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La crescita economica riparte dal lavoro per i giovani

Mons. Silvano TomasiMons. Silvano Tomasi all'Organizzazione Internazionale del Lavoro

ROMA, giovedì, 9 giugno 2011 (ZENIT.org).- Per combattere la crisi economica occorre contrastare la disoccupazione, ridando speranza ai giovani e credibilità ai governi degli Stati. Lo ha sottolineato l’Arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto alla 100.ma Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo).

Se i Paesi sviluppati “stanno lentamente emergendo” dalla crisi finanziaria globale – ha detto mons. Tomasi secondo quanto riportato dalla Radio Vaticana –, “le vecchie formule per il recupero e la crescita economica si stanno rivelando meno certe in un ambiente economico integrato a livello globale”, dove i governi nella maggior parte dei casi non sono stati capaci di trovare una ricetta “che restituisca lavoro e includa nuove opportunità d’impiego” per milioni di persone che stanno cercando un’occupazione.

“Cosicché – ha aggiunto – a dispetto del fatto che massima parte degli indicatori macroeconomici sembrano avere recuperato i livelli pre-crisi, il mercato del lavoro è ancora sofferente: il tasso di disoccupazione resta alto e non mostra segnali di ripresa nel breve termine e nel lungo termine le previsioni sono variabili”.

“L’economia mondiale – ha osservato il delegato della Santa Sede - pur crescendo ad un livello stabile non è in grado di creare un sufficiente numero di posti di lavoro”. E, “questo è vero non solo per le economie avanzate ma anche per i mercati emergenti, come la Cina e l’India, dove la flessibilità dell’occupazione è estremamente bassa”, a dispetto del loro tasso di crescita a due cifre”.

Ecco allora che occorre “fare del nostro meglio per evitare questo scenario” di crescita senza occupazione. Tra i più colpiti in ogni Paese sono i giovani, ben 78 milioni i senza lavoro, tra i 15 ed i 24 anni, nel 2010, un tasso più alto del 2,6 per cento rispetto agli adulti.

Un'altra categoria debole sul mercato del lavoro - ha proseguito il presule - restano le donne. Nei Paesi più industrializzati dell’Ocse, il tasso di occupazione femminile è sotto quello degli uomini del 20 per cento, con punte del 30 per cento in Italia e Giappone, e cosi anche i salari delle donne sono inferiori del 20/30 per cento.

Ancora peggio stanno i lavoratori domestici, cosi spesso lavoratrici migranti, in grande aumento per le nuove esigenze di organizzazione sociale, ma che in molti Paesi vivono in condizioni miserabili di esclusione, privi di ogni tutela sindacale e previdenziale.

Da qui la speranza – espressa da mons. Tomasi - che in questa centesima Conferenza dell’Ilo venga approvata una Convenzione ad hoc sul lavoro domestico. Infine la raccomandazione che sia riaffermata l’importanza di una governance basata sul principio di sussidiarietà e di rappresentanza tripartita (lavoratori, imprenditori, governi) che dall’Organizzazione internazionale del lavoro “un vantaggio nella conoscenza integrata del ‘mondo reale’ riguardo occupazione e lavoro”.

 

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