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Il piano di aiuto della Caritas Italiana per il Sud Sudan

Intervento della Caritas in Sud SudanIn vista della prossima divisione sancita dal referendum per l'autodeterminazione della regione

ROMA, martedì, 28 giugno 2011 (ZENIT.org).- Un appello per la pace e una novena di preghiera che prenderà il via il 29 giugno sono stati proposti dai vescovi sudanesi all’approssimarsi della data del 9 luglio che sancirà la divisione del Sud Sudan dal governo di Khartoum in base al referendum per l’autodeterminazione della regione svoltosi lo scorso 9 gennaio.

La notizia dell’intervento dei vescovi è stata diffusa il 28 giugno con una nota da Caritas italiana.

L’appello per la pace nasce dall’intensificarsi degli scontri e delle violenze causati proprio dall’avvicinarsi del 9 luglio e dell’indipendenza (cfr ZENIT, 23 giugno, “Accordo per la smilitarizzazione di Abyei”).

Nelle ultime settimane, informa la nota, gli scontri specialmente nella regione del Sud Kordofan, hanno causato un imprecisato numero di vittime mentre sono “oltre 60 mila le persone in fuga a causa di razzie, incendi di villaggi, violazioni di diritti umani, esecuzioni sommarie, bombardamenti aerei”.

“La guerra deve terminare immediatamente. C’è una grande sofferenza tra la popolazione” ha denunciato mons. Michael Didi Adgum Mangoria, vescovo ausiliare di El Obeid, la diocesi maggiormente colpita dalle ultime violenze. “La comunità internazionale – ha ingiunto il vescovo - deve fare tutto il possibile per consentire il ritorno della pace”.

“Oltre 30 anni di guerre, colpi di stato militari, crisi economiche e alimentari – prosegue la nota di Caritas italiana - hanno portato l’82% della popolazione a vivere sotto la soglia di povertà e provocato oltre 2 milioni di morti e 6 milioni di profughi, nonostante gli accordi di pace nel 2005”. Come da tempo viene sottolineato dalla Campagna italiana per il Sudan (www.campagnasudan.it), “sono molti i nodi irrisolti e gli interessi in campo, soprattutto per quanto concerne l’uso delle risorse, che trasformano la data del 9 luglio in motivo di conflitto, nonostante il riconoscimento dell’esito del referendum da parte del governo di Khartoum”.

Da anni Caritas italiana, ricorda la nota, “è attiva in Sudan e nei paesi limitrofi con un impegno complessivo di oltre 500 mila euro in programmi in favore della pace, educazione, sanità, sviluppo agricolo e, dal 2009, con la presenza di un’operatrice sul campo, affianca la Chiesa locale in un piano di formazione delle comunità di base e del personale diocesano, per accrescere la capacità di lettura e di risposta ai bisogni delle fasce più vulnerabili della popolazione”.

L’appello dei vescovi sudanesi è occasione per unirsi nella preghiera e intensificare il sostegno a Caritas Sudan.

In collaborazione con la rete internazionale Caritas, infatti, “è in atto un piano di aiuto d’urgenza in tutto il paese, rivolto alle persone che si spostano da nord a sud e in particolare alle fasce più vulnerabili: donne, minori, anziani”. L’intervento è concentrato prevalentemente nella distribuzione di cibo, acqua, kit sanitari, teli di plastica ed altri utensili per alloggi provvisori ad oltre 50 mila sfollati. Per i prossimi mesi, inoltre, è stato lanciato un programma annuale che prevede interventi in tutto il Sud Sudan in vari settori tra i quali: igiene, alimentazione, salute, protezione fisica, educazione di base, attività di peace building e educazione alla risoluzione nonviolenta dei conflitti.

Il programma prevede sia aiuti d’urgenza, sia interventi di ricostruzione e riabilitazione di medio periodo, in particolare nell’ambito delle strutture scolastiche e dell’accesso all’acqua (pozzi, sistemi di distribuzione ecc.).

 

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