiana della nostra Nazione”.

“L'influenza sociale è stata brutale, si è andata creando una disaffezione nei confronti della Chiesa cattolica”, ha sottolineato, indicando che anche così sono molti quelli che camminano con la Chiesa.

Il Vescovo di San Sebastián ha dichiarato che “l'ideologia di genere è come una metastasi del marxismo. L'impressione che ci dà è che il marxismo, pur se caduto come modello economico, continui a voler essere un modello antropologico”.

Circa ciò che offre la Chiesa ai giovani, monsignor Munilla ha detto che “il loro desiderio di felicità si lega al desiderio di Cristo di rispondere alle loro domande, presentare la proposta, messaggio di salvezza, di felicità”.

Il responsabile della Pastorale della Gioventù nella Conferenza Episcopale Spagnola ha aggiunto che è necessario “presentare un progetto coerente con un senso etico che non metta da parte la dimensione affettiva. Il Vangelo per i giovani è accompagnare anche altri nel mondo del dolore e della sofferenza, contro il narcisismo imperante che ci invade, dimenticandosi di se stessi per poter essere seguaci di Cristo”.

“Gli spazi di incontro sono necessari come luoghi alternativi per poter presentare il progetto e vivere in base alla fede”, ha aggiunto.

Il Vescovo basco ha proposto tre modelli da applicare alla pastorale giovanile: l'esperienza di San Giovanni Bosco, centrata sulla condivisione del tempo con i giovani; essere testimoni e referenti, come ha fatto Giovanni Paolo II, e aiutarli ad avere capacità critica di fronte al relativismo, come sta facendo Benedetto XVI.

Il presule si è infine riferito alla Giornata Mondiale della Gioventù definendola “la chiamata del Papa e l'incontro di giovani che si trovano con altri giovani ampliando l'orizzonte, dove necessariamente l'accompagnamento dei sacerdoti darà loro profondità e consapevolezza di paternità e maternità della Chiesa”, differenziandola dal paternalismo.

Monsignor Munilla ha infine sottolineato l'importanza del fatto che “Benedetto XVI ponga i giovani del mondo di fronte alla presenza di Gesù, fratello, amico e redentore del mondo, chiedendo che possano avere sempre il cuore di Cristo al loro fianco”.

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