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Notti brave: ognuno si prenda le sue responsabilità

Mons. Luigi NegriAppello di Mons. Luigi Negri in difesa dei sacerdoti

di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 25 luglio 2010 (ZENIT.org).- In relazione a un articolo pubblicato da “Panorama” in cui si racconterebbero le “notti brave dei preti gay” monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, ha lanciato un appello dal titolo “Notti brave: ognuno si prenda le proprie responsabilità”.

Nell’appello, pubblicato sul sito di Cultura Cattolica diretto da don Gabriele Mangiarotti (http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=18830), i sacerdoti, gli insegnati di religione e i laici impegnati in attività ecclesiali, criticano gli autori del servizio, come anche l’Editore, nel “pubblicizzare questa sporcizia, questa nefandezza, questo disgustoso spettacolo (a volte pare che cresca il gusto 'macabro' di comunicare il male, con un compiacimento che ha, forse, del patologico)”.

I firmatari affermano: “Noi siamo fieri di quella Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, e siamo stanchi di sopportare chi ‘rema contro’, in un gioco al massacro che distrugge sempre più la speranza negli uomini (e nei giovani, in particolare. Ricordiamo il detto terribile di Gesù a proposito di chi ‘scandalizza uno di questi miei fratelli più piccoli”.

“Siamo stanchi della derisione – è scritto nell’appello – provocata da quei comportamenti che si ritorce non sui colpevoli, che comunque sono disprezzati ma su coloro che sono fedeli”.

I firmatari rilevano “le tante esperienze di Chiesa vera che mostrano ancora oggi il fascino del cristianesimo vissuto, e che sono presenti in tanta parte del nostro popolo italiano” e spiegano “la nostra appartenenza ecclesiale non è un affare privato, una questione insignificante: il Papa continuamente ci ricorda che è la ragione di una speranza che continuamente si rinnova”.

Nell’appello si ricorda che “Gesù diceva di vincere il male col bene”, per questo motivo “la vittoria su quello squallore umano (prima ancora che cristiano) sarà nel rifiorire di autentiche esperienze ecclesiali dove una carità vissuta nel quotidiano e una fede amica della ragione si uniranno per mostrare la convenienza vera del cristianesimo”.

Riprendendo le parole di Giovanni Paolo II secondo cui “non una formula ci salverà, ma una Presenza” i firmatari propongono di ritornare al programma di sempre “raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione” che si incentra “in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste”.

“Quello stesso Gesù – è affermato nell’appello - che vive nella sua Chiesa, testimoniato dal grande magistero pontificio” e “chi lo condivide e lo sostiene – si aggiunge - trovi il coraggio e la fierezza di comunicarlo”.

In conclusione i firmatari sostengono di condividere il giudizio del Vicariato di Roma in merito alla vicenda e chiedono di “ripartire da qui. Non lo scandalo costruisce, ma una novità di vita, qui e ora”.
 

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