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Notizie dalla Diocesi

Ultimo aggiornamento sul caso di P.Mario Bartolini

Padre Mario BartoliniLa popolazione di Barranquita di nuovo in strada per la difesa della propria foresta minacciata

Premessa
Nel corso dei nostri aggiornamenti periodici sulla vicenda che vede il missionario padre Mario Bartolini al centro di una continua ed esasperante “attenzione giudiziaria” che potremmo definire quanto meno kafkiana – continuamente in attesa di una sentenza che viene rimandata e di nuovi processi che sembrano riaprirsi anche una volta chiusi – e che ha la sua vera motivazione nell’impegno trentennale del missionario accanto alle comunità campesinos ed indigene di una delle regioni amazzoniche del Perù contro le mire delle imprese multinazionali interessate allo sfruttamento della foresta, abbiamo cercato non solo di informare sugli sviluppi della vicenda dal punto di vista individuale del missionario, ma abbiamo tentato anche una sua contestualizzazione. Ad esempio è venuto fuori che non si tratta tanto di una vicenda che riguarda una sola persona, padre Mario Bartolini appunto, quanto di un intero settore di chiesa cattolica, la Chiesa dell’Amazzonia, impegnata a fianco delle lotte indigeniste per il mantenimento del possesso della terra ancestrale, del rispetto dei diritti umani e della salvaguardia dell’ambiente. Vedi tutti gli aggiornamenti su www.aloemission,org e la breve rassegna stampa peruviana sempre sullo stesso sito
Con questo nuovo aggiornamento intendo offrire un ulteriore contributo alla delineazione del contesto specifico di lotta. Per quanto riguarda la situazione processuale di padre Mario, rimandiamo all’ultimo aggiornamenti pubblicato sul sito .

La popolazione di Barranquita di nuovo in strada
Barranquita è il nome di un distretto della provincia di Lamas nella regione di San Martin, nell’Amazzonia Peruviana. Nella cittadina di Barranquita opera da oltre trenta anni padre Mario Bartolini. Oggi questo distretto sperduto all’interno della foresta è al centro dell’attenzione. Domani 17 agosto è prevista una grande manifestazione della popolazione di Barranquita che bloccherà la strada tra Tarapoto e Yurimaguas per protestare contro una risoluzione del Ministero dell’Agricoltura che offre semaforo verde al’Impresa Agricola Cayarmachi, di proprietà del Gruppo Romero per il disboscamento di un territorio di tremila ettari di foresta – denominato “Palmas del Oriente” dietro le intenzioni del Gruppo Romero – che apparterebbero, diremo in termini nostri, al demanio pubblico ed è stata invece privatizzata per gli interessi della potente multinazionale.
 

La storia di questa vicenda è la stessa storia del nostro amico missionario padre Mario, che di Barranquita è il “cura”, il curato, il parroco. Essa comincia nel 2007 quando il Ministero dell’Agricoltura, con una risoluzione che, senza tener conto del Piano Regionale di Sviluppo formulato nell’anno precedente (2006) dalla Regione di San Martin, senza consultare ovviamente i rappresentanti delle popolazioni coinvolte e senza richiedere alcuno studio sull’impatto ambientale alla multinazionale, svende al Gruppo Romero diverse porzioni di foresta fra cui nel solo Dipartimento di Barranquita due territori di 3 mila e 6 mila ettari ciascuno, mutando lo status di quei territori da ‘foresta primaria’ a ‘zona agricola’ . Per quanto riguarda in particolare il territorio dei 3 mila ettari al centro della odierna contesa in patti erano comunque che la multinazionale avrebbe dovuto abbattere non più di 700 ettari di foresta all’anno per circa 5 anni: in realtà nei primi cinque mesi di inizio delle attività aveva già abbattuto 2 mila e 100 ettari di foresta . Chiaramente in seguito a questa risoluzione governativa ci furono molte manifestazioni di protesta della popolazione di Barranquita, manifestazioni che hanno avuto il pieno appoggio e la piena partecipazione della locale missione cattolica con il padre Mario Bartolini e la suora Lucero Guillen in prima fila. Risalgono a questo anno e a questo contesto le minacce di morte scritte a caratteri cubitali sulle pareti della chiesa di Barranquita, apparentemente usando una certa simbologia di Sendero Luminoso, in realtà proveniente da ambienti vicini al partito aprista (governativo).
Sospensione della concessione di deforestazione da parte del Governo Regionale
Nel gennaio del 2010, il Governo Regionale di San Martin (GORESAM) nel pieno delle proprie competenze adotta una risoluzione (N° 023-2010-GRSN/DRASAM) che sospende la concessione ministeriale sullo sfruttamento del territorio da parte della Impresa Agricola Cayarmachi per una serie di motivazioni fra cui il mancato rispetto, a suo tempo, da parte del Ministero dell’Agricoltura delle normative che prevedevano uno studio previo sull’impatto ambientale, il rispetto del Piano di sviluppo regionale, - mancato rispetto che configurava un vizio amministrativo formale – e non ultimo il fatto che la stessa compagnia era andata molto oltre le prerogative comunque assegnatele sia per quanto riguarda sia i tempi de disboscamento, sia l’entità reale dell’area disboscata . A questo proposito si era formata una Commissione Mista – con la partecipazione di autorità del Governo Regionale, dell’Autorità Forestale, dell’Autorità Giudiziaria e di altrui rappresentanti di istituzioni nazionali – con l’intenzione di verificare la reale entità del territorio già disboscati. Il 15 gennaio questa commissione tenta di ispezionare la zona ma viene impedita di farlo dalle forze di sicurezza della stessa impresa agricola che impediscono alle stesse autorità di mettere piede sul loro stesso territorio, come se questo fosse diventato un feudo della compagnia. Inoltre lo stesso Gruppo Romero sporge denuncia contro lo stesso Direttore Regionale di San Martin per abuso d’ufficio, denuncia il cui decorso giudiziario è ancora in atto. L’abuso d’ufficio consisterebbe nel fatto di voler controllare cosa avviene nel territorio sotto la propria responsabilità.
In ogni caso, dopo la sospensione della concessione da parte del Governo regionale in gennaio, il 30 aprile si registra un nuovo punto a favore della lotta contro la deforestazione, quando il MINAG (Ministero dell’Agricoltura) con la risoluzione N° 0304-2010 aveva stabilito che la competenza riguardo al permesso di concessione o abolizione della concessione per la deforestazione fosse di competenza del Governo Regionale e non del Ministero dell’Agricoltura. Dello stesso periodo è anche la rinuncia, da parte del Gruppo Romero della sollecitazione all’avvio dell’attività di deforestazione in un altro plotto di 6.000 ettari sempre nella zona di Barranquita; cosa che accende le speranze di un parziale esito positivo delle lotte intraprese. Va comunque ricordato che lo stesso Gruppo gode di concessioni per almeno altri 20.000 ettari di foresta in altre zone della regione . Le cose quindi sembravano volgere in maniera più positiva, anche perché un altro fatto stava maturando nel senso del maggiore rispetto delle comunità locali: la discussione parlamentare della Legge per la Consultazione .
Legge sulla Consultazione con i Popoli Indigeni
In seguito ai fatti di Bagua dell’inizio di Giugno 2009, durante i quali le pacifiche manifestazioni delle comunità indigene erano degenerate in violenza anche per l’atteggiamento delle forze dell’ordine; la cui pacifica partecipazione alle manifestazioni ha procurato al nostro padre Mario Bartolini e agli altri cosiddetti “preti ambientalisti” di cui abbiamo parlato negli aggiornamenti precedenti, l’accusa di sedizione e ribellione contro lo Stato, si era aperta nella nazione un dibattito sul diritto alla consultazione previa da parte del governo con le comunità indigene prima di intraprendere qualsiasi risoluzione che avesse finito per sconvolgere il loro sistema di vita, in ottemperanza alla Convenzione N° 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro – convenzione ONU firmata a suo tempo dallo stesso Stato Peruviano – che stabiliva il dovere da parte degli stati all’attuazioni di prassi di consultazione con le comunità indigene. Tale dibattito parelamentare aveva condotto, il 19 maggio 2010, all’approvazione della Ley del Derecho a la Consulta a los Pueblos Indigenas y Originarios Reconocido en el Convenio 169 de la Organizacion Internacional del Trabajo . Una legge salutata con favore anche dalla commissione di lavoro dei Popoli Andini, Amazzonici, Afroperuviani, Ambiente ed Ecologia, che sebbene non prevedesse il diritto di veto delle comunità indigene sulle decisioni dello Stato che le riguardassero, prevedeva però il necessario consenso previo, libero ed informato delle comunità indigene come finalità del processo di consultazione. Era stato riconosciuto un diritto sacrosanto delle minoranze e delle municipalità, diritto sancito dalle convenzioni internazionali, la cui inosservanza aveva portato in Perù alle violenze di Bagua dell’anno precedente.
Questi sviluppi positivi registrati nei mesi di aprile e maggio, vengono però azzerati da successive prese di posizione del Governo nei mesi di giugno e di luglio. Il Governo infatti non solo non attua la legge sulla consultazione partorita dal parlamento, ma vi oppone una serie di osservazioni che chiedono di modificare la legge per affermare con più chiarezza l’imperium del governo centrale e il diritto di privilegio degli ‘interessi nazionali’ sui diritti dei popoli indigeni, cosa che mette fuori gioco sia il rispetto della Convenzione 169 dell’OIL, sia il rispetto dello stato di diritto. In pratica il Governo accetta di ‘decentralizzare’ tutto ciò che non cade nei suoi interessi e di ‘centralizzare’ tutto ciò che invece ritiene di suo interesse, senza alcun rispetto delle normative.
Nuova via libera alla deforestazione da parte del Ministero dell’Agricoltura
Il caso di Barranquita di questi ultimi giorni – che porta alla grande manifestazione in programma per domani – ne è una palese dimostrazione. Dopo che, come sopra ricordato, in aprile era stata sottolineata la competenza regionale della concessione per la deforestazione del territorio di Barranquita, improvvisamente il Ministero dell’Agricoltura, contraddicendo se stesso e ritornando sui suoi passi, il 26 luglio, con la risoluzione N° 476-2010 dichiara inammissibile l’annullamento della concessione per la deforestazione di Barranquita, annullamento operato in gennaio dal Governo regionale nel pieno delle proprie prerogative e da di nuovo via libera alle motoseghe della Impresa Agricola del Cayarmachi (gruppo Romero). Tale risoluzione passata del tutto inosservata sulla stampa nazionale, ha invece provocato una grande mobilitazione nella regione interessata .
La risposta della popolazione e delle autorità locali
Davanti a questa situazione, la popolazione di Barranquita e tutta la comunità del Basso Hualaga si sono immediatamente mobilitate, sollecitando d’urgenza una assemblea del GORESAM (Governo Regionale di San Martin) con la partecipazione delle autorità municipali della provincia interessata per valutare le azioni da intraprendere immediatamente sia per via legale (ci sono 15 giorni di tempo per fare appello alla suddetta risoluzione) che attraverso manifestazioni pubbliche (come quella in programma per domani sulla via Tarapoto-Yurimaguas) .
L’avvocato Jaime Bustamante Jhonson, Procuratore Pubblico del GORESAM, ha dichiarato durante l’assemblea che “non si abbasserà la guardia su questo tema, visto la dimostrazione di irregolarità da parte del Governo Centrale, con la quale ha trasgredito e usurpato le competenze delle autorità regionali”. Lo stesso ha spiegato che la volontà del Governo Regionale è quella di difendere questa zona dalla deforestazione, dal momento che la popolazione locale è molto vincolata alla foresta tanto per un fatto di carattere economico quanto di carattere culturale e spirituale; e che le attività dell’Impresa Agricola Cayarmachi la sta sconvolgendo profondamente. Inoltre ha sottolineato come il problema di fondo sia la biodiversità della zona: “l’impresa afferma che dopo la riforestazione ci sarà la riforestazione con la palma da olio, ma una volta che la foresta è stata tagliata, la biodiversità semplicemente si perde, e questo è ciò che non stanno mettendo in conto nel loro calcolo economico” ha affermato.
La posizione dei leaders locali fra i quali padre Mario e Lucero Guillen
Durante l’assemblea, che si è svolta nei locali municipali di Barranquita, è stato ascoltato anche il pensiero di vari leader locali; fra questi la stampa riporta in particolare le affermazioni della sorella Lucero Guillen e del padre Mario Bartolini. Lucero Guillen ha puntualizzato con forza come “non possiamo permettere che si compromettano le competenze di una autorità regionale”; che “questa attitudine del Ministero ci offende e annulla un lavoro costato molti sacrifici per arrivare dove siamo arrivati e non possiamo permetterci questa retrocessione”. Da parte sua, il padre Mario Bartolini ha dichiarato che questo è un problema di dignità. “Si parla di decentralizzazione che rimane solo sulla carta quando si toccano gli interessi dei gruppi di potere. Questo non è solo un problema di Barranquita, ma di tutta la popolazione e dobbiamo difendere la dignità del nostro dipartimento” .
La sorella Lucero Guillen ha anticipato che la Tavola della Concertazione per la Lotta contro la Povertà di Barranquita di cui lei è presidente, accompagnerà le azioni che verranno prese dalla cittadinanza contro il Ministero dell’Agricoltura riguardo alla riapertura del contratto di deforestazione . Non è difficile immaginare che anche il nostro amico missionario domani non resterà chiuso nella sua casa parrocchiale, ma accompagnerà la sua gente nella ennesima rivendicazione dei propri diritti. Noi ci impegniamo a seguire la vicenda attraverso i resoconti che ne verranno fatti sui giornali peruviani. Certamente possiamo capire che questo finirà nell’addensare nuovi guai sulla sua testa. Diversi giornalisti nel riportare le notizie di questi giorni delineate in questo aggiornamento, si chiedono “quale sia la forza reale del gruppo Romero” visto che è in grado di condizionare così pesantemente l’opera del Governo centrale; “dove vengono davvero prese le decisioni”. Se il Gruppo Romero è talmente potente da spingere il Governo a scelte contraddittorie e contrarie al proprio ordinamento statale (l’usurpazione delle prerogative regionali), tanto più possiamo immaginare possa soffiare veleno contro singole persone impegnate nelle lotte popolari, come è il caso del nostro padre Mario Bartolini, oggetto di minacce dirette o di ‘attenzioni’ molto particolari.
Considerazioni conclusive
Per concludere questo aggiornamento vorrei sottolineare il fatto che sullo sfondo di queste vicende, la situazione di padre Mario Bartolini si staglia non come la vicenda di un eroe romantico, di un ingenuo donchisciotte che lotta contro i mulini a vento, come ci è stato a volte presentato da un tipo di giornalismo che guarda solo all’aspetto emotivo, ma come quella di una persona profondamente inserita nel suo particolare territorio e tra la sua gente di cui condivide le sofferenze e le lotte nelle dinamiche della ‘globalizzazione’, della modernizzazione, dello strapotere di gruppi economici che riducono i politici a propri vassalli, della sistematica violazione dei diritti umani sanciti dalle convenzioni internazionali firmate ma non attuate; soprattutto nelle dinamiche delle speranze che nutrono la vita di un popolo che non vuole arrendersi. Un uomo insomma che vive la “politica” in senso vero. Dal punto di vista ecclesiale, padre Mario e i suoi collaboratori, in primis suor Lucero, con il loro impegno a tutto campo, ci danno l’esempio di una missione intesa come portatrice di un Vangelo di liberazione profondamente incarnato nella situazione reale.

Franco Pignotti
Presidente ALOE Onlus
www.aloemission.org
 

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