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Il Papa chiede un rinnovato impegno nel servizio ai fratelli bisognosi

Il Santuario di CzestochowaNel suo messaggio agli esercizi spirituali in svolgimento a Czestochowa

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° dicembre 2010 (ZENIT.org).- Nel messaggio che ha inviato ai partecipanti agli esercizi spirituali per i responsabili degli organismi caritativi cattolici europei, Papa Benedetto XVI ha chiesto un rinnovato impegno nel servizio ai più bisognosi.

Gli esercizi spirituali si stanno svolgendo presso il santuario mariano di Jasna Góra, a Czestochowa (Polonia), fino a questo venerdì, sul tema “Eccomi, Signore!”.

“In vista del tema del vostro incontro, la generosa risposta del profeta Isaia alla chiamata che ha ricevuto dal Signore, il Santo Padre prega che tutti voi siate mossi dall'amore di Cristo a rinnovare il vostro impegno di essere al servizio delle vostre sorelle e dei vostri fratelli bisognosi”, si legge nel testo, inviato dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

“La formazione del cuore che questi esercizi spirituali intendono promuovere dovrebbe accendere in voi gli stessi sentimenti di amore oblativo che hanno mosso il Signore Gesù a chinarsi per lavare i piedi dei suoi discepoli”, aggiunge il testo.

“Con questi sentimenti, Sua Santità assicura a tutti i presenti la sua vicinanza nella preghiera”, affidandoli “all'intercessione di Nostra Signora di Czestochowa”.

All'incontro nel santuario polacco stanno partecipando circa 300 persone, provenienti da 27 Paesi e 147 Diocesi europee.

Cristo, la pietra angolare

Nell'omelia della Messa che ha celebrato questo martedì durante l'incontro, il Cardinale Antonio Cañizares, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha sottolineato che Gesù Cristo “è l'unica pietra angolare che conferisce solidità all'edificio di un'umanità nuova”.

Nella festa di Sant'Andrea Apostolo, il porporato ha affermato che “siamo invitati a rivolgere il nostro sguardo verso Gesù Cristo e a seguirlo, lasciando tutto prontamente; siamo invitati a permettere che Egli divenga veramente l'unico Signore della nostra vita, perché soltanto in Lui, Figlio del Dio vivente incarnato, sta la nostra salvezza, in lui troviamo Dio, che è Amore”.

“In Lui, che si è spogliato del suo rango e si è sottomesso addirittura alla morte e alla morte di croce per noi, in virtù di puro amore e misericordia per tutti, sta la nostra speranza”.

“In questo luogo, vicino a Maria, la fedele serva del Signore”, “ci sentiamo spinti a condividere gli stessi sentimenti di Cristo, che nell’offerta totale di sé ci ha rivelato l'amore di Dio e ci ha arricchito di una vera sovrabbondanza di amore, chiamandoci ad incamminarci sulla via della santità, immacolati ai Suoi occhi a causa dell'amore”.

“La nostra vita, così come quella degli Apostoli, non può essere altro che una testimonianza dell'amore immenso che ci è stato rivelato in Gesù Cristo, soprattutto verso i più poveri e derelitti”.

Evangelizzare è possibile

Il Cardinal Cañizares ha quindi ricordato che “evangelizzare è possibile, è urgente e Dio ce lo sta chiedendo”.

“Si tratta di una nuova evangelizzazione in un mondo pagano, che si è allontanato da Dio o non si pone nemmeno il problema – ha segnalato –. Urge evangelizzare. Questo è il nostro futuro. Questa è la grande chiamata di Dio alla Chiesa ai nostri tempi”.

La verità dell'evangelizzazione, ha proseguito il Cardinale, “è il grande segno della carità, che è la dimensione della vita del cristiano e il pilastro imprescindibile su cui si regge la Chiesa”.

“Il segno del Messia, Salvatore e speranza dell'umanità, che gli uomini, peccatori e poveri, malati e distrutti stanno aspettando, è che 'i poveri vengono evangelizzati', come risponde Gesú ai discepoli di Giovanni (cf. Mt 10)”.

“E' il grande segno che il Regno di Dio è vicino a noi, dal quale abbiamo ricevuto la Buona Novella del Regno di Dio e che ha attecchito in noi: Dio Amore regna nei nostri cuori”.

La carità, base dell'evangelizzazione

“Il vero segno che rende credibile il Vangelo” è dunque proprio la carità, “l'amore che siamo chiamati a portare gli uni agli altri come Cristo ci ha amato, un amore vivo ed efficace, pratico e concreto verso i nostri fratelli, soprattutto verso coloro che versano in condizioni di maggiore povertà e necessità”.

“La carità è il vero cuore della Chiesa”. Per questo motivo, “è necessario e irrinunciabile che ci apriamo verso tutti gli uomini, specialmente quelli che sono vittime dell'ingiustizia o dell'emarginazione, verso tutti i lontani e gli abbandonati”.

La carità, infatti, “ci spinge a stabilire rapporti umani nuovi, che si radicano nell'amore di Dio e che è Dio; relazioni che si fondano sul rispetto della dignità di ogni essere umano, della persona umana, e sulla difesa dei deboli, degli innocenti e degli indifesi”.

Allo stesso modo, “ci proietta verso la pratica di un amore attivo e concreto verso ogni essere umano”.

Per questo, “è urgente e impellente scommettere sulla carità”, che “deve essere anche necessariamente un servizio alla cultura, alla politica, all’economia e alla famiglia, affinché vengano rispettati i principi fondamentali dai quali dipende il destino dell’umanità”.

“Che per la nostra vicinanza e prossimità ai poveri, che mediante la nostra opzione preferenziale per loro, come opzione della Chiesa, si testimoni lo stile dell'amore di Dio, la Sua provvidenza e la Sua misericordia, e che si seminino oggi, nella storia, quei semi del Regno di Dio che Gesù stesso, volto del Padre, ha sparso nella Sua vita terrena assistendo quanti ricorrrevano a Lui per ogni tipo di necessità spirituale e materiale”, ha auspicato il Cardinale concludendo la sua omelia.

 

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