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Dio ha un posto per noi e ci dona l'eternità

Benedetto XVIIl Santo Padre nella solennità dell'Assunzione di Maria

ROMA, lunedì, 16 agosto 2010 (ZENIT.org).- “Dio è così grande da avere posto anche per noi”. E’ quanto ha detto domenica mattina Benedetto XVI durante la Messa presieduta nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, nella Solennità dell’Assunzione di Maria.

Questa festa, comune tanto alla tradizione orientale che a quella occidentale, veniva celebrata già nel IV sec. ed era detta “il Ricordo di Maria”; due secoli più tardi, assunse il nome di “Dormizione”. Successivamente, il 1° gennaio del 1950, Papa Pio XII diede una definizione dogmatica della dottrina dell'Assunzione con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus.

“Noi – ha detto il Papa nell'omelia – crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, 'in anima e corpo'”.

Maria dunque ci precede, ma quali sono – si è chiesto poi – “le radici di questa vittoria sulla morte prodigiosamente anticipata in Maria?”.

“Le radici – ha spiegato – stanno nella fede della Vergine di Nazareth […] una fede che è obbedienza alla Parola di Dio e abbandono totale all’iniziativa e all’azione divina […] La fede, dunque, è la grandezza di Maria, come proclama gioiosamente Elisabetta: Maria è 'benedetta fra le donne' […] perché crede e vive in maniera unica la 'prima' delle beatitudini, la beatitudine della fede”.

Maria, Assunta in cielo, non è però lontana da noi: “Noi tutti oggi – ha detto il Pontefice – siamo ben consapevoli che col termine 'cielo' non ci riferiamo ad un qualche luogo dell’universo […] no! Ci riferiamo a qualcosa di molto più grande e difficile da definire con i nostri limitati concetti umani”.

“Con questo termine ‘cielo’ vogliamo affermare che Dio, il Dio fattosi vicino a noi non ci abbandona neppure nella morte e oltre di essa, ma ha un posto per noi e ci dona l’eternità”, ha aggiunto.

Noi, ha continuato, “esistiamo perché egli ci ama, perché egli ci ha pensati e ci ha chiamati alla vita. Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra 'ombra'”.

“La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio […] nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità. E’ il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo 'cielo': Dio è così grande da avere posto anche per noi”.

“E Dio – ha proseguito – accoglie nella Sua eternità ciò che ora, nella nostra vita, fatta di sofferenza e amore, di speranza, di gioia e di tristezza, cresce e diviene. Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui, purificata, riceve l’eternità”.

Per questo, ha sottolineato, “il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, 'la vita del mondo che verrà': niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio”.

E in quanto cristiani, noi siamo chiamati “ad edificare questo mondo nuovo, a lavorare affinché diventi un giorno il 'mondo di Dio', un mondo che sorpasserà tutto ciò che noi stessi potremmo costruire”.

Ecco allora, ha detto infine, che “in Maria Assunta in cielo, pienamente partecipe della Risurrezione del Figlio, noi contempliamo la realizzazione della creatura umana secondo il 'mondo di Dio'”.

Al termine della Messa, il Papa ha quindi fatto ritorno al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la preghiera dell’Angelus, a mezzogiorno.

In quest’occasione ha ricordato che “la venerazione verso la Vergine Maria accompagna fin dagli inizi il cammino della Chiesa” e che “artisti d’ogni epoca hanno dipinto e scolpito la santità della Madre del Signore adornando chiese e santuari”, mentre “poeti, scrittori e musicisti hanno tributato onore alla Vergine con inni e canti liturgici”.

“Cari fratelli e sorelle – ha esortato il Papa –, affidiamoci a Colei che - come afferma il Servo di Dio Paolo VI - 'assunta in cielo, non ha deposto la sua missione di intercessione e di salvezza'”.

“A Lei, guida degli Apostoli, sostegno dei Martiri, luce dei Santi, rivolgiamo la nostra preghiera, supplicandola di accompagnarci in questa vita terrena, di aiutarci a guardare il Cielo e di accoglierci un giorno accanto al Suo Figlio Gesù”, ha infine concluso.

 

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