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La Giustizia italiana riconosce l'impegno della banca vaticana

La sede dello IOR in VaticanoRevoca del sequestro dei fondi dello IOR

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° giugno 2011 (ZENIT.org).- La cosiddetta banca del Vaticano, l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), ha dato esempio di buona condotta e la Procura di Roma ha disposto il dissequestro dei 23 milioni di euro congelati dallo scorso settembre.

La decisione è stata apprezzata dal Vaticano, che in una dichiarazione del suo portavoce ha ribadito l'impegno ad “aderire pienamente agli standard internazionali per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario”.

Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il PM Stefano Rocco Fava hanno accolto l’istanza presentata il 20 maggio scorso dalla difesa, prendendo atto che negli ultimi cinque mesi “si sono verificati rilevanti mutamenti sul piano normativo e istituzionale che hanno ridisegnato il contesto entro cui occorre valutare la permanenza o meno delle ragioni poste a base del decreto di sequestro preventivo dei 23 milioni di euro”.

Si tratta delle nuove norme finanziarie con cui il Vaticano si è adeguato agli standard europei - la “Legge concernente la prevenzione il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo”, emanata lo scorso 30 dicembre ed entrata in vigore il 1° aprile - e dell’istituzione dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif), che ha compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio, ma anche di scambio di informazioni con analoghe autorità di altri Stati.

Il sequestro risale al settembre 2010. Il 15 del mese, l’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia ha “sospeso” due bonifici per un totale di 23 milioni di euro che lo IOR, in data 6 settembre, aveva richiesto di eseguire al Credito artigiano, presso cui è titolare di un conto corrente.

L’operazione prevedeva il trasferimento di 20 milioni alla JP Morgan di Francoforte e di tre milioni alla Banca del Fucino.

Gli inquirenti della Procura di Roma hanno contestato il reato omissivo della norma antiriciclaggio: non sarebbero cioè indicate “le generalità del soggetto per conto del quale si esegue l’operazione” e “lo scopo e la natura” della prestazione.

Il 21 settembre è giunta la notizia di un'indagine aperta nei confronti dei vertici dello IOR.

I 23 milioni, spiegano gli inquirenti, verranno “ricollocati” nella “identica situazione” nella quale si trovavano precedentemente alle disposizioni impartite dallo IOR al Credito Artigiano.

Proprio l’istituzione dell’Aif, guidata dal Cardinale Attilio Nicora, ha pesato in modo decisivo sulla decisione finale della Procura. Nel provvedimento di dissequestro si sottolinea, tra l’altro, che l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede “ha già iniziato una collaborazione con l’Uif, omologo organo di controllo italiano, fornendo informazioni adeguate su di una operazione intercorsa tra lo IOR e istituti bancari italiani che è stata oggetto di analisi per la sua potenziale illiceità”.

Per questo si può ritenere che “nello Stato straniero sia stato instaurato, in ordine alla operatività dello IOR, un regime giuridico improntato a criteri e regole tali da scongiurare il ripetersi di comportamenti omissivi”.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in un commento alla “Radio Vaticana” ha spiegato che la Santa Sede apprezza la revoca del sequestro dei fondi “perché conferma la correttezza con cui vuole operare lo IOR e la serietà dell’impegno con cui la Santa Sede, nell’aderire pienamente agli standard internazionali per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario, ha costituito tra l’altro l’Autorità di Informazione Finanziaria, dotandola di qualificate professionalità e di adeguati poteri per proseguire con decisione e coerenza il processo avviato”.

 

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