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L'Arcivescovo scrive ai Sacerdoti per pubblicizzare e sostenere il nuovo Istituto Diocesano di Musica e Liturgia
Fermo, 23 ottobre 2012
Prot. N. 577/12
Carissimi Sacerdoti,
sono lieto di scrivervi per rendervi partecipi della creazione nella nostra Archidiocesi di un Istituto di Musica e Liturgia, una scuola che la nostra comunità diocesana ha opportunamente istituito per qualificare la vita liturgica della Chiesa.
L’IDML è stato organizzato dall’Ufficio Liturgico Diocesano per rispondere a una diffusa esigenza di apprendimento teorico – pratico della realtà celebrativa: «dal buon coordinamento di tutti - sacerdote celebrante e diacono, accoliti, ministranti, lettori, salmista, schola cantorum, musicisti, cantore, assemblea - scaturisce quel giusto clima spirituale che rende il momento liturgico veramente intenso, partecipato e fruttuoso.» (Giovanni Paolo II, chirografo in occasione del centenario del Motu Proprio "tra le sollecitudini" sulla Musica Sacra, n. 2, 2003)
L’IDML, con sede presso “Villa Falconi” in Sant’Elpidio a Mare, diverrà il polo diocesano di formazione e specializzazione di Musica e Liturgia. L’attività didattica dell’Istituto è rivolta a coloro che desiderano raggiungere le competenze necessarie per svolgere nel migliore dei modi il proprio Ministero di Organista, Direttore di Coro, Cantore, Guida dell’Assemblea, ma anche del Lettore e del Ministro Straordinario dell’Eucaristia.
Mi auguro quindi che ogni comunità parrocchiale della Archidiocesi fermana venga a conoscenza di questa importante realtà e mi permetto di raccomandarne vivamente la frequenza dei corsi, affinché l’itinerario di formazione ricevuto da ogni allievo aiuti a superare approssimazioni e improvvisazioni che purtroppo sono ancora diffuse nel delicato campo della musica per la liturgia.
Come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI nell’esortazione apostolica post-sindale Sacramentum caritatis: «Nell’ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico. A ragione sant’Agostino in un suo famoso sermone afferma: “L’uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po’ più di attenzione, è espressione di amore” (Sermo 34,1: PL 38, 210). Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l’altro. A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l’introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione. Di conseguenza tutto – nel testo, nella melodia, nell'esecuzione – deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici. Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano, in quanto canto proprio della liturgia romana» (n. 42).
Invitandovi a promuovere l’attività dell’Istituto ponendo come obbiettivo quello di avere in ogni Parrocchia operatori liturgico-musicali, lettori e ministri straordinari dell’Eucaristia adeguatamente formati, invoco su di voi la materna protezione della Madonna del Magnificat e l’intercessione di San Gregorio Magno e di Santa Cecilia e vi benedico con affetto.
+ Luigi Conti, vostro vescovo.
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Vincenzo Turtù
02-11-2012 14:27 - #2Vincenzo Turtù
26-10-2012 23:34 - #1Risposta
Nella Chiesa ci sono ministeri istituiti e ministeri di fatto. I ministeri istituiti (lettorato e accolitato) sono riservati (ancora) agli uomini perché sono il retaggio degli ordini minori di un tempo: momenti di passaggio verso gli ordini maggiori (il suddiaconato, un tempo), il diaconato e il presbiterato...ma l’auspicio è quello che sempre più essi possano diventare ministeri permanenti che possano essere svolti con competenza da coloro che a questo sono chiamati nella Chiesa e istituiti dai Vescovi. Ci sono però anche ministeri di fatto che vengono esercitati da quei battezzati preparati, uomini e donne, che si mettono a disposizione nella comunità per svolgere questo servizio. Allora il compito di lettore e lettrice nella liturgia e quello di ministero straordinario dell’Eucaristia non hanno la necessità della istituzione da parte del Vescovo, ma di un semplice “mandato”: sono espressioni di una comunità cristiana, tutta ministeriale che, attraverso il discernimento del parroco, vengono promosse: perché la liturgia possa avere chi proclama le Letture durante la messa e l’Eucaristia possa essere distribuita con maggiore agevolezza in quelle celebrazioni con maggiore concorso di popolo e perché la comunità possa avere annunciatori qualificati della Parola anche in altri contesti non liturgici (come la catechesi) e la Comunione possa essere portata anche ai malati. A meglio svolgere questi ministeri di fatto si rivolge l’Istituto che stiamo predisponendo: vorremmo offrire maggiore competenza a quegli uomini e donne che già proclamano le Letture, che già distribuiscono la Comunione (o che desiderano iniziare a farlo, d’accordo con il parroco che li ha chiamati a svolgere questo servizio). Non abbiamo altre pretese. Se poi un uomo desidera rendere permanente il suo servizio come lettore istituito o come accolito, potrà domandare al suo parroco di discernere questa possibilità e il parroco con il vescovo decideranno l’eventualità di istituirlo (e se, magari, ci sia bisogno di un ulteriore tempo di formazione). Don Osvaldo Riccobelli, Direttore dell'Ufficio Liturgico Diocesano