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Notizie dalla Diocesi

Aggiornamento sul caso Bartolini in Perù

Padre Mario BartoliniLe ultime novità giungono direttamente dal missionario, che è stato raggiunto telefonicamente

Ieri sera siamo riusciti a metterci in contatto telefonico con Padre Mario Bartolini, che abbiamo trovato in forma e per niente abbattuto dalle recenti e perduranti traversie giudiziarie. Colgo l’occasione per un nuovo aggiornamento sulla vicenda del missionario collocandola sullo sfondo di un dibattito nazionale che sta scuotendo questa estate peruviana e che costituisce il vero problema generatore dei conflitti sociali che vede schierato anche il nostro amico missionario: il dibattito sulla Legge a proposito del Diritto alla Consultazione dei Popoli Indigeni in materie che influenzano direttamente la loro esistenza. In questo modo completiamo in un certo senso il quadro di contestualizzazione della vicenda stessa: dopo la contestualizzazione ecclesiale (nel mirino del Governo ci sono i maggiori protagonisti della Chiesa dell’Amazzonia impegnati a fianco delle popolazioni indigene) e quella socio-economica (il conflitto di competenze sulla concessione di deforestazione del territorio di Barranquita al Gruppo Romero), una contestualizzazione più chiaramente politica: il dibattito sulla legge per l’applicazione del Diritto alla consultazione dei popoli indigeni. Tutti gli aggiornamenti sul Caso Bartolini possono essere letti su www.aloemission.org.

Per quanto riguarda la sua vicenda giudiziaria padre Mario ci ha informato che il 17 agosto si è presentato davanti al giudice che indaga sulla riapertura del processo che lo vede imputato per istigazione al suicidio di una persona della sua parrocchia. È emerso chiaramente che l’accusa non ha proprio niente in mano e che si tratta con tutta evidenza di una pura macchinazione ai suoi danni orchestrata da persone legate al gruppo Romero. Ma si attendono comunque sviluppi sulla decisione del giudice.

Riguardo al processo per cui è accusato di ribellione contro lo stato, lui pensa che la sentenza ci sarà subito dopo il 3 ottobre, giorno delle elezioni amministrative regionali in tutto il Perù e quindi anche nella regione di San Martin che è quella in cui si trova Barranquita. Si ricorda che in questo processo sui banchi dell’accusa siedono membri del partito governativo e pertanto si può desumere che si cerca da una parte di evitare una influenza diretta della sentenza sui risultati delle amministrative locali, dall’altra che gli stessi risultati delle amministrative potrebbero influenzare la sentenza.

A proposito dell’interessamento del governo italiano alla sua vicenda, padre Mario ci informa che dopo alcune telefonate che ci sono state nel trascorso periodo, il Console italiano gli ha comunicato qualche giorno fa che la prossima settimana andrà a trovarlo a Barranquita; anche questo un fatto soggetto a diverse interpretazioni. Per lo meno però ciò dimostra una attenzione specifica dell’autorità italiana nei suoi confronti. Ma secondo padre Mario, dal momento che il problema è politico, il governo italiano non interverrà su questo livello, anche perché lo stesso governo italiano condivide il modello di sviluppo promosso dal governo peruviano. Ci sono anche ditte italiane che sono impegnate nella commercializzazione della foresta accanto alle multinazionali e queste non riservano certo nessun appoggio alla lotta nella quale è impegnato padre Mario. Il problema di fondo infatti è la persecuzione politica contro tutti coloro che difendono i diritti della gente umile. La chiesa dell’amazzonia non può predicare il vangelo senza schierarsi dalla parte degli ultimi e delle loro lotte. Per questo il potere politico cerca tutti i modi per mettere a tacere i suoi protagonisti. Per quanto riguarda la stessa chiesa, ci sono due blocchi, la Chiesa dell’Amazzonia impegnata a fianco della gente umile, degli indigeni e campesinos, poi c’è la chiesa ufficiale che non riserva nessun interesse a queste problematiche e resta del tutto indifferente.

Per quanto riguarda la vicenda della concessione al Gruppo Romero dei 3.000 ettari di foresta primaria di proprietà pubblica, a Barranquita, in questo momento il Gruppo Romero è costretto a stare fermo in quanto nonostante che il Ministro dell’Agricoltura abbia dato il suo via libero, è in piedi una vertenza giudiziaria fra lo stesso Ministero dell’Agricoltura e il Governo Regionale che intende bloccare questa concessione.

Sullo sfondo c’è il grande e attualissimo dibattito sulla cosiddetta “Legge della Consulta”, una legge che, resasi necessaria dopo i fatti del giugno 2009, cerca, con ritardo, di rendere operativa per legge la Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) firmata a suo tempo anche dallo Stato Peruviano, che riguarda l’implementazione di leggi nazionali per il rispetto delle popolazioni indigene e del proprio diritto ad essere attivamente coinvolte in tutte le scelte che finiscono per influire pesantemente sulla loro esistenza. Questa “Ley de Consulta” era stata approvata dal Parlamento Peruviano il 19 maggio u.s. in una versione che, pur non essendo del tutto soddisfacente, aveva tuttavia riconosciuto sostanzialmente il diritto dei popoli indigeni alla consultazione in tutte quelle scelte governative sui loro territori. Ma l’Esecutivo aveva immediatamente proposto delle sostanziali modifiche che snaturavano completamente il testo. Nei prossimi giorni ci sarà una Assemblea Plenaria del Parlamento Peruviano nel quale il Governo cercherà di far approvare il suo testo di legge che finisce per respingere completamente il dettato della Convenzione 169 dell’OIL. Contro il nuovo testo promosso dal Governo si sono schierate tutte le organizzazioni dei popoli indigeni e lo stesso organo costituzionale preposto alla vigilanza sul rispetto dei diritti umani, la “Defensoria del Pueblo”. L ‘approvazione del nuovo testo della legge vanificherebbe tutto il lavoro fatto in seguito alle violenze di Bagua dello scorso anno e riporterebbe la situazione, aggravandola, ai blocchi di partenza, con la minaccia di una nuova Bagua, che fu definita da alcuni “la Tienanmen peruviana”. 

Le questioni poste da questo dibattito sono le questioni fondamentali che stanno sullo sfondo della vicenda di padre Mario Bartolini, il missionario che ha scelto di stare dalla parte dei diritti delle comunità indigene e campesinos e che per questo sta pagando di persona un alto prezzo. Per telefono ci ha comunicato la sua preoccupazione per questa caparbietà del governo, molto determinato ad implementare il modello di sviluppo delle grandi imprese commerciali, e a passare sopra i diritti delle popolazioni indigene come un carro armato; un governo che sembra far di tutto per suscitare proteste da parte di queste stesse popolazioni, al punto che a volte si ha l’impressione che si cerca proprio la provocazione. Padre Mario ritiene importante creare una coscienza internazionale su questi problemi e ci incoraggia ad andare avanti nella nostra azione di informazione e sensibilizzazione e ad allargare possibilmente la prospettiva. Richiesto sulla fiducia che nutre nell’esito positivo di questa lotta, ci ha risposto che “Si lotta per vincere e non per perdere”.

 

Franco Pignotti

Presidente ALOE Onlus

www.aloemission.org

 

 

Pubblichiamo in traduzione italiana due articoli del giornale peruviano ALERTA PERU’ e un Comunicato stampa dell’organo costituzionale peruviano “Defensoria del Pueblo” sull’ argomento che sarà oggetto di dibattuto nella prossima assemblea plenaria del Parlamento di Lima: la Legge sul Diritto di Consultazione dei Popoli Indigeni.

 

 

 

 

 

 

PERU’: DIBATTITO PUBBLICO
SULLA LEGGE PER IL DIRITTO ALLA CONSULTAZIONE DEI POPOLI INDIGENI

 

 

ALERTA PERU’, Martedì 17 Agosto 2010

 

INFORMAZIONE ALTERNATIVA DENUNCIA LA MALA FEDE DEL GOVERNO CONTRO LE ORGANIZZAZIONI INDIGENE

 

 

Dicono la loro parola. Le organizzazioni indigene andine e amazzoniche del Perù presentano alla Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) l'Informativa Alternativa 2010 circa la situazione dei popoli originari nel paese. L'informativa denuncia che lo Stato peruviano, rappresentato dal Potere Esecutivo, ha una manifesta mala fede nei confronti delle organizzazioni indigene ed della Comunità internazionale e ha violato in modo sistematico il principio di buona fede nella applicazione dei trattati internazionali, in particolare la Convenzione 169 della OIL. Per questo motivo le organizzazioni rappresentanti dei popoli indigeni considerano che il governo deve essere soggetto alla sanzione effettiva da parte di organismi di Controllo della OIT.

 

In questa informativa le organizzazioni indigene del Perù fanno osservare che gli emendamenti alla legge della Consulta – approvata dal Congresso e poi respinta dall'Esecutivo – portano alla stessa situazione vissuta prima degli avvenimenti di Bagua, e perfino la aggravano con l’attuale disconoscimento delle comunità andine come ‘popoli indigeni’. “E' chiaro che gli argomenti schizzati dal Signor Presidente nelle sue tesi del “perro del ortolano” (letteralmente ‘cane dell’ortolano’, un cane che non mangia e non lascia mangiare) continua ad orientare le azioni del governo” si afferma. L'informativa mette in guardia la OIL che qui si pretende di approvare un procedimento di consulta meramente formale, che non stabilirebbe limiti o condizionamenti effettivi per le decisioni politiche del governo né per i diversi interessi privati le cui attività interesserebbero i diritti degli indigeni. Come si ricorda, la modificata precedente Legge della Consulta dovrà essere discussa nuovamente nel Parlamento Plenario.

 

Un caso paradigmatico  in questo campo, a cui ci si riferisce nell'informativa, è la costruzione della Centrale idroelettrica di Paquitzapango nel fiume Ene, territorio del popolo Ashaninka. Questo è stato qualificato come un conflitto attivo, nell'ultimo rapporto della “Defensoria del Pueblo”. La celerità nella implementazione e qualificazione del progetto come di “interesse pubblico” (terminologia di riferimento per varie osservazioni nell'informativa) metterebbe in pericolo “i processi della consultazione circa i progetti a grande scala, nel privilegiare la celerità del processo sulla finalità della Consulta, sul suo carattere di precedenza, tempi ragionevoli, adeguamento culturale e buona fede”.

 

E' importante far risaltare che attualmente esistono 15 progetti di idroelettrica in Amazzonia peruviana. 5 di questi progetti stanno nel Maranon, uno in Huallaga, 4 nel Mantaro, uno in Inambari, 3 nel Ene, uno nel tambo e uno nel Urubamba. La cosa grave è che nel febbraio del corrente anno, “l'Esecutivo ha presentato al Congresso un progetto di legge per modificare la Legge del dislocamento interno (spostamento di popolazioni), un progetto che permetterebbe d’ufficio i dislocamenti che si dovessero produrre a causa di progetti a grande scala giustificati da un interesse pubblico superiore o primordiale”.

 

L'informativa Alternativa sulla situazione in ottemperanza in Perù alla Convenzione 169, fu presentato dalla CGTP, interlocutore diretto di fronte alla OIL e fu elaborato da 5 organizzazioni indigene rappresentative: AIDESEP, CONAP, CONACAMI e la CCP. L'informativa sarà discussa a Novembre, nella sessione annuale della Commissione di Esperti dell'organismo internazionale, e in quel momento lo Stato dovrà render conto sul procedere.

 

Fonte: Alerta Perù 19 agosto 2010

http://www.alertaperu.org/publicar/nacionales/1168-informe-alternativo-denuncia-mala-fe-del-gobierno-contra-organizaciones-indigenas.html

 

 

 

ALERTA PERU’, Giovedì 19  Agosto 2010

 

I POPOLI AMAZZONICI E ANDINI IN LOTTA PER LA LEGGE SULLA CONSULTA

 

Voce di protesta. Durante la conferenza stampa i leader amazzonici e andini hanno stabilito le loro posizioni e discrepanze in merito a come il Governo sta gestendo in modo surrettizia la legge della Consulta. In tal senso nel Congresso Plenario della Repubblica si discuterà una legge della consulta che snatura comletamente la legge originale approvata con il pieno consenso del popolo indigeno il 19 di maggio e che contravviene alla Convenzione 169 dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sottoscritto dal Perù.

 

Come già i leaders amazzoni e andini hanno fatto notare, il testo emendato presentato dalla Commissione della Costituzione non solo aggiunge le ‘osservazioni’ fatte dall'Esecutivo ma contiene allegati che lo convertono in un nuovo testo che finisce per disattendere seriamente i diritti dei popoli indigeni. Ove si segnala che la consultazione in materia di territorio si attua solamente sulle aree di proprietà, cosa che contraddice completamente quanto stabilito nella Convenzione 169 della OIL, nelle sentenze vincolanti in materia dettate dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, nella Convenzione Americana sui Diritti Umani e nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni.

 

Durante la conferenza che precede l’assemblea plenaria, la Parlamentare Hilaria Supa ha affermato che “dobbiamo prendere coscienza riguardo alla Legge della Consulta che il Governo sta disconoscendo da mesi la Convenzione 169; inoltre dall’affermazione che i popoli campesini non sono popoli indigeni, si deduce chiaramente che il nostro Governo non conosce veramente il nostro Paese. E’ questo il motivo per cui si creano tanti conflitti e tante rotture, e per questo ci sono tante repressioni”. La congressista inoltre ha aggiunto che “i popoli non sono solamente utili per chiedere voti durante le campagne elettorali, cosa che significa utilizzarli per pura convenienza; i nostri popoli esigono il rispetto dovuto e il diritto ad essere consultati e debitamente informati”.

 

Da parte sua Melchor Lima  della Confederazione Campesina del Perù ha sostenuto che “con il rispetto della legge della Consulta noi popoli andini e amazzonici stiamo rivendicando il nostro diritto alla totale giustizia e neanche la legge che fu approvata il 19 Maggio risponde ai nostri diritti millenari, per questo il malcontento che si sta generando è molto fondato; ora è necessario che le istituzioni come la “Defensoria del Pueblo” si pronunci.

 

Da parte sua, il leader amazzonico Alberto Pizango ha messo in risalto l'atteggiamento dei Congressisti migliori che difendono gli interessi dei popoli di fronte agli emendamenti proposti dal Governo sulla legge della Consulta approvata dal Congresso. Però qui dobbiamo informarvi che il governo insiste nell'approvare una legge di violazione. Chiedo di difendere gli interessi reali di tutti i Peruviani, non siamo qui per sopportare altri soprusi e violazioni. La chiara posizione del Governo è quella di dividere i popoli andini e amazzonici per metterli in contrasto e favorire quelli trasnazionali. Sappiamo che Zebelio Kayak, il Presidente della Organizzazione per lo Sviluppo delle Comunità di Frontiera del Rio Cenepa (ODECOFROC) è continuamente minacciato”.

 

Intanto Mario Palacios della CONCAMI ha segnalato che “ il Governo è nel punto di commettere un grave errore storico violando trattati internazionali nel volere approvare questa legge, il congresso ha il dovere storico di correggere quello che l'esecutivo ha stabilito. Le nostre organizzazioni indigene, campesine, native riunite nel fronte nazionale in difesa della vita e della sovranità stanno portando avanti un processo di consultazione per rispondere al governo nel caso in cui venisse approvata la degenerata legge della consulta e si preparano a ricominciare con azioni di resistenza e lotta attraverso la marcia nazionale dei popoli che avrà inizio il 12 ottobre, una decisione per la dignità dei popoli” 

 

Fonte: Alerta Perù 19 agosto 2010

http://www.alertaperu.org/publicar/nacionales/1173-pueblos-amazonicos-y-andinos-en-lucha-por-ley-de-consulta-.html

 

 

 

DEFENSORIA DEL PUEBLO (*), Comunicato stampa del 24 Agosto 2010

 

A proposito del prossimo dibattito nel Parlamento Plenario

 

DEFENSORIA DEL PUEBLO RICERCA CONSENSI CHE POSSANO PORTARE ALL’APPROVAZIONE DI UNA LEGGE SULLA CONSULTA CONFORME ALLA CONVENZIONE 169 DELLA OIL

 

·       La legge deve promuovere l’istituzione del dialogo interculturale

·       Il Diritto alla consulta non si deve intendere come diritto di veto

 

L’Assessore per l’Ambiente, Servizi Pubblici e Popoli Indigeni della Defensoria del Pueblo, Ivan Lanegra, ha fatto appello ai membri del Congresso della Repubblica perché si crei il consenso che possa portare all’approvazione immediatamente una Legge sul Diritto alla Consulta dei Popoli Indigeni che sia conforme alle norme e ai principi stabiliti dalla Convenzione 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

 

“Essa costituirà un apporto significativo per l’immagine nazionale con l’istituzionalizzazione del dialogo interculturale e la pace”, ha sottolineato il funzionario, che ha spiegato, a mo di esempio, come la convenzione 169 nel suo art. 13 stabilisce che l’utilizzazione del termine “terra” “copre la totalità dell’habitat delle regioni che i popoli interessati occupano o utilizzano in qualche modo”

 

Contestualmente ha ricordato come questa istituzione (la defensoria del pueblo) da diversi anni sta promuovendo l’applicazione effettiva del Diritto alla Consultazione, come mostra nel suo impegno con i popoli indigeni del paese. “Questo sarebbe un diritto vigente in Perù ormai da ben 15 anni, come hanno stabilito recenti sentenze della Corte Costituzionale (EXP. N° 0022-2009-PI/TC e EXP. N° 6316-2008-PA/TC), per cui risulta prioritario garantire la sua debita applicazione” ha rimarcato Lonegra.

 

Alla stessa maniera ha segnalato come una legge specifica sopra questa materia “contribuirà in maniera decisiva a creare un quadro ordinato e chiaro per l’esercizio del diritto alla consultazione, in accordo con la convenzione 169 dell’OIL. In questo modo si potrà contare su uno strumento fondamentale per la costruzione di uno Stato inclusivo, rispettoso dei diritti individuali e collettivi dei popoli indigeni e quindi di uno strumento fondamentale che contribuirà alla prevenzione effettiva dei conflitti sociali”

 

Infine, Lanegra ha affermato, in maniera conforme alla posizione istituzionale della Defensoria del Pueblo, che il diritto alla consultazione si esercita mediante il dialogo interculturale di buona fede, orientato alla ricerca di consesni e accordi sopra decisioni statali che potrebbero influenzare i popoli indigeni, non potendosi interpretare come un diritto di veto.

 

Lima, 24 agosto del 2010

 

Nota (*). La Defensoria del Pueblo è un organo costituzionale autonomo creato dalla Costituzione del 1993. Il suo compito è quello di proteggere i diritti costituzionali e fondamentali della persona e della comunità, di supervisionare il compimento dei doveri della pubblica amministrazione e la prestazione dei servizi pubblici alla cittadinanza.

 

Fonte: http://www.defensoria.gob.pe/modules/Downloads/prensa/notas/2010/NP-210-10.pdf

 

 

 

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