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Riteniamo opportuna una riflessione di fronte a due eventi recenti. Il primo è il Convegno teologico pastorale sulla mistagogia “Trasformati dal Mistero”, realizzato all’Istituto Teologico Marchigiano; l’altro è l‘incontro con il poeta marchigiano Eugenio De Signoribus, che il 20 aprile ha presentato a Fermo il suo ultimo libro di poesie “Trinità dell’esodo”, che ha ricevuto riconoscimenti a livello nazionale.
In ambedue questi eventi siamo posti di fronte al Mistero. La mistagogia ci aiuta ad entrare nei grandi significati delle celebrazioni liturgiche sacramentali: infatti “per natura sua la liturgia ha una sua efficacia pedagogica nell’introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato” (Benedetto XVI “Sacramentrum Caritatis”, 14). Nella poesia di De Signoribus “Trinità dell’esodo” il poeta giunge, dopo un cammino interiore, a porsi di fronte al Mistero di Dio attraverso il lungo e travagliato cammino dell’esodo dall’Egitto verso la terra promessa.
La liturgia e la poesia hanno in comune il ricorso al linguaggio simbolico, che è frequente nella Bibbia quando ci parla di Dio. Il linguaggio dogmatico è un linguaggio concettuale e può sviare, nel senso che può condurre ad accontentarsi delle affermazioni su Dio e a chiudersi così nel proprio guscio. Qui il linguaggio simbolico offre un aiuto. La sua dimensione immaginifica veicola profondità di significato inesauribili, le quali ogni volta che il linguaggio concettuale ha definito qualcosa in termini troppo chiari, spingono a un nuovo superamento dei contenuti della ragione. Ciò si verifica, a livelli diversi, nel linguaggio simbolico della liturgia e della poesia. Per la poesia pensiamo a Dante nel “Paradiso”, e anche a De Signoribus nel suo “Trinità dell’esodo”.

Mons. Duilio Bonifazi

Direttore Ufficio Diocesano Cultura, Università, Scuola