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Nell'Udienza Generale dedicata a Santa Caterina da Genova
ROMA, mercoledì, 12 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Il Purgatorio non è tanto un “luogo” di tormenti e purificazione delle anime quanto un “fuoco interiore” che permette di godere della visione beatifica di Dio, ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì, durante l'Udienza generale.
Nel tradizionale appuntamento con i fedeli da tutto il mondo, il Papa ha parlato di santa Caterina da Genova, vissuta a cavallo tra la metà del XV e XVI sec., e che fu direttrice e animatrice del grande complesso ospedaliero piemontese di Pammatone.
Parlando ai fedeli presenti in Aula Paolo VI, il Papa ha fatto riferimento in particolare alla descrizione che la santa fece del Purgatorio come di una fiamma che libera l'interiorità dal peccato portandola alla sua primitiva lucentezza.
Benedetto XVI ha raccontato la visione di Gesù che la Santa di Genova ebbe il 20 marzo 1473 durante una confessione: “Inginocchiatasi davanti al sacerdote, ‘ricevette - come ella stessa scrive - una ferita al cuore, d’un immenso amor de Dio’, con una visione così chiara delle sue miserie e dei suoi difetti e, allo stesso tempo, della bontà di Dio, che quasi ne svenne”.
“Fu toccata nel cuore da questa conoscenza di se stessa, della vita vuota che conduceva e della bontà di Dio – ha aggiunto il Santo Padre –. Da questa esperienza nacque la decisione che orientò tutta la sua vita, espressa nelle parole: ‘Non più mondo, non più peccati’”.
Da qui partirà la “vita di purificazione” di Caterina che approderà a una esperienza di progressiva “unione mistica”, in cui maturerà la sua visione “originale” del Purgatorio: “Il primo tratto originale riguarda il ‘luogo’ della purificazione delle anime. Nel suo tempo lo si raffigurava principalmente con il ricorso ad immagini legate allo spazio: si pensava a un certo spazio, dove si troverebbe il Purgatorio. In Caterina, invece, il Purgatorio non è presentato come un elemento del paesaggio delle viscere della terra: è un fuoco non esteriore, ma interiore. Questo è il Purgatorio, un fuoco interiore”.
Nell’immagine che la santa genovese ha del Purgatorio, non si parte “dall’aldilà per raccontare i tormenti del Purgatorio - come era in uso a quel tempo e forse ancora oggi - e poi indicare la via per la purificazione o la conversione, ma la nostra Santa parte dall’esperienza propria interiore della sua vita in cammino verso l’eternità”.
“L’anima – ha continuato il Santo Padre – è consapevole dell’immenso amore e della perfetta giustizia di Dio e, di conseguenza, soffre per non aver risposto in modo corretto e perfetto a tale amore, e proprio l’amore stesso a Dio diventa fiamma, l’amore stesso la purifica dalle sue scorie di peccato”.
Caterina da Genova, ha aggiunto il Papa, ci fa capire che “i Santi, nella loro esperienza di unione con Dio, raggiungono un sapere così profondo dei misteri divini, nel quale amore e conoscenza si compenetrano, da essere di aiuto agli stessi teologi nel loro impegno di studio, di intelligentia fidei, di intelligentia dei misteri della fede, di approfondimento reale dei misteri, per esempio di che cosa è il Purgatorio”.
“Cari amici – ha poi concluso –, non dobbiamo mai dimenticare che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amare veramente chi ci sta intorno, chi ci sta vicino, perché saremo capaci di vedere in ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni. La mistica non crea distanza dall’altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all’altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio”.
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