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Firmando di suo pugno una risposta ad un'interrogazione parlamentare
La data del 20 dicembre come nuovo appuntamento – che si spera sia davvero quello definitivo - per la lettura della sentenza contro padre Mario Bartolini, il giornalista Acate e i sei leader indigeni di Barranquita, la cui notizia era stata pubblicata a Lima il 13 dicembre dal sito internet “lamula.pe”, nell’ambito delle premiazioni per i Diritti Umani di cui era stato protagonista il giornalista Geovanni Acate, insignito del Premio “Giornalismo e Diritti Umani, sembra sia ora in programma per il giorno successivo, 21 dicembre 2010 alle ore 9.00 del mattino (ore 15.00 da noi), come ci scrive Lucero Guillen presidente della Tavola di Concertazione per la lotta contro la povertà di Barranquita e collaboratrice di padre Mario: “penso che questa volta non ci dovrebbero essere altri impedimenti per la lettura della sentenza” scrive Lucero.
Nel frattempo registriamo con grande soddisfazione in data odierna, 18 dicembre, una nuova esternazione del Ministero degli Esteri sul caso di Padre Mario Bartolini. Dopo la risposta parlamentare del Sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Scotti all’interrogazione dell’On. Marco Zacchera, deputato PDL di Verbania, in data 21 luglio e dopo la recente risposta privata della Direzione Generale per i Paesi delle Americhe del Ministero degli Esteri al dr. Maurizio Blasi consigliere nazionale della FNSI (federazione nazionale stampa italiana), datata 9 dicembre 2010, questo terzo intervento diretto del Ministero degli Esteri coinvolge personalmente lo stesso Ministro Franco Frattini. Finalmente il Ministro degli Esteri in persona ha firmato di suo pugno, in data 13 dicembre, ma resa pubblica solo oggi 18 dicembre, una risposta ufficiale sulla questione del padre Mario Bartolini in Perù, ad una interrogazione rivoltagli dall’On. Amedeo Ciccanti, parlamentare UDC di Ascoli Piceno.
Riportiamo per esteso il testo della lettera, che reca il Prot. Uscita N. 0405675 del 13/12/2010, firmata dal Ministro Franco Frattini e indirizzata Onorevole Amedeo Ciccanti,
Caro Onorevole
Rispondo alla Sua lettera dell’11 novembre scorso in merito al casi di padre Mario Bartolini, attualmente sottoposto a due procedimenti penali in Perù con l’accusa, rispettivamente, di istigazione alla ribellione degli Indios e di istigazione al suicidio.
Desidero innanzitutto assicurarLe che questo Ministero, attraverso l’Ambasciata a Lima, segue costantemente e con la massima attenzione la vicenda giudiziaria di Padre Bartolini, offrendo ogni possibile supporto e rimanendo in continuo contatto telefonico con l’interessato. In diverse occasioni il missionario ha ripetuto ai nostri funzionari di non aver bisogno di assistenza e di voler continuare la sua opera in Perù, salvo che la sentenza lo obblighi a ritornare in Italia. La nostra Ambasciata ci ha peraltro informato che il provvedimento di espulsione nei confronti di altri missionari è stato annullato poiché ritenuto illegittimo.
Questo Ministero ha inoltre sensibilizzato l’Ambasciatore peruviano a Roma circa l’attenzione con la quale la vicenda viene seguita nel nostro Paese, manifestandogli l’auspicio, e al contempo la convinzione, che la magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani.
In relazione ai procedimenti giudiziari, l’Ambasciata a Lima ha fatto sapere che la lettura della sentenza per l’accusa di istigazione alla ribellione degli Indios, che avrebbe dovuto tenersi lo scorso 29 novembre, è stata rimandata a causa dello sciopero del personale giudiziario e potrebbe ora avere luogo prima di Natale. Il procedimento penale per la presunta istigazione al suicidio, invece, si trova al momento ancora nella fase preliminare delle indagini. Il legale di Padre Bartolini si è comunque mostrato ottimista riguardo alla possibilità che questa accusa possa risolversi in modo favorevole per il nostro connazionale.
Le confermo in ogni caso che questo Ministero, tramite l’Ambasciata a Lima, continuerà a dedicare ogni possibile attenzione alla vicenda giudiziaria di Padre Mario Bartolini.
Con i miei più cordiali saluti, Ministro Franco Frattini
Mentre attendiamo anche noi con ansia la lettura della sentenza in programma martedì 21 dicembre, cogliamo l’occasione per manifestare la nostra soddisfazione per questo intervento dello stesso Ministro, del quale diamo atto all’on. Amedeo Ciccanti, dal momento che la nostra campagna era iniziata proprio per sensibilizzare il Ministro stesso alla vicenda del nostro concittadino missionario padre Bartolini.
Franco Pignotti
ALOE Onlus
ALLEGATI: PRECEDENTI ESTERNAZIONI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Per dovere di completezza vogliamo riportare qui di seguito come allegati i testi delle altre due risposte provenienti dal Ministero degli Affari Esteri sopra ricordate e riportate, con relativi nostri commenti, nel nostro sito www.aloemission.org alla sezione degli aggiornamenti sul caso Bartolini:
A. Risposta del Direttore Generale per i Paese delle Americhe alla FNSI del 9 dicembre 2010:
http://www.aloemission.org/content/view/307/32/
Gentile Dottor Maurizio Blasi
Rispondo alla Sua cortese mail del 3 dicembre scorso sulla situazione di Padre Mario Bartolini, che svolge la sua missione evangelica a favore degli Indios nella regione Yurimaguas del Perù.
Mi preme informarla che il Ministero degli Affari Esteri e la nostra Ambasciata a Lima seguono con la massima attenzione ed assiduità la vicenda di Padre Bartolini, offrendo ogni possibile supporto e rimanendo in costante contatto telefonico con lo steso. In relazione ai procedimenti giudiziari a carico del missionario, l’Ambasciata a Lima ha fatto sapere che la lettura della sentenza per l’accusa di istigazione alla ribellione delle popolazioni indios, che è stata rimandata, potrebbe avere luogo prima di Natale. L’avvocato di Padre Bartolini si è comunque mostrato ottimista riguardo alla possibilità che questa accusa possa risolversi in modo favorevole per il nostro connazionale, anche perché la sentenza potrà in ogni caso essere appellata.
La informo inoltre che ho provveduto personalmente a sensibilizzare l’Ambasciatore peruviano a Roma circa la crescente attenzione con al quale la vicenda viene seguita nel nostro Paese, manifestandogli l’auspicio e, nel contempo, la convinzione che la magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani. Ho cercato in sostanza di far intendere la nostra preoccupazione senza d’altra parte urtare la sensibilità dell’interlocutore peruviano, nella convinzione che questa sia la via per meglio tutelare il nostro missionario.
Mi giunge inoltre notizia che all’interno del Perù qualcosa si sta muovendo a favore di Padre Bartolini, con l’interessamento da parte di associazioni di una certa rilevanza come la Comision Nacional de los Derechos Humanos. Mi sembra quest’ultimo uno sviluppo suscettibile di essere ben più lineare ed incisivo di qualsiasi tentativo di interferenza dall’esterno, se vogliamo evitare l’eventualità di ingiuste condanne per il nostro connazionale o per il giornalista peruviano da lei citato”.
Cordiali saluti.
B. Risposta alla Commissione esteri della Camera dei Deputati del Sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Scotti su interrogazione dell’On. Marco Zacchera, del 21 luglio 2010
http://www.aloemission.org/content/view/285/32/
5-03087 Zacchera: Sul procedimento giudiziario in corso in Perù a carico di un missionario italiano.
Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato
ALLEGATO 3
TESTO DELLA RISPOSTA
Il Ministero degli Esteri, tramite l’Ambasciata a Lima, ha seguito fin dall’inizio con costante attenzione la vicenda giudiziaria di Padre Bartolini, rimanendo in continuo contatto telefonico con il nostro connazionale.
Padre Bartolini ha confermato di essere sottoposto ad un processo penale per attività sovversive. Processo iniziato nel giugno 2009 a seguito dei gravi e sanguinosi scontri fra manifestanti indigeni e polizia a Bagua, nella regione amazzonica.
Il Padre ha fatto presente di essere da decenni impegnato in prima persona nel sostenere pienamente le rivendicazioni delle popolazioni indigene dell’Amazzonia peruviana.
La richiesta inizialmente formulata dall’accusa, poi ritirata, era di 11 anni di carcere ed espulsione dal Perù. Nell’ultima udienza dibattimentale, all’inizio di giugno, era presente anche il Vescovo di Yurimaguas, che si è detto fiducioso in un esito positivo del processo.
L’Ambasciata ha fin dall’inizio offerto ogni possibile assistenza consolare a Padre Bartolini, che si è mostrato riconoscente, pur affermando di essere già ben assistito sul profilo legale e anch’egli fiducioso in una conclusione favorevole del processo.
Abbiamo ritenuto opportuno far pervenire un analogo segnale di interessamento anche all’Ambasciata del Perù a Roma. Con questo spirito, il Direttore Generale per i Paesi delle Americhe, ha segnalato all’Ambasciatore peruviano la perdurante attenzione dell’opinione pubblica italiana verso la situazione vissuta in Perù da Padre Mario Bartolini, che si vorrebbe tutelare da minacce e possibili ingiuste condanne. Al rappresentante peruviano sono stati quindi manifestati l’auspicio e la convinzione che la magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani.
La pronuncia della sentenza, inizialmente attesa per la metà di giugno, è stata rinviata di un mese.Il Ministero degli Affari Esteri, attraverso l’Ambasciata d’Italia a Lima, continuerà a seguire da vicino la questione con la massima cura ed attenzione, pur nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia dell’operato della magistratura peruviana.
Per quanto riguarda gli aspetti di carattere più generale evocati dall’onorevole interrogante, è innegabile che in alcune zone del Perù, e in particolare nelle zone di Lamas e Barranquilla, si siano registrati abusi da parte di alcune grandi imprese e difficoltà nel dialogo fra popolazioni locali e istituzioni pubbliche.
Da questo punto di vista, la situazione presenta, anche nella percezione dell’Unione Europea, elementi di grande complessità, apparendo tra l’altro necessario non alimentare il rischio che il malessere delle popolazioni locali sia strumentalizzato da parte dei gruppi più estremisti dell’opposizione radicale.
Va però registrata, al tempo stesso, una crescente consapevolezza delle Autorità di Lima della necessità di un maggior coinvolgimento delle popolazioni indigene nelle scelte che le riguardano più da vicino: il Governo ha predisposto infatti un disegno di legge, chiamato « de consulta previa » (previa consultazione) che si prefigge di coinvolgere in maniera effettiva le comunità indigene nelle decisioni sull’utilizzo del territorio. Tale principio – previsto anche da Convenzioni ONU e ILO – esisteva già in teoria, ma di fatto non veniva rispettato.
Non può che essere salutata con favore, inoltre, l’istituzione, nel 2008, di un apposito Ministero dell’Ambiente; mentre è stata avviata, in un’altra zona amazzonica (Madre de Dios), un’azione di eliminazione delle attività minerarie « informali », realizzate con sistemi poco più che artigianali e terribilmente inquinanti e distruttivi, imponendo il rispetto di regole serie in materia ambientale per lo svolgimento di tali attività.
Queste recenti iniziative, indubbiamente positive, vanno nel senso del superamento di una situazione di sostanziale assenza di dialogo interetnico che ha generato forti incomprensioni e situazioni di conflitto. Un nuovo corso che l’Italia, assieme ai partners europei, incoraggia e segue con grande attenzione
Marco ZACCHERA (PdL), replicando, si dichiara soddisfatto per la completa risposta del Governo richiamando da un lato l’esigenza di continuare ad assistere il missionario italiano, dall’altro di affrontare una volta per tutte sul piano internazionale la grande questione ambientale della regione amazzonica. Successivamente lo stesso On. Zacchera ha presentato una seconda interrogazione parlamentare sullo stesso caso Bartolini, a cui però non è stata ancora data risposta.
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