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Il Card. Ravasi traccia un bilancio della due giorni del Cortile dei gentili a Parigi
ROMA, domenica, 27 marzo 2011 (ZENIT.org).- Nonostante la “scelta un po’ rischiosa”, l'evento di Parigi ha avuto un risultato positivo. E' questo il commento del Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al termine degli incontri tenutisi a Parigi il 24 e 25 marzo, quando è stato lanciato ufficialmente il “Cortile dei gentili”.
Una due giorni di eventi incentrati sul tema “Illuminismo, religione, ragione comune”, organizzati in collaborazione con l’Institut Catholique e inaugurati presso la sede dell’UNESCO, che hanno toccato i luoghi più emblematici della cultura francese, a partire dalla Sorbona.
Il Cortile dei gentili - il cui responsabile, all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura, è padre Jean-Marie Laurent Mazas – è una struttura permanente creata dal Dicastero vaticano presieduto dal Cardinale Ravasi per offrire uno spazio di dialogo e libero confronto tra credenti e non credenti sul tema della fede e sulle grandi questioni esistenziali (vita e morte, bene e male, amore e dolore, verità e menzogna, trascendenza e immanenza).
Nel tirare le somme al termine di questo esperienza il Cardinale Ravasi ha commentato ai microfoni della Radio Vaticana: “la mia impressione è triplice: da una parte, l’incontro a Parigi è stato per eccellenza l’incontro con una città-simbolo, che nella tradizione è la città della laicità, quindi della libertà, dell’indipendenza tra Chiesa e Stato e, devo dire, che questo incontro ha rivelato, invece, una particolare attenzione e sensibilità”.
“Una seconda considerazione – ha aggiunto – riguarda i temi che sono stati tutti di alto livello e si sono svolti nei vari luoghi, con tagli diversi ma anche con molta passione”.
“La terza esperienza, la terza sensazione – ha proseguito – è quella che l’incontro di Parigi diventa veramente un modello che, però, dovremo continuamente trascrivere in altre forme per altre città, tenendo conto soprattutto di questo punto terminale serale, quando il coinvolgimento è anche veramente con la massa, con la folla, con l’orizzonte più ampio”.
“Difatti – ha sottolineato il porporato –, in futuro dobbiamo affrontare non soltanto l’ateismo o le domande che i non credenti di alto profilo pongono, ma anche – forse – la superficialità, l’assenza di domande nei confronti della fede che spesso si registrano a livello più basso”.
Per quanto riguarda la risposta da parte dei partecipanti, se ci sia cioè o meno un desiderio di proseguire, di continuare questa iniziativa, il Cardinale Ravasi ha risposto: “La richiesta è molto forte, tant’è vero che ho voluto affidare al Collège des Bernardins di Parigi il progetto, in modo tale che sia un’istituzione della Chiesa cattolica francese che la continui”.
A riprova di ciò, ha evidenziato, “uno dei maggiori filosofi francesi non credenti, Luc Ferry, ha chiesto un incontro con me perché vuole che insieme a lui, con uno dei maggiori editori francesi, facciamo un testo comune – e questa è la cosa curiosa – sul Vangelo di Giovanni”.
“Infatti – ha aggiunto –, noi della Santa Sede veniamo solo per deporre un seme, un germe; sarà compito loro farlo poi fiorire”.
Obiettivo, infatti, del Pontificio Consiglio della Cultura non è quello di proporre queste iniziative ma di suscitarle, affidando alla struttura del “Cortile dei gentili” il compito di individuare i suoi interlocutori tra i non credenti (atei e agnostici) e i credenti, al fine di creare un ponte stabile di apertura e un gruppo di ricerca internazionale tra quanti accettano il dialogo e si lasciano interpellare dalle domande ultime dell’esistenza.
“Nel frattempo – ha ricordato il porporato –, abbiamo avuto dalle città che ci attendono – come Stoccolma, come Tirana, Praga, Québec e Firenze – abbiamo avuto presenze proprio qui a Parigi, che sono venute a verificare e già abbiamo avuto domande sulle modalità che vorremmo certamente applicare in modo diverso da queste”.
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