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Vescovo iracheno: i cristiani devono reclamare il diritto di esistere

Mons. Bashar WardaVisita l'Irlanda per presentare il rapporto 2011 "Perseguitati e dimenticati"

DUNDALK, lunedì, 21 marzo 2011 (ZENIT.org).- Si dice che un fondamentalista islamico che ha assassinato padre Ragheed Ganni nel 2007 gli abbia gridato prima di ucciderlo: “Ti avevo detto di chiudere la chiesa. Perché sei ancora qui?”.

Questa scena è stata ricordata mercoledì dal Cardinale Seán Brady, Arcivescovo di Armagh (Irlanda), nell'evento organizzato per promuovere il lancio dell'edizione 2011 del Rapporto dell'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sui cristiani oppressi a causa della loro fede, dal titolo “Perseguitati e dimenticati”.

La riflessione del Cardinale Brady ha risposto a un discorso dell'Arcivescovo Bashar Warda di Erbil, in Iraq.

Il discorso dell'Arcivescovo Warda ha fornito la risposta all'inquietante domanda dell'assassino. “Gli iracheni – ha detto – sono persone che hanno sperimentato un'enorme sofferenza, ma allo stesso tempo sono molto forti, resistenti, e sono preparati a reclamare il loro diritto di esistere”.

Nulla da nascondere

L'Arcivescovo ha appena 41 anni, ed è l'ottavo presule più giovane di tutta la Chiesa. Gli anni della guerra e dell'oppressione che hanno occupato tutta la sua vita hanno “rafforzato la nostra decisione di restare forti e reclamare il nostro diritto legale e storico come Chiesa e come cittadini dell'Iraq”, ha detto. “Non siamo arrivati fin qui per abbandonare tutto adesso”.

Il rapporto del presule sui problemi dell'Iraq ha sottolineato una serie di cause.

“Quella che gli iracheni stanno subendo è una crisi nel cambiamento culturale”, ha detto. “Viviamo in una regione che non sa decidersi tra la democrazia e la legge islamica. Non si riesce a decidere tra il diritto degli esseri umani di vivere in libertà e il controllo dello spirito e delle menti della gente”.

Il Paese è rimasto con una Costituzione debole che cerca di “soddisfare due signori”, ha commentato l'Arcivescovo: da un lato l'idea dei diritti per tutti, dall'altro la legge islamica per la maggioranza musulmana.

“Gli islamisti non sono gli unici ad aver fallito”, ha affermato. “Sono responsabili anche i secolari con scopo di lucro, così come i Governi vicini della regione che aiutano gli insorti con denaro e armi per destabilizzare il Governo”.

Monsignor Warda ha fornito un breve resoconto degli orrori quotidiani che si vivono nel suo Paese, sottolineando che tra il 2006 e il 2010 17 sacerdoti e 2 Vescovi iracheni sono stati sequestrati.

“Molti sono stati trattenuti per alcuni giorni, altri per settimane. Alcuni sono stati colpiti e torturati dai sequestratori. Alcuni sono stati liberati, ma un Vescovo, quattro sacerdoti e tre suddiaconi sono stati assassinati”, ha spiegato.

E' quindi iniziata la campagna sistematica di bombardamenti, cominciata a Mosul nel 2004. 66 chiese in totale sono state attaccate o bombardate: 41 a Baghdad, 19 a Mosul, 5 a Kirkuk e una a Ramadi. Sono stati bombardati anche due conventi, un monastero e un orfanotrofio gestito dalla Chiesa.

“Ci sono migliaia di esempi di schiacciante sofferenza dei cristiani iracheni”, ha detto il presule. “Il dolore e la pena della nostra comunità sono palpabili. Non c'è una sola persona che non si sia vista colpita dalla tragedia dal 2003”.

Questo, tuttavia, non farà sì che gli iracheni smettano di reclamare il loro “diritto di esistere”, ha dichiarato.

Gettare luce

La risposta del Cardinale Brady al suo confratello Vescovo ha presentato un parallelismo tra l'Iraq e l'Irlanda.

“Il manifesto e aggressivo sentimento anticristiano privato e pubblico è evidente in Iraq, ma non si limita a questo Paese”, ha dichiarato. “Si riscontra in tutto il Medio Oriente, attraverso l'Asia. Si può trovare in Africa, e in modo crescente in quelli che una volta erano i Paesi cristiani dell'Occidente europeo”.

Il Cardinale ha quindi parlato delle prove chiare e convincenti del fatto che la cristianità viene “sradicata aggressivamente dal Medio Oriente, la terra che l'ha vista fiorire”.

Allo stesso tempo, ha segnalato la “meno chiara” e “meno sanguinosa aggressione in Occidente, che sta mettendo il cristianesimo sotto la minaccia di un 'ateismo grave'”. “C'è un nichilismo che è diventato recentemente di moda che nega insistentemente qualsiasi verità provenga dalla fede”.

“Attraverso l'Europa e attraverso il mondo occidentale, ai cristiani viene chiesto: 'Perché siete ancora qui?'”, ha proseguito il Cardinale.

“Questa domanda fondamentale gridata dal presunto assassino di padre Ganni quattro anni fa nel nord dell'Iraq non è venuta meno”.

In questo contesto, ha riflettuto il Cardinale Brady, professare la propria fede in Iraq comporta una minaccia alla vita, “almeno da un punto di vista fisico”.

“Si potrebbe verificare lo stesso dal punto di vista spirituale?”, ha chiesto. “Potrebbe esserci il caso in cui sia più difficile essere un cristiano credente in Irlanda che in Iraq?”.

Il porporato ha quindi suggerito di “riconoscere l'esistenza di una guerra culturale in atto in Occidente, come di quella in atto in Medio Oriente”. “Forse non c'è spargimento di sangue e forse ci sono regole diverse, ma ciò che è in gioco è la stessa cosa, ovvero i diritti dei cristiani di riunirsi publicamente e professare la propria fede in parole e opere”.

“Siamo chiari: i cristiani hanno tutto il diritto di stare 'qui': di riunirsi in una piazza pubblica, di trasmettere la propria fede ai figli e di proclamare al mondo la verità cristiana sulla dignità di ogni essere umano e l'infinito amore del nostro Dio misericordioso”.

Il Cardinale Brady ha descritto la missione di Cristo in terra come quella di riconciliare l'uomo con Dio. “Il mandato permanente della Chiesa è continuare questa missione, questo processo di riconciliazione e di cura degli spiriti e delle società spezzate”, ha affermato. “La missione sulla Terra della Chiesa di Cristo è curare il mondo, portare la gente e i popoli al Regno di Dio”.

“E' per questo che la Chiesa esiste ancora in Irlanda – ha concluso –. E' per questo che la Chiesa esiste ancora in Iraq. E' per questo che padre Ganni e molti altri hanno offerto la vita, per portare la bellezza della Verità, per illuminare con la luce della Fede le parti più recondite del cuore umano”.

 

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