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Le crisi nella Chiesa mostrano la necessità della stampa cattolica

S.E. Mons. Claudio Maria CelliLo spiega l'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali

di Jesús Colina

ROMA, lunedì, 4 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Qual è il futuro della stampa cattolica a fronte di una rivoluzione digitale che sta mettendo in crisi parecchi quotidiani? Per l'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, il futuro dipenderà dalla capacità dei quotidiani e delle riviste cattolici di rimanere fedeli alla loro missione.

E le crisi comunicative o gli scandali che ha vissuto negli ultimi anni la Chiesa dimostrano ancora di più la necessità di contare su questi mezzi di comunicazione con vocazione cattolica, ha chiarito il presule inaugurando il 4 ottobre un congresso inedito mondiale della stampa cattolica, in corso in questi giorni a Roma.

All'incontro che verrà chiuso da Benedetto XVI il 7 ottobre prossimo, partecipano 230 direttori e rappresentanti di giornali cattolici e pubblicazioni digitali, Vescovi e sacerdoti esperti di commissioni ed istituzioni ecclesiali incaricate della comunicazione, così come docenti universitari, in rappresentanza di 85 Paesi.

Nell'intervento inaugurale l'Arcivescovo ha presentato la stampa cattolica “come realtà vicina, in grado di accompagnare la vita, capace di cogliere le preoccupazioni, i desideri, i progetti delle persone che sono, poi, i suoi lettori. Anche non solo di quelli che appartengono alla comunità cattolica – sembrerebbe ovvio il dirlo, ma a volte non è così evidente”.

In questo ambito, ha detto mons. Celli, la Chiesa è esperta in umanità, anche se “qualcuno, in questi tempi, potrà forse sorridere o sussumere su questa mia affermazione, soprattutto facendo riferimento alle note e dolorose vicende degli scandali sessuali cui la stampa ha dato ampia eco”.

Tuttavia, il presule ha riconosciuto che “se 'queste rivelazioni sono state uno choc' per il Papa e per la Chiesa, come ha detto lo stesso Benedetto XVI ai giornalisti che con lui andavano a Londra, questo grave e vergognoso peccato non intacchi minimamente la vocazione e la missione della Chiesa di mettersi a servire l’uomo con amore”.

“Anzi da questi fatti e da questi episodi difficili e dolorosi deve emergere in tutta la comunità credente una maggior decisione di seguire il Signore e di porsi a servizio dell’uomo con una ancora più forte testimonianza di vita, che sappia far emergere ciò che portiamo nel cuore”.

In questo senso, ha riconosciuto, la missione della stampa cattolica è più necessaria che mai “nel dare una rigorosa e corretta informazione religiosa, soprattutto quando quella offerta da molta parte della stampa laica è oggi poco oggettiva e, a volte, fuorviante”.

Lo stesso Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa ha attivato un osservatorio per far rilevare come, nella stessa Europa, abitata all’85% da cristiani, i cristiani vengono discriminati, ha ricordato.

Il nuovo contesto nel quale si muove la stampa cattolica è quello di “'una dittatura del relativismo', dove si assiste al tentativo di ridurre l’azione della Chiesa e la 'religione a un fatto privato, senza rilevanza pubblica', delegittimandola quasi fosse nemica dell’uomo, della sua libertà e della dignità, in questa 'epoca delle passioni tristi'”.

In realtà, ha concluso mons. Celli, la stampa cattolica deve “mantenere viva la domanda di senso” e “assicurare lo spazio alla domanda sull’infinito”.
 

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