Archivio Notizie dalla Diocesi
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Il 20 Dicembre la lettura della sentenza
E’ stata fissata nuovamente la data per la lettura della sentenza contro il missionario Padre Mario Bartolini, il giornalista Geovanni Acate, il dirigente indigeno Bladimiro Tapayuri e gli altri cinque i leader indigeni di Barranquita: la sentenza verrà letta il 20 dicembre. Ci si augura che questa sia la data effettiva e che non si proceda ancora con un ulteriore estenuante dilazionamento.
Martedì 10 Dicembre, in una commovente cerimonia sono stati conferiti a Lima i Premi annuali per i Diritti Umani, da parte del Coordinamento Nazionale per i Diritti Umani (CNDDHH) dedicati alla figura di Angelo Escobar Jurado, dirigente campesino e attivista peruviano per i Diritti Umani, ‘desaparecido’ all’inizio degli anni novanta, quando dopo essere stato prelevato a forza dalla sua abitazione da presunti appartenenti alle forze dell’ordine, è stato fatto scomparire senza che sia stato più possibile conoscerne la sorte. Hanno ricevuto il premio denominato “Giornalismo e Diritti Umani” le emittenti radio televisive che operano nelle regioni amazzoniche peruviane – ‘Radio La Voz de Bagua’, ‘Radio Oriente’ e ‘Radio Maranhao’ – per il loro coraggioso lavoro dedicato al giornalismo indipendente e ai diritti delle comunità indigene, per i loro instancabili sforzi per costruire una vera democrazia e per il loro essere diventati casi emblematici di minacce alla libertà di espressione da parte dello Stato. Il direttore di radio Oriente è il giornalista Geovanni Acate che fa parte del gruppo di imputati di Padre Mario e che rischia 10 anni di carcere per gli stessi motivi per i quali ha ricevuto il premio ‘Giornalismo e Diritti Umani’. Il direttore di Radio Marañón è Padre Francisco Muguiro, uno dei missionari nel mirino del governo, come padre Mario Bartolini per la sua attività in favore delle comunità indigene e della salvaguardia dell’ambiente. Padre Francisco Muguiro ha deciso di dedicare il premio “Giornalismo e Diritti Umani” a Felipe Savio, corrispondente radio di etnia awajùn (una delle etnie indigene dell’Amazzonia peruviana), ucciso dalla polizia il 5 giugno 2009 durante gli scontri di Bagua. E’ stato invece insignito del Premio Nazionale Ángel Escobar Jurado Mons. Pedro Barreto l'arcivescovo di Huancayo, che da anni lotta strenuamente per il diritto a un ambiente sano e che recentemente, il 15 Novembre, è stato oggetto di un violento attacco da parte di un gruppo di persone, nel corso di una conferenza stampa a La Oroya - cittadina peruviana posta a 3.750 metri di altezza sulla Sierra Central, uno dei posti più inquinati del mondo - nella quale stava dando conto della situazione causata dalla multinazionale americana Doe Run della Renco Group che per le sue attività minerarie altamente inquinanti ha contaminato il fiume Mantaro causando una alta incidenza di malattie nelle popolazioni della regione affette da una altissima percentuale di piombo nel sangue. Mons. Pedro Barreto ha espresso la sua gratitudine alla CNDDHH con un saluto alle organizzazioni e agli attivisti: “Considero questo premio come rivolto a voi fratelli e sorelle che ammiro per essere i difensori dell’ambiente e dei diritti umani” ha detto.
Registriamo infine con soddisfazione una risposta del Ministero degli Esteri ad un giornalista della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) in merito al caso Bartolini. Benché in forma privata questa risposta rappresenta pur sempre qualcosa, anche se avremmo preferito che il Ministero degli Esteri avesse preso in considerazione l’azione di tanti privati cittadini (e qualche istituzione pubblica) e avesse dato una risposta pubblica.
Scrive il Ministero degli Esteri in data 9 dicembre: “Mi preme informarla che il Ministero degli Affari Esteri e la nostra Ambasciata a Lima seguono con la massima attenzione ed assiduità la vicenda di Padre Bartolini, offrendo ogni possibile supporto e rimanendo in costante contatto telefonico con lo steso. In relazione ai procedimenti giudiziari a carico del missionario, l’Ambasciata a Lima ha fatto sapere che la lettura della sentenza per l’accusa di istigazione alla ribellione delle popolazioni indios, che è stata rimandata, potrebbe avere luogo prima di Natale. L’avvocato di Padre Bartolini si è comunque mostrato ottimista riguardo alla possibilità che questa accusa possa risolversi in modo favorevole per il nostro connazionale, anche perché la sentenza potrà in ogni caso essere appellata.
La informo inoltre che ho provveduto personalmente a sensibilizzare l’Ambasciatore peruviano a Roma circa la crescente attenzione con al quale la vicenda viene seguita nel nostro Paese, manifestandogli l’auspicio e, nel contempo, la convinzione che la magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani. Ho cercato in sostanza di far intendere la nostra preoccupazione senza d’altra parte urtare la sensibilità dell’interlocutore peruviano, nella convinzione che questa sia la via per meglio tutelare il nostro missionario.
Mi giunge inoltre notizia che all’interno del Perù qualcosa si sta muovendo a favore di Padre Bartolini, con l’interessamento da parte di associazioni di una certa rilevanza come la Comision Nacional de los Derechos Humanos. Mi sembra quest’ultimo uno sviluppo suscettibile di essere ben più lineare ed incisivo di qualsiasi tentativo di interferenza dall’esterno, se vogliamo evitare l’eventualità di ingiuste condanne per il nostro connazionale o per il giornalista peruviano da lei citato”.
Prendiamo atto di quanto qui affermato, ma restiamo del parere, espresso più volte nel corso di questa nostra campagna in appoggio al missionario e al suo gruppo, che la questione non è semplicemente di politica interna di un determinato paese, ma riguarda tematiche (la salvaguardia delle foreste primarie, il rispetto dei diritti delle comunità indigene) sulle quali si sono pronunciate le Nazioni Unite con convenzioni ed indirizzi sottoscritti anche dallo stesso stato peruviano e pertanto la comunità internazionale ha il dovere di far sentire la propria voce, in particolare quando, come nel nostro caso, vi è implicato un cittadino italiano. Un conto è rallegrarsi che anche all’interno del paese cresce un movimento di appoggio all’azione del nostro concittadino, un altro conto è affermare, da parte del nostro Ministero degli Esteri, “lasciamo fare a loro … per non interferire!” … cosa che ha tutta l’aria di volersene, in un certo senso, lavare le mani!
Franco Pignotti
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