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Notizie dalla Chiesa

Non si fermano gli attacchi contro i cristiani in Iraq

Persecuzione contro i cristiani in Iraq6 vittime e 33 feriti negli ultimi due giorni a Bagdad

ROMA, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Ancora attacchi contro abitazioni di cristiani in Iraq. Negli ultimi due giorni, a Baghdad, i terroristi hanno fatto esplodere sette ordigni. Il bilancio, ancora provvisorio, reso noto dal Ministero della Difesa iracheno parla di 6 vittime e 33 feriti.

L'attentato avviene a 10 giorni dalla strage avvenuta il 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso che ha causato la morte di oltre 58 persone e il ferimento di altre cento.

A questo proposito l'8 novembre, circa 350 persone si erano riunite pacificamente davanti al Parlamento britannico per protestare contro questo massacro, secondo quanto ha fatto sapere padre Nizar Senaam della Missione siro-cattolica nel Regno Unito. Manifestazioni simili si sono tenute in venti città in tutto il mondo.

I manifestanti hanno chiesto al Governo britannico di “condannare ufficialmente gli attacchi ed esercitare pressioni sul Governo iracheno affinché assicuri una maggiore protezione ai cristiani iracheni che vivono in Iraq”.

Padre Senaam ha espresso preoccupazione per un possibile esodo di massa dei cristiani iracheni che, se si verificasse realmente, avrebbe un “impatto enorme sulla Comunità europea e sul Regno Unito in particolare”.

Mentre la gente ha mostrato grande compassione per gli attentati, padre Senaam ha affermato che il Governo dovrebbe fare di più per proteggere i cristiani iracheni che intendono rimanere nella loro terra natia così come fornire sostegno a coloro che cercano rifugio nel Regno Unito.

Il sacerdote ha quindi esortato i media britannici, che a suo parere si sono mostrati “quasi indifferenti”, a “urlare forte abbastanza così che il Governo possa prestare attenzione”.

L'organizzazione ecclesiale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha reso noto il 10 novembre che gli attentati, presumibilmente coordinati, sono iniziati martedì sera nel quartiere al-Mansour della capitale irachena.

La violenza è continuata questo mercoledì mattina con bombe mortaio a Dora, il più grande quartiere cristiano nella zona meridionale di Baghdad, a Baladiyat e in un mercato molto frequentato dai cristiani nella zona di Kamp Sara.

In alcune dichiarazioni ad ACS, l'Arcivescovo iracheno Bashar Warda ha affermato che “Al Qaeda ha detto che le chiese e i cristiani sarebbero diventati un bersaglio. Questa è la prova che parlavano sul serio”.

Secondo altre fonti a Baghdad uno degli attentati è stato perpetrato contro la famiglia di una vittima del massacro del 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica. Secondo il servizio di notizie cristiano iracheno Ankawa, citato da ACS, i terroristi hanno identificato la famiglia per i segni di lutto della casa.

L'Arcivescovo caldeo Warda di Erbil, nel nord dell'Iraq, ha detto di aver ricevuto telefonate dalle famiglie e dagi amici delle vittime. “La gente ha molta paura. Prova ira e angoscia e non sa dove andare”.

“Il mio unico messaggio è di pregare per noi”, ha detto il presule. “E' un momento molto difficile. E' un disastro”.

A suo avviso, “bisogna esercitare pressioni sul Governo perché garantisca ai cristiani una protezione adeguata. Quella che stiamo affrontando non è un falla nella sicurezza, ma il fatto che i cristiani sono diventati un bersaglio”.

L'Arcivescovo Warda ha detto che gli attentati provocheranno un nuovo esodo di cristiani da Baghdad. Nel 2003, ha sottolineato, c'erano più di 40.000 famiglie cristiane nella città, mentre ora ce ne sono meno di 50.

Fino alla tragica domenica del massacro, ha aggiunto, i cristiani avevano iniziato a tornare a Baghdad, soprattutto nel distretto di Dora, che per il gran numero di chiese cattoliche e di case religiose viene chiamato “il Vaticano dell'Iraq”.

Gli attentati contro i cristiani hanno raggiunto il punto massimo nel 2004 e poi nel 2006, ma dal 2008 sembrava che fosse tornata la calma.

Dal canto suo, l'Arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, mons. Atanase Matti Shaba Matoka, ha detto questo mercoledì all'agenzia Fides: “Che possiamo fare, che cosa possiamo dire? Un profondo sconforto avvolge la nostra comunità. L'ondata di attentati è sempre maggiore”. “Oggi hanno attaccato le nostre case”, ha aggiunto. “Le famiglie piangono, tutti vogliono fuggire, è terribile”.

“Nonostante i proclami, il Governo non fa nulla per fermare quest’ondata di violenza”, ha detto il presule dopo aver fatto visita alle famiglie colpite. “Davanti alle chiese ci sono dei poliziotti, ma oggi sono state aggredite le case dei nostri fedeli. Sono state attaccate famiglie cristiane caldee, siro-cattoliche, assire e di altre confessioni nel distretto di Dora. E’ il terrore che bussa alle nostre porte. E le famiglie sono sconvolte. Questa non è vita”.

“Vogliono cacciarci e ci stanno riuscendo”. “Il Paese è in preda alla distruzione e al terrorismo”. “I cristiani soffrono sempre più e vogliono abbandonare il Paese”.

Il presule ha poi lanciato un appello chiedendo “un pronto intervento della comunità internazionale” e supplicando “il Santo Padre e la Chiesa universale a venire in aiuto” della comunità cristiana irachena: “oggi non si può far altro che sperare e pregare, affidando la nostra vita nelle mani di Dio”.

Durante un congresso a Roma il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha espresso il desiderio che le autorità irachene prendano in seria considerazione la situazione dei cristiani.

Per il Patriarca di Babilonia dei Caldei, il Cardinale Emmanuel III Delly, i terroristi “stanno dando la caccia ai cristiani in ogni quartiere di Baghdad”.

Il Primo Ministro uscente dell'Iraq, Nouri al-Maliki, ha visitato il 9 novembre la chiesa siro-cattolica di Baghdad ed ha esortato i cristiani a non abbandonare il Paese. “Faremo il possibile perché la comunità irachena rimanga completa e unita”, ha detto.

Secondo la “Radio Vaticana”, la mattina dell'11 novembre si terrà a Baghdad una sessione di lavoro al Parlamento per risolvere la questione della formazione del nuovo Governo. Gli attentati e le aggressioni, aggiunge, avvengono per la mancanza di un adeguato quadro di sicurezza, come ha detto all'emittente vaticana il Procuratore caldeo a Roma, monsignor Philip Najim.

“Sicuramente - ha osservato monsignor Najim - i terroristi vogliono dimostrare al mondo intero che c’è un vuoto politico in Iraq e non c’è un’unità nazionale all’interno del Paese. Vogliono dimostrare che oggi l’Iraq è incapace, con questa leadership politica, di creare un governo, un governo che si senta responsabile nei confronti del suo popolo, che senta la responsabilità di educare e di assicurare una vita normale al popolo”.

Il Procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede ha smentito che si tratti di un conflitto tra cristiani e musulmani. “Cristiani e musulmani hanno sempre vissuto insieme, hanno costruito il Paese insieme, hanno costruito il futuro dell’Iraq insieme – ha indicato –. I terroristi cercano, anche attraverso i mass media, di creare questa paura e di alimentare una situazione instabile, per dimostrare la debolezza di un Paese ormai caduto in basso dal punto di vista della sicurezza dei suoi cittadini”.

 

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