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"Cor Unum" invia un'ingente somma ad alcune diocesi della zona
CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 18 agosto 2011 (ZENIT.org).- Il Pontificio Consiglio “Cor Unum” ha inviato la settimana scorsa un aiuto sostanzioso a nome del Papa ad alcune Diocesi del Corno d'Africa colpite dalla carestia.
Lo ha riferito il segretario di questo dicastero per la promozione umana cristiana, monsignor Giampietro Dal Toso, in un'intervista al quotidiano “L’Osservatore Romano”.
Benedetto XVI ha inviato questo aiuto in concreto a cinque Diocesi del Kenya e a sei Diocesi dell'Etiopia che affrontano un'emergenza umanitaria con pochi mezzi, accogliendo e mantenendo la popolazione nelle sue necessità fondamentali immediate.
In questo momento, secondo la Caritas circa 12,42 milioni di persone si trovano in una situazione di emergenza per la carestia nella zona del Corno d'Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea, alcune zone del Kenya e dell'Uganda).Se non si riceveranno aiuti urgenti, il rischio di morte è imminente.
Monsignor Dal Toso ha considerato l'aiuto del Papa come un forte richiamo alla comunità internazionale e “il segno della particolare attenzione con la quale Benedetto XVI segue la drammatica situazione della regione e della sua sollecitudine per le martoriate popolazioni”.
“Cor Unum” ha inviato questi nuovi aiuti dopo un primo sostegno di 50.000 euro mandati a luglio dal Papa, in segno di vicinanza, al Vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio (Somalia), monsignor Giorgio Bertin, OFM, direttamente impegnato nell'aiuto alle popolazioni colpite.
Il segretario del dicastero ha affermato che il Papa è stato uno dei primi a sottolineare la gravità della situazione, il 17 luglio scorso, indicando la necessità di intervenire per difendere e sostenere una popolazione che soffre tanto.
Quella domenica, in occasione della recita dell'Angelus, Benedetto XVI ha esortato “la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini”.
Siccità, conflitto, esodo
Nella sua intervista al quotidiano vaticano, monsignor Dal Toso ha spiegato che la situazione nel Corno d'Africa è condizionata da una serie di problematiche, tra cui la siccità, che è degenerata in carestia, e il conflitto in Somalia, che ha provocato l'esodo di migliaia di persone.
Le piogge cadute tra ottobre e dicembre 2010 sono state estremamente scarse e irregolari, e ciò ha aggravato la siccità di cui soffre la zona da due anni, che ha compromesso gravemente i raccoliti e soprattutto i pascoli in Somalia, Kenya, Etiopia e Gibuti.
Monsignor Dal Toso ha indicato la necessità di pianificare progetti di sviluppo “che possano garantire il futuro delle nuove generazioni” e allontanare per sempre “lo spettro della fame nel mondo”.
La comunità internazionale, ha aggiunto, sta agendo, ma non deve abbassare la guardia, soprattutto quando terminerà l'effetto emotivo provocato attraverso i mezzi di comunicazione.
Varie organizzazioni cattoliche come Caritas Internationalis stanno attuando programmi organizzati con grandi apporti economici, di vari milioni di euro, per migliorare la situazione attuale e anche quella a lungo termine.
Catastrofe
Alla fine di maggio il Governo kenyota ha definito “catastrofe nazionale” la situazione alimentare in varie zone del Paese.
Il 20 luglio scorso l'ONU ha dichiarato ufficialmente la carestia in due regioni della Somalia meridionale: il sud di Bakol e il Basso Shabelle, e in questo mese di agosto l'allerta è stata estesa ad altre tre regioni.
L'ONU ha anche reso noto che da quando è stata dichiarata la carestia circa 20.000 persone si sono trasferite dal sud-est della Somalia alla capitale del Paese, Mogadiscio, dove i rifugiati arrivano sperando di trovare del cibo.
Si stima inoltre che circa 100.000 somali siano fuggiti nei campi di aiuto nel vicino Kenya, e altri 78.000 in campi simili in Etiopia.
L'ONU dichiara la carestia (livello 5 – e massimo – di allerta) quando esistono alcuni indicatori, come un tasso di malnutrizione acuta tra i bambini superiore al 30% (al momento della dichiarazione dell'ONU era di oltre il 50%).
Un altro indicatore determinante è che muoiano ogni giorno più di 2 persone per ogni 10.000 (al momento della dichiarazione i bambini morivano a un ritmo di sei su ogni 10.000 al giorno).
Ampie regioni di Kenya, Etiopia e Gibuti si trovano al livello 4 di allerta, sull'orlo della carestia. Non esistono dati ufficiali sulla situazione in Eritrea, anche se si sa che le ultime piogge sono state irregolari anche lì.
La peggiore siccità in 60 anni nel Corno d'Africa aggrava una situazione strutturale di povertà e conflitto, alimentata dall'aumento internazionale del prezzo degli alimenti e del combustibile.
La Caritas prevede che la crisi si acutizzerà nei prossimi mesi a causa dell'aumento dei prezzi del cibo e della mancanza di piogge fino almeno a novembre o dicembre.
L'organizzazione caritativa, che continua a raccogliere donazioni, ha ricordato che quanti hanno dovuto abbandonare le proprie case e hanno perso tutti i mezzi di sussisitenza avranno bisogno di molti anni per riprendersi e ricostruire la propria vita.
La ricerca di cibo e assistenza si sta traducendo in uno sfollamento su larga scala e nella migrazione di pastori e agricoltori, che percorrono grandi distanze a piedi, su asini o spendendo gli ultimi fondi per essere trasportati su camion gremiti di persone.
Fuggendo dalle zone colpite dalla siccità, molte famiglie si vedono costrette ad abbandonare gli anziani, i bambini malati e indeboliti e le donne in stato di gravidanza. Spesso devono lasciare i cadaveri dei propri cari lungo il cammino. Giungono poi a destinazione in condizioni deplorevoli, sfiancati, denutriti e con malattie, come la malaria.
Molti sono anche stati attaccati da banditi armati, che li hanno derubati dei loro scarsi beni e li hanno sottoposti a ogni tipo di violenza.
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