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In occasione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani pubblichiamo l'intervista, ed il link al video integrale, che il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, ha rilasciato a Fermo sabato 17 dicembre 2011, dopo una sua lectio magistralis
Rivolgendosi agli studenti dell’Istituto Teologico, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e della Scuola di Formazione Teologica, mons. Koch ha richiamato le principali tappe del cammino di comunione che le Chiese hanno intrapreso e ha tracciato il sentiero di lavoro e di dialogo che esse hanno davanti.
Eminenza, non ha l’impressione che l’ecumenismo negli ultimi anni si sia fermato, o addirittura che abbia fatto dei passi indietro?
Card. Koch: Per nulla. L’ecumenismo è come viaggiare in aereo. Prima si prepara il mezzo, poi l’aereo compie una rapida corsa per decollare, arriva in quota e stabilizza la propria velocità. Una volta a bordo ci si abitua sia alla velocità che alla quota e si può avere l’impressione di essere fermi. In realtà, però, si sta andando spediti e soprattutto siamo sicuri che il viaggio terminerà con sicurezza.
Qual è stata la fase di decollo?
Card. Koch: Senza dubbio per la Chiesa cattolica il decollo è coinciso con il concilio Vaticano II. È lì che la Chiesa ha raccolto gli spunti del magistero precedente e li ha concretizzati nell’Unitatis redintegratio. Ma non solo: Giovanni XXIII nel 1960 ha fondato il Segretariato per l’Unità dei Cristiani. Paolo VI ha compiuto un significativo passo nella direzione dell’Ortodossia con il memorabile annullamento delle scomuniche del 1054 sottoscritto da lui e dal patriarca Athenagora il 7 dicembre 1965. Con questo atto il ‘simbolo della divisione’ è stato sostituito con il ‘simbolo della carità’ gettando le basi per la ricostituzione della comunione sacramentale.
Quali sono i passi avanti segnati nel dialogo con le altre Chiese?
Card. Koch: Sono numerosissimi. Trent’anni fa sarebbe stato impensabile raggiungere il “consenso differenziato” che è oggi invece un patrimonio comune. Ad esempio, nel decennio 1980-1990 ampie convergenze sono state conseguite tra la teologia ortodossa e la teologia cattolica sui temi relativi ai sacramenti, al ministero, all’eucaristia, al rapporto tra fede, sacramento e unità della Chiesa. Nel successivo decennio il dialogo teologico ha approfondito il problema dell’uniatismo e del proselitismo, considerati dalla Chiesa ortodossa i maggiori ostacoli al dialogo teologico fino ad interrompere i lavori della commissione e dando l’impressione di esser tornati al punto di partenza. Grazie all’intervento di papa Benedetto XVI sono ripresi i lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e cattolica. Si sono concentrati su ciò che ostacola maggiormente la comunione ecclesiale ovvero la questione del primato del Vescovo di Roma giudicata dagli ortodossi come una distruzione della struttura ecclesiale.
E la situazione con il mondo della Riforma?
Card. Koch: Ciò che complica il dialogo con le Comunità ecclesiali evangeliche è il fatto che lo scisma del XVI sec. ha generato un nuovo tipo di Chiesa che si differenzia sostanzialmente dalla struttura ecclesiale fondamentale della Chiesa antica. La Chiesa cattolica romana riconosce in queste Comunità ecclesiali nate dalla Riforma essenziali elementi ecclesiali, come l’annuncio della Parola di Dio e il Battesimo. Tuttavia, in esse il ministero episcopale, quando presente, fa parte dell’ordinamento esterno della Chiesa e non della sua intima natura.
Se dovesse tracciare un bilancio degli ultimi cinquant’anni che cosa direbbe?
Card. Koch: Sarebbe senz’altro positivo. Basti pensare al fatto che la parola “ecumenismo” non è più un lemma tecnico per addetti ai lavori. Inoltre, il metodo del consenso differenziato ha prodotto grandi passi avanti. Forse la cosa più positiva è che c’è una maggiore conoscenza reciproca: la non conoscenza dell’altro genera paura, la conoscenza fiducia, apertura, disponibilità.
Quando finirà questo viaggio e potremo dirci uniti?
Card. Koch: Quando il pilota, cioè lo Spirito Santo, ci farà atterrare donandoci una piena comunione. Lui sta facendo la sua parte, ma occorre che anche noi facciamo la nostra attraverso la preghiera, lo studio dei fondamenti teologici dell’ecumenismo, la conoscenza della radice spirituale di questo comune cammino.
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