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Di fronte allo scientismo ateo, riconoscere il valore dell'uomo

padre Raniero CantalamessaPrima predica di Avvento di padre Cantalamessa

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 3 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Di fronte allo scientismo ateo, che spoglia l'uomo di ogni superiorità sul resto della natura, è necessario restituire all'essere umano il suo nobile ruolo, basato sul suo essere a immagine e somiglianza di Dio.

Padre Raniero Cantalamessa, OFM cap, predicatore della Casa Pontificia, lo ha ricordato questo venerdì nella sua prima predica d'Avvento - sul tema: "Abbiate coraggio : io ho vinto il mondo" (Giovanni 16, 33) - Per una rievangelizzazione del mondo secolarizzato - nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano, alla presenza del Papa.

Il predicatore ha confessato che l'obiettivo delle sue tre meditazioni di questo Avvento “è quello di individuare alcuni nodi o ostacoli di fondo che rendono molti Paesi di antica tradizione cristiana 'refrattari' al messaggio evangelico”, soprattutto “lo scientismo, il secolarismo e il razionalismo”.

Questo venerdì ha preso in esame lo scientismo, che come diceva Giovanni Paolo II si rifiuta “di ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle che sono proprie delle scienze positive”.

Quando uno scienziato ateo dice che Dio non esiste, ha osservato padre Cantalamessa, “giudica un mondo che non conosce, applica le sue leggi a un oggetto che è fuori della loro portata. Per vedere Dio occorre aprire un occhio diverso”.

Il rifiuto dello scientismo, ha avvertito, “non ci deve naturalmente indurre al rifiuto della scienza o alla diffidenza nei confronti di essa”.

“Esempio luminoso” di “un atteggiamento aperto e costruttivo verso la scienza” è il nuovo beato John Henry Newman, la cui fede gli permetteva “di guardare con grande serenità alle scoperte scientifiche presenti o future”, nelle quali vedeva “una attinenza indiretta con le opinioni religiose”.

Il posto dell'uomo

Lungi dal voler esprimere “una critica generale dello scientismo”, padre Cantalamessa ha voluto sottolinearne un aspetto particolare che ha “un’incidenza diretta e decisiva” sull'evangelizzazione: la posizione che occupa l’uomo.

“La visione scientista della realtà, insieme con l’uomo, toglie di colpo dal centro dell’universo anche Cristo”, ha detto. “Più che di 'umanesimo ateo', almeno da questo punto di vista, si dovrebbe parlare, a mio parere, di anti-umanesimo, o addirittura di disumanesimo ateo”.

“La creazione dell’uomo a immagine di Dio ha delle implicazioni per certi versi sconvolgenti sulla concezione dell'uomo che il dibattito attuale che ci spinge a portare alla luce”, ha continuato il predicatore.

“L'uomo è creato a immagine di Dio, il che vuol dire che egli partecipa all’intima essenza di Dio che è relazione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo”.

“Significa che egli, nella sua essenza, anche se ad un livello creaturale, è ciò che, a livello increato, sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nella loro essenza. La persona umana è 'persona' proprio per questo nucleo razionale che la rende capace di accogliere la relazione che Dio vuole stabilire con essa e allo stesso tempo diventa generatore delle relazioni verso gli altri e vero il mondo”.

Evangelizzazione

Spostandosi sul piano dell’evangelizzazione, il predicatore della Casa Pontificia ha osservato che di fronte a scientismo, secolarismo e razionalismo l'“esposizione irenica della visione cristiana” è più efficace della polemica.

“L’espressione più alta della dignità e della vocazione dell’uomo secondo la visione cristiana si è cristallizzata nella dottrina della divinizzazione dell’uomo”, ha osservato.

Il Natale, ha aggiunto, è l’occasione ideale per riproporre a noi stessi e agli altri questo ideale che è patrimonio comune della cristianità, perché “è dall’incarnazione del Verbo che i Padri greci fanno derivare la possibilità stessa della divinizzazione”.

Con Cristo, infatti, “viene restaurato, o riportato alla luce quell’essere a immagine di Dio che fonda la superiorità dell’uomo sul resto del creato”.

Allo stesso modo, il Natale “è l’antitesi più radicale alla visione scientista”, perché si sentirà proclamare solennemente che “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv 1,3).

“Riascoltare queste parole mentre intorno a noi non si fa che ripetere 'Il mondo si spiega da solo, senza bisogno dell’ipotesi di un creatore', oppure 'siamo frutto del caso e della necessità', provoca indubbiamente uno shock – ha riconosciuto –, ma è più facile che una conversione e una fede sbocci da uno shock del genere che da una lunga argomentazione apologetica”.

“La domanda cruciale è: saremo capaci, noi che aspiriamo a rievangelizzare il mondo, di dilatare la nostra fede a queste dimensioni da capogiro? Crediamo noi davvero, con tutto il cuore, che 'tutto è stato fatto per mezzo di Cristo e in vista di Cristo'?”, ha chiesto padre Cantalamessa.

Ha quindi richiamato il libro “Introduzione al cristianesimo”, in cui Joseph Ratzinger afferma che “con il secondo articolo del ‘Credo’ siamo davanti all’autentico scandalo del cristianesimo”, “costituito dalla confessione che l’uomo-Gesù, un individuo giustiziato verso l’anno 30 in Palestina, sia il ‘Cristo’ (l’unto, l’eletto) di Dio, anzi addirittura il Figlio stesso di Dio, quindi centro focale, il fulcro determinante dell’intera storia umana”, e chiede se sia “davvero lecito aggrapparci al fragile stelo d’un singolo evento storico”.

“E' possibile, è liberante ed è gioioso – ha risposto il predicatore –. Non per le nostre forze, ma per il dono inestimabile della fede che abbiamo ricevuto e di cui rendiamo infinite grazie a Dio”.

 

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