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Il Card. Giuseppe Versaldi parlerà, a Fermo, sul tema: "Antropologia integrale e perizie nelle cause di nullità del matrimonio, alla luce del magistero pontificio recente"
Il tema scelto per l'Inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno, di mercoledì 19 marzo prossimo, Solennità di San Giuseppe, Sposo della B.V. Maria, è il seguente: "Antropologia integrale e perizie nelle cause di nullità del matrimonio, alla luce del magistero pontificio recente". L'illustre relatore che lo svolgerà è Sua Em. Rev.ma, il sig. Card. Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, docente di Antropologia presso lo Studio Rotale — che ha, per scopo, la formazione degli Avvocati del Tribunale Apostolico della Rota Romana e dei futuri Giudici, Promotori di Giustizia e Difensori del Vincolo nel foro ecclesiastico — e professore emerito nelle Facoltà di Diritto Canonico e di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana in Roma. L'argomento della prolusione di Sua Eminenza è, certamente, di grande delicatezza e attualità. Oggi, tra i motivi che rendono invalido un matrimonio, spiccano, particolarmente, le incapacità per motivi psichici (cf. can. 1095 del Codice di diritto canonico del 1983 [CIC/83]), che danno luogo, in diversi paesi, ad un elevato numero di dichiarazioni canoniche di nullità di matrimonio. In tali processi canonici, le perizie psicologiche o psichiatriche, rivestono un ruolo molto importante, riconosciuto dalla normativa ecclesiale, per cui il giudice se ne deve servire, a meno che, dalle circostanze, non risulti chiaramente inutile (cf. can. 1680 CIC/83; art. 203 §1 dell'Istruzione del 2005 del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi Dignitas connubii [DC]). Tali perizie contribuiscono, notevolmente e lodevolmente, a conoscere la natura e il grado dei processi psichici che riguardano il consenso matrimoniale e a valutare la capacità della persona di fronte ad esso. Occorre, tuttavia, tener presente che, alla base di ogni teoria psicologica, vi è una visione dell'uomo, che può essere più o meno compatibile con quella cristiana. Il giudice potrebbe trovarsi di fronte a valutazioni che, contenendo premesse antropologiche cristianamente inaccettabili — in quanto pessimistiche o eccessivamente ottimistiche — si rivelino ingannevoli. Pertanto, la normativa ecclesiale prescrive la massima attenzione nella scelta di periti che aderiscano ai principi dell'antropologia cristiana, affinché la loro collaborazione, nelle cause concernenti l'incapacità di cui al can. 1095, risulti realmente utile al giudice (cf. art. 205 §2 DC). Della delicata questione si sono occupati non solo la giurisprudenza rotale e la dottrina, ma anche — e a più riprese — i Romani Pontefici, particolarmente, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nei loro Discorsi in occasione dell'Inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale Apostolico della Rota Romana (si vedano, ad esempio, quelli del 1987, 1988, e 1997, di Giovanni Paolo II, e quelli del 2007 e del 2009 di Benedetto XVI). Essi hanno, infatti, denunciato il pericolo — nell’interpretazione del can. 1095 — di allargare esageratamente i requisiti di capacità o maturità psicologica e di libertà e consapevolezza necessari per contrarre matrimonio validamente, non tanto — come da parte di qualcuno si sostiene — per una concezione del matrimonio quale dono reciproco delle persone quanto per una sorta di pessimismo antropologico, una visione, cioè, presente nell'attuale contesto culturale, talmente idealizzata del matrimonio e della libertà umana da far dubitare della reale possibilità di sposarsi. Un'antropologia integrale — che tiene conto di un sano realismo — conduce, invece, ad una retta comprensione della capacità matrimoniale, da presumersi, e a distinguere bene tra impossibilità o incapacità a prestare il consenso e a realizzare una vera comunità di vita e di amore — come eccezione — e mera difficoltà; tra maturità psichica, quale punto d’arrivo dello sviluppo umano, e maturità canonica, come punto minimo di partenza per la validità del matrimonio; tra la dimensione canonistica della normalità, che ispirandosi alla visione integrale dell'uomo comprende anche forme moderate di difficoltà psicologica, e la sua dimensione psicologico-clinica, che esclude dal concetto di normalità ogni limitazione di maturità e ogni forma di psicopatologia; tra la capacità minima, sufficiente per un valido consenso, e la capacità idealizzata, di una maturità piena finalizzata ad una vita coniugale felice»; tra la effettiva libertà della persona di tendere al bene scelto, solo ridotta ma non privata dall'influsso nelle vita psichica ordinaria dell'inconscio, e la libertà sostanziale, intaccata solo alle forme più gravi di psicopatologia. Il card. Versaldi, con la sua comprovata competenza psicologica e canonistica, aiuterà a cogliere l'illuminante contributo del magistero pontificio per un costruttivo dialogo tra perito psicologo o psichiatra e giudice, sulla base di una visione veramente integrale della persona, rispettosa di tutte le sue dimensioni, terrena ed eterna, naturale e trascendente, nella ricerca, pur nella diversità del metodo e degli interessi e finalità, della verità dei fatti e dei significati circa la nullità del matrimonio, per il vero bene delle persone.
SINTESI DEI DATI PIU’ SIGNIFICATIVI
sull’attività svolta nel 2013 dal Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno
per le cause di nullità matrimoniale.
I dati delle cause presentate
Nel 2013 sono state presentate, presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno, 105 cause, la maggior parte delle quali proviene da 4 delle 13 diocesi della Regione Ecclesiastica Marche: Fermo (37), Ancona-Osimo (13), Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (10), San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto (10).
La parte attrice, cioè il coniuge che introduce la causa di nullità matrimoniale, risulta essere donna, nel 53% dei casi.
La donna, come parte attrice e come parte convenuta, ha un’età media di 41 anni, e svolge, maggiormente, la professione di impiegata, operaia, libera professionista, casalinga e insegnante.
L’uomo, come parte attrice e come parte convenuta, ha un’età media di 44 anni, e svolge, principalmente, la professione di operaio e impiegato, e, meno frequentemente, quella di imprenditore o commerciante.
Quest’anno, risulta un numero maggiore di disoccupati tra gli uomini rispetto alle donne.
La forbice di età delle parti in causa è compresa, tra i 22 e i 65 anni per le donne e i 28 e i 65 anni, per gli uomini.
Dai dati statistici rilevati, emerge, inoltre, che, nelle 105 cause presentate, la maggior parte delle coppie (62) non ha avuto figli, 25 coppie hanno avuto un solo figlio, mentre ben poche sono più prolifiche.
La durata media dei matrimoni esaminati è di quasi 7 anni: se da un lato ci sono molti matrimoni che finiscono entro i primi 5 anni, 10 hanno avuto una durata di oltre 15 anni.
Il tempo trascorso tra la separazione di fatto e la richiesta di nullità è, in media, di 7,3 anni. Ciò significa che, in media, si aspettano più di 7 anni per presentare una causa di nullità matrimoniale. Solo 39 cause, sulle 105 presentate, sono state precedute da una sentenza di divorzio.
Tra i motivi addotti a fondamento della domanda di nullità, i più ricorrenti sono: il grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali essenziali da dare e accettare reciprocamente, l’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio per cause di natura psichica, l’esclusione dell’indissolubilità del vincolo e l’esclusione del bene della prole.
I dati delle cause decise
Sono state decise 109 cause, delle quali 95, affermativamente (cioè a favore della nullità del matrimonio) e 10 negativamente; per le altre 4 è stato richiesto un ulteriore approfondimento. I capi di nullità maggiormente decisi sono quelli che riguardano l’incapacità consensuale (per grave difetto di discrezione di giudizio e per l’incapacità di assumere gli obblighi essenziali matrimoniali); seguono l’esclusione dell’indissolubilità e l’esclusione del bene della prole; sono pochissimi i capi dell’esclusione del bene dei coniugi, del dolo e dell’errore.
Nello specchietto del lavoro svolto nell’anno 2013, si osservano i numeri relativi alle cause nelle diverse fasi processuali, distinte per anno di presentazione della pratica.
La situazione attuale vede 258 cause pendenti, cioè, attualmente, in gestione. Esse risultano dalle 263 pendenti all’inizio dell’anno 2013, con l’aggiunta delle 105 presentate durante l’intero anno, tolte le sentenziate (108) e le archiviate (2).
Spunti di riflessione
Rispetto all’anno 2012, i dati relativi alle cause trattate dal Tribunale è rimasto, sostanzialmente, costante. C’è stata una lieve diminuzione rispetto alle cause presentate; si è leggermente ristretta la fascia d’età di coloro che accedono al Tribunale; pressoché costante, è rimasta la “tenuta media” del matrimonio. Si è abbassato, di poco, il numero delle cause decise mentre si è innalzato quello relativo alle cause sentenziate. Costanti rimangono i capi di nullità maggiormente trattati circa l’incapacità consensuale e la simulazione parziale per esclusione dell’indissolubilità e del bene della prole. Si continua a registrare, per effetto della crisi economica, la difficoltà delle parti che introducono le cause matrimoniali, di sostenere le spese processuali. Numerosi, perciò, sono i casi di rateizzazione, sempre più frequente è il ricorso al patrono stabile e, di conseguenza, in aumento sono le cause da questi presentate. Infine, raffrontando le cause canoniche di nullità matrimoniale con i procedimenti di separazione civile, iscritti presso la Corte d’Appello di Ancona e relativi a “Famiglia e Separazioni”, in numero pari a 2198, si può concludere che il Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno intercetta, nella regione Marche, appena poco meno del 5% dei matrimoni non riusciti.
Scarica il prospetto riassuntivo delle attività svolte dal Tribunale nel 2013
Scarica una sintesi delle attività dal 1998 al 2013
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