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Un pensiero sulla 46^ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

14-17 Ottobre 2010 - 46^ Settimana Sociale dei Cattolici ItalianiIl resoconto di Anna Maria Rossi, che ha partecipato al Convegno insieme ad altri 1200 delegati provenienti da tutte le diocesi italiane

Come ormai tutti sanno, dal 14 al 17 Ottobre a Reggio Calabria si è tenuta la 46^ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che ha continuato a declinare la tematica del Bene Comune approfondita già nella settimana di Pisa - Pistoia del 2007 .

Il titolo stesso di questa settimana: “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese” esprime chiaramente l’obiettivo che il comitato organizzatore ed i Vescovi hanno voluto sottolineare.

Reggio Calabria, con i suoi bellissimi palazzi in stile gotico, il suo meraviglioso Teatro, il Duomo, le strutture, la città intesa come abitanti ed Istituzioni, la Chiesa, ha accolto i 1200 convegnisti con calore, tutto resta nel ricordo di quei giorni ma soprattutto la gentilezza e la disponibilità di tanti giovani di Reggio che hanno accompagnato tutti noi con competenza , organizzazione , ma anche tanta passione.

Nel descrivere questa settimana, ci piace partire dalla riflessione che Sua Santità Papa Benedetto XVI ha voluto donare ricordando a tutti che la speranza nasce dalla convinzione che la storia è guidata dalla Provvidenza Divina che trascende gli orizzonti dell’operare umano; solo affidandoci al Verbo di Dio fatto uomo ciascuno di noi trova il coraggio della testimonianza e del dono di sé per gli altri. 

Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Angelo Bagnasco, nella sua prolusione all’inizio dei lavori, riprende questa tematica ricordandoci che ciò che distingue l’uomo dagli altri esseri è il pensiero, attraverso un pensiero sapiente e guidato dallo spirito l’uomo può staccarsi dal contingente per aprirsi all’universale. Invita tutti “ad ascoltare le voci che salgono dalle cose, dai fatti di vita e a farsi guidare dallo Spirito che ha guidato la storia dell’uomo fino a condurla nella pienezza dei tempi ad accogliere Gesù, Logos di Dio che è amore, verità che risplende e sostiene i passi dell’uomo.”

Tutto il Convegno è consistito nel dare risposte ad alcune domande presentate dal Prof. Luca Diotallevi, vicepresidente del comitato organizzatore :

 

-         Per chi l’Agenda?

-         Serve l’Italia per il bene comune ?

-         Cosa si perde se si perde l’Italia?

 

L’ agenda che siamo stati invitati a realizzare sicuramente è rivolta all’Italia, in quanto è un paese in profonda crisi culturale, economica e sociale; sono state chiamate per nome le difficoltà che questo paese sta attraversando; ciò che spaventa sono le differenziali territoriali: si procede in tutti gli assetti, economico, sociale e istituzionale a velocità diverse, radicale è la divaricazione tra generazioni a danno dei giovani, della qualità della vita di chi lavora e studia in nicchie ed invece di chi lavora e studia in contenitori che annullano la persona, ed ancora preoccupa la divaricazione tra legge come comando dello Stato e diritto come diritto della persona.

 

Serve l’Italia al Bene Comune?

Anche qui la risposta è stata una sola “Sì “

L’Italia serve al “Bene Comune”, ma siamo consapevoli che le reti di costumi e di Istituzioni che costituiscono il paese Italia devono essere riviste; il paese deve tornare a crescere, e la crescita non solo serve all’Italia per superare quelle divaricazioni di cui sopra, ma anche perché l’Italia serve alla crescita; infatti la risposta alla terza domanda :

“Che cosa si perde se si perde l’Italia,

sta nel ricordare che nello spazio dell’Europa continentale l’Italia è una delle poche e fragili eccezioni al modello della società di fatto e di diritto assorbite dallo Stato.

Sarebbe grave non aver coscienza del valore geopolitico di una penisola italiana unita, indipendente, repubblicana, democratica ed economicamente forte, e delle opportunità che offre alle aree balcaniche e a quelle meridionali del mediterraneo, nonché al Medio Oriente.

Queste premesse fanno cogliere pienamente la responsabilità che è stata affidata a noi cristiani cattolici nei confronti di questo nostro paese. E’ stato comunque evidenziato come anche noi, pur sapendo che abbiamo gli strumenti etici, culturali ed educativi, ci sentiamo confusi, disorientati.

La Settimana Sociale ha costituito un tempo per riflettere, per rifondare la nostra testimonianza in Cristo, per dialogare ed ascoltare le realtà e per dare il nostro contributo alla costituzione dell’Agenda per l’Italia, ma anche il ritornare nei luoghi di provenienza deve voler dire per ogni delegato, prendersi l’impegno per costruire una agenda per le nostre regioni, impegnandoci al dialogo con tutti, riaffermando con forza i valori della Dottrina sociale della Chiesa.

Il contributo dei delegati è stato prezioso nei lavori di gruppo; le aree in cui ci siamo confrontati sono state:

  • Intraprendere nel lavoro e nella impresa,
  • la mobilità,
  • slegare,
  • includere,
  • educare per crescere,
  • completare la transizione istituzionale.

Moltissimi sono stati gli interventi e la partecipazione quasi corale delle varie assemblee ha visto uniti vescovi, sacerdoti, semplici laici impegnati nel sociale e nella Chiesa, docenti dei vari ordini e gradi della Scuola, rappresentati del mondo politico ed istituzionale, imprenditori, lavoratori dipendenti e professionisti, precari.

In tutti gli ambiti, anzitutto si è guardato all’interno della Chiesa, nelle sue debolezze, ma anche nelle sue ricchezze e risorse che può offrire. Gli echi, le riflessioni dei pochi momenti liberi, il sentirsi uniti dal nord al sud d’Italia, il dialogo tra generazioni in quanto per la prima volta alla settimana sociale hanno partecipato molti giovani, sono testimoni della passione che questi giorni hanno saputo risvegliare in tutti.

 

Un momento molto importante è stato dedicato dal Convegno alle problematiche del Sud, ed è stato per noi emozionante ascoltare l’intervento accorato del prof. Giuseppe Savagnone che ha affermato che il Mezzogiorno è parte integrante dell’Italia, che anzi costituisce un laboratorio per l’Italia, e prova ne sono state tutte le bellissime testimonianze di impresa che pur tra mille difficoltà sono nate e lavorano nel meridione.

L’agenda, che per prima cosa si rivolge a noi cristiani, così concreta e calata nella realtà, costituisce anche un valido strumento di confronto per tutte le persone di buona volontà che vogliono il bene dell’Italia.

Una nota di amarezza è stato dover constatare che il mondo della comunicazione ha dato solo una fugace notizia, e non si è fermato a comunicare i contenuti, né in quei giorni, né dopo; è come se i 1200 cattolici partecipanti non sono anche cittadini che ogni giorno abitano le problematiche e le ricchezze di questa Italia.

Un augurio perché almeno le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie abbiano il coraggio di assumersi la responsabilità di crescere nella competenza e nella formazione e di lavorare perché i valori culturali, spirituali, sociali e politici che hanno fatto dell’Italia un paese a misura della persone, ritornino a crescere anche in questa epoca di globalizzazione .

Così ci piace concludere, come Luca Diotallevi ci ha suggerito, con poche righe della Preghiera Eucaristica:

donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli;

infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi:

fa che ci impegnamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti.

 

Per l’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro

Anna Maria Rossi

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