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Dialoghiamo ancora sulla laicità ambigua

Mons. Duilio BonifaziMons. Duilio Bonifazi risponde ai tanti commenti pervenuti al suo precedente articolo

E’ doveroso, a livello sia ecclesiale sia culturale, fare delle precisazioni all’interno dell’ampio dialogo, apertosi in diocesi e oltre su questo sito e non solo, intorno al tema della laicità ambigua. Il tema lo abbiamo evidenziato nel nostro precedente intervento, riferendoci a testi scolastici, diffusi anche nel fermano, nei quali la legittima “laicità” delle discipline scivola nel “laicismo”: qui, nella esposizione dei vari argomenti trattati, si ignora totalmente la dimensione religiosa e cristiana della vita e della società, emarginando ogni riferimento a Dio e a Gesù Cristo. D’altra parte, una nostra ulteriore parola ci è stata anche pubblicamente richiesta nei commenti dei lettori del nostro precedente intervento. Scegliamo di fermarci solo su qualcuno degli aspetti sollevati nel dialogo.

Iniziamo con il problema della laicità e del laicismo o secolarismo. Solo una voce non ha condiviso la nostra denuncia critica, e ha rivendicato la legittimità dello slittamento della “laicità” nel “laicismo”nella scuola statale. Tutti gli altri interventi hanno condiviso le nostre parole critiche: anzi, hanno giustamente affermato che la denuncia, e la proposta, di noi cristiani deve andare oltre ciò che spesso avviene nella scuola, per estendersi ad altri settori della vita culturale e sociale, dove frequentemente la dimensione specificamente religiosa e cristiana degli eventi e dell’esistenza viene emarginata, e tutto si svolge come se Dio non ci fosse e Gesù Cristo non ci sia stato. Tante trasmissioni televisive sono esempio di questo secolarismo crescente. Ma esempio non bello è anche il frequente slittamento secolaristico nel vissuto sociale delle Feste cristiane, compreso il Natale, la Pasqua, l’Assunta, il Santo Patrono.

Ci ha poi sorpreso che la discussione si sia fermata, in modo molto vivace, sul tema stesso della “laicità” quale è intesa dal Concilio Vaticano II, con qualche forte contestazione esplicita del magistero conciliare, mentre molti altri ne hanno difeso il grande valore. Qui è doveroso precisare che essere cattolici oggi implica accogliere totalmente e senza riserve il magistero del Vaticano II, e significa leggere il magistero della Chiesa precedente alla luce di ciò che è maturato in questo Concilio, in continuità con la tradizione. Voler riportare la Chiesa a ciò che essa era prima del Concilio, opponendola ad esso, significa porsi fuori della autentica tradizione della Chiesa, che, come diceva Newman, è tradizione “vivente”, che si sviluppa e cresce alla luce dello Spirito, e non è puro tradizionalismo e conservatorismo. Ricordiamo che il Vaticano II,soprattutto nella “Gaudium et spes”, ha affermato la legittima laicità e autonomia delle realtà terrene; ha rifiutato il laicismo come negazione della visibilità della dimensione religiosa nella vita pubblica; ha sostenuto che la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. 

Ancora più interessante è l’interrogativo che spesso è emerso nel dialogo: chi deve intervenire e attivarsi per arginare lo slittamento della legittima laicità nel laicismo? Anche qui il Concilio ci ha indicato la strada da percorre: spetta ai laici cristiani, alla luce del magistero della Chiesa. Essi, che vivono e operano nel mondo, possono rendere visibile e operante il Vangelo nella società, nel rispetto della legittima laicità e autonomia delle realtà temporali; possono animare dello spirito cristiano la cultura, la società, la scuola, la politica, l’economia. Nel suo viaggio recente in Inghilterra, paese molto secolarizzato, il Papa ha ricordato che “ogni cristiano è chiamato a cambiare il mondo, per innestare i valori del Vangelo nella vita quotidiana”.

 

 

Mons. Duilio Bonifazi

Direttore Ufficio Diocesano Cultura, Università e Scuola

 

Leggi l'articolo precedente "Laicità ambigua nei testi scolastici nel Fermano" con i commenti ad esso relativi

 

Commenti dei lettori
6 commenti presenti
  • Nicolas

    02-10-2010 23:09 - #6
    Mi sembra a questo punto doverosa una precisazione sulla risposta data da Mons. Bonifazi che contiene qualche inesattezza a mio avviso. Ad esempio la frase “essere cattolici oggi implica accogliere totalmente e senza riserve il magistero del Vaticano II” contiene un errore. E non sono io a sostenere l’erroneità della sua affermazione ma il Papa stesso quando nel 2006 erige l’Istituto del Buon Pastore affidando ai suoi membri la critica costruttiva ai testi del Vaticano II al fine di comunicare alla Sede Apostolica i punti del suddetto Concilio che non sembrano essere in linea con la Tradizione bimillenaria della Chiesa. Lo stesso Paolo VI ne ricorda il valore magisteriale il 12 gennaio 1966; Egli affermava: "Vi è chi si domanda quale sia l'autorità, la qualifica teologica, che il Concilio ha voluto attribuire ai suoi insegnamenti, sapendo che esso ha evitato di dare definizioni dogmatiche solenni, impegnanti l'infallibilità del magistero ecclesiastico #…#, dato il carattere pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità; ma esso ha tuttavia munito i suoi insegnamenti dell'autorità del supremo magistero ordinario; il quale magistero ordinario e così palesemente autentico deve essere accolto docilmente e sinceramente da tutti i fedeli, secondo la mente del Concilio circa la natura e gli scopi dei singoli documenti". Il Vaticano II dunque non obbliga la fede, ma esige solamente un'accoglienza attenta e rispettosa, nella linea d'una leale e riverente adesione. Ciò però non esclude una possibile critica seria e rispettosa dei punti difficilmente conciliabili con il magistero precedente.
  • Gabrio

    01-10-2010 20:22 - #5
    Concordo con le risposte che ha dato don Duilio.Gli chiedo di illustrare in che senso i laici cristiani devono tenere conto del magistero della chiesa quando operano in campo culturale e politico: qui mi sembra che entri in campo la autonoma responsabilità dei laici che devono fare un'opera di mediazione per rispettare la legittima laicità dele istutuzioni politiche e culturali.
  • Gabrio

    01-10-2010 07:05 - #4
    Ringrazio don Bonifazi per le preziose annotazioni che mette in questo notiziario diocesano.Gli chiedo di illustrare i che senso noi laici dobbiamo tenere conto delle indicazioni del magistero della chiesa quando operiamo come cristiani nella nella vita culturale e sociale e dobbiamo mediarlo entrando in dialogo con culture diverse da quella cistiana.Credo che bisogna riconoscere anche una autonoma responsabilità di noi laici in nome della legittima laicità delle istituzioni pubbliche in cui operiamo.
  • Claudio

    29-09-2010 15:35 - #3
    Si stà parlando di laicismo e non dì laicità.Quest'ultimo termine ci indica il modo corretto di interpretare la distinzione tra Stato e Chiesa: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Il laicismo invece è una degenerazione della laicità, contiene intrinsicamente l'avversione per la Chiesa fondata da Gesù Cristo.Pertanto mi chiedo se posso parlare di ambiguità del laicismo nei confronti della fede quando questa ambiguità ne è la sua ragion d'essere.In definitiva il laicismo sa fare il suo mestiere;ossia distruggere la fede in Gesù Cristo per sostituirla con l'ideologia del relativismo.L'attacco alla Chiesa oggi non è più frontale come al tempo delle ideologie del novecento ma è particolarmente subdolo,(il lupo oggi più che mai si maschera da agnello)."Il principe di questo mondo" non cessa di darsi da fare,e allora perchè si è abbandonato il primato della preghiera e dell'adorazione? Questo lo si vede da come è trattato il Sacro.Da quì non si scappa; se non si adora il Vero Dio si adorano gli idoli. Questi stanno avendo non poco successo ma la salvezza degli idoli è fasulla solo Gesù Cristo vivo e presente nella Chiesa dona la salvezza all'uomo.Oggi l'uomo ha tanto bisogno di incontrare questa salvezza.Occorre con urgenza tornare all'essenziale nella Chiesa (preghiera,adorazione,liturgie ben celebrate,condivisione della Parola di Dio).Lex orandi lex credenti.
  • Pietro

    25-09-2010 17:23 - #2
    Grzie don Duilio per la sua risposta e l'approfondimento della questione. Non si può tornare più indietro rispetto al Vaticano II sarebbe come raccogliere le piume della gallina sparsi al vento (S. Filippo Neri).
  • Angelo

    24-09-2010 16:55 - #1
    Può essere d'aiuto leggere la nota pastorele n°4 di Mons.L.Conti,presente nel sito,per focalizzare concretamente il ruolo del laico nella diaconia.
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