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La risposta del Sottosegretario agli Affari Esteri On. Vincenzo Scotti
Una dichiarazione che apprezziamo perché manifesta un qualche interessamento della Farnesina richiesto da due mesi a questa parte da tanti privati cittadini (migliaia di firme raccolte, centinaia di fax inviati al Ministro degli esteri), ma anche da parte di istituzioni pubbliche come le Provincie di Ascoli Piceno e Fermo, dal Comune di Firenze, dalla Regione Marche; ma una dichiarazione che non ci soddisfa affatto!!!
Il sottosegretario ha affermato di aver comunicato all’Ambasciata peruviana in Italia “la perdurante attenzione dell’opinione pubblica italiana verso la situazione vissuta in Perù da Padre Mario Bartolini, che si vorrebbe tutelare da minacce e possibili ingiuste condanne”. Questa affermazione ci fa piacere perché riconosce il nostro impegno e quello di altri a sostegno di padre Mario Bartolini, e ci motiva a chiedere alla stampa una più adeguata rilevanza alla vicenda e una maggiore documentazione. Attraverso il nostro sito www.aloemission.org noi stiamo cercando di aggiornare continuamente sugli sviluppi della situazione, anche presentando un piccolo campionario di rassegna stampa peruviana con traduzione di articoli e documenti pubblicati sulla stampa peruviana.
Franco Pignotti
Presidente ALOE
IL CASO DI PADRE MARIO BARTOLINI ALLA COMMISSIONE AFFARI ESTERI
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Nella seduta del 21 giugno 2010, l’on. Marco Zacchera del PDL, presidente del comitato permanente sugli italiani all’estero della Camera aveva presentato alla Commissione Affari Esteri della Camera una interrogazione al Ministro degli Esteri riguardo al processo in Perù a padre Mario Bartolini, missionario marchigiano accusato di attività sovversive per essersi schierato a fianco dei suoi parrocchiani, indigeni dell’Amazzonia in rivolta per la cessione delle loro terre alle multinazionali
Ecco il testo dell’interrogazione:
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZACCHERA.
— Al Ministro degli affari esteri. —
Per sapere – premesso che:
notizie di stampa, come quelle apparse sul Corriere della Sera del 16 giugno scorso, danno ampia notizia del processo in corso in Perù a carico di Don Mario Bartolini, sacerdote missionario marchigiano, da molti anni schierato a fianco dei suoi parrocchiani nel nord del paese, che protestano per la cessione di una larga parte del loro territorio ad aziende multinazionali finalizzate allo sfruttamento delle risorse naturali dell’area;
risulta che Padre Bartolini rischia addirittura una condanna ad 11 anni di carcere ed è intanto detenuto agli arresti domiciliari;
nella zona scontri tra forze di polizia ed abitanti resistenti alla occupazione delle terre hanno portato recentemente a circa 100 morti alimentando una forte tensione tra la popolazione locale e le autorità peruviane;
Padre Bartolini è già stato minacciato di morte, accusato di terrorismo e di istigazione alla rivolta, ma è stato assolto da simili accuse –:
come si configuri l’attuale situazione giuridica e giudiziaria del caso sollevato;
quali iniziative abbia intrapreso il Governo italiano per tutelare il nostro connazionale, assicurandogli un processo equo e coerente con i princìpi internazionali di correttezza giuridica e tutela della difesa;
quale sia la posizione del Governo italiano sulla situazione in Perù, con particolare riferimento alla zona di Lamas e Barranquita;
se non si ritenga indispensabile una forte iniziativa diplomatica non solo per garantire la persona del nostro connazionale, ma anche per sottolineare come l’Italia abbia interesse a che vengano correttamente utilizzate le risorse ambientali ed ecologiche dell’intero pianeta, nonché la difesa e la tutela delle minoranze etniche della zona che da sempre convivono con un ecosistema delicato e prezioso come la foresta amazzonica. (5-03087)
Fonte: http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenografici/sed340/pdfbt02.pdf
Nella seduta del 21 luglio 2010, il sottosegretario Vincenzo SCOTTI risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati nell’allegato 3 della relazione della suddetta seduta.
ALLEGATO 3
5-03087 Zacchera: Sul procedimento giudiziario in corso in Perù
a carico di un missionario italiano.
TESTO DELLA RISPOSTA
Il Ministero degli Esteri, tramite l’Ambasciata a Lima, ha seguito fin dall’inizio con costante attenzione la vicenda giudiziaria di Padre Bartolini, rimanendo in continuo contatto telefonico con il nostro connazionale.
Padre Bartolini ha confermato di essere sottoposto ad un processo penale per attività sovversive. Processo iniziato nel giugno 2009 a seguito dei gravi e sanguinosi scontri fra manifestanti indigeni e polizia a Bagua, nella regione amazzonica.
Il Padre ha fatto presente di essere da decenni impegnato in prima persona nel sostenere pienamente le rivendicazioni delle popolazioni indigene dell’Amazzonia peruviana.
La richiesta inizialmente formulata dall’accusa, poi ritirata, era di 11 anni di carcere ed espulsione dal Perù. Nell’ultima udienza dibattimentale, all’inizio di giugno, era presente anche il Vescovo di Yurimaguas, che si è detto fiducioso in un esito positivo del processo.
L’Ambasciata ha fin dall’inizio offerto ogni possibile assistenza consolare a Padre Bartolini, che si è mostrato riconoscente, pur affermando di essere già ben assistito sul profilo legale e anch’egli fiducioso in una conclusione favorevole del processo.
Abbiamo ritenuto opportuno far pervenire un analogo segnale di interessamento anche all’Ambasciata del Perù a Roma. Con questo spirito, il Direttore Generale per i Paesi delle Americhe, ha segnalato all’Ambasciatore peruviano la perdurante attenzione dell’opinione pubblica italiana verso la situazione vissuta in Perù da Padre Mario Bartolini, che si vorrebbe tutelare da minacce e possibili ingiuste condanne. Al rappresentante peruviano sono stati quindi manifestati l’auspicio e la convinzione che la magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani.
La pronuncia della sentenza, inizialmente attesa per la metà di giugno, è stata rinviata di un mese.
Il Ministero degli Affari Esteri, attraverso l’Ambasciata d’Italia a Lima, continuerà a seguire da vicino la questione con la massima cura ed attenzione, pur nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia dell’operato della magistratura peruviana.
Per quanto riguarda gli aspetti di carattere più generale evocati dall’onorevole interrogante, è innegabile che in alcune zone del Perù, e in particolare nelle zone di Lamas e Barranquilla, si siano registrati abusi da parte di alcune grandi imprese e difficoltà nel dialogo fra popolazioni locali e istituzioni pubbliche.
Da questo punto di vista, la situazione presenta, anche nella percezione dell’Unione Europea, elementi di grande complessità, apparendo tra l’altro necessario non alimentare il rischio che il malessere delle popolazioni locali sia strumentalizzato da parte dei gruppi più estremisti dell’opposizione radicale.
Va però registrata, al tempo stesso, una crescente consapevolezza delle Autorità di Lima della necessità di un maggior coinvolgimento delle popolazioni indigene nelle scelte che le riguardano più da vicino: il Governo ha predisposto infatti un disegno di legge, chiamato « de consulta previa » (previa consultazione) che si prefigge di coinvolgere in maniera effettiva le comunità indigene nelle decisioni sull’utilizzo del territorio. Tale principio – previsto anche da Convenzioni ONU e ILO – esisteva già in teoria, ma di fatto non veniva rispettato.
Non può che essere salutata con favore, inoltre, l’istituzione, nel 2008, di un apposito Ministero dell’Ambiente; mentre è stata avviata, in un’altra zona amazzonica (Madre de Dios), un’azione di eliminazione delle attività minerarie « informali », realizzate con sistemi poco più che artigianali e terribilmente inquinanti e distruttivi, imponendo il rispetto di regole serie in materia ambientale per lo svolgimento di tali attività.
Queste recenti iniziative, indubbiamente positive, vanno nel senso del superamento di una situazione di sostanziale assenza di dialogo interetnico che ha generato forti incomprensioni e situazioni di conflitto. Un nuovo corso che l’Italia, assieme ai partners europei, incoraggia e segue con grande attenzione.
Marco ZACCHERA (PdL), replicando, si dichiara soddisfatto per la completa risposta del Governo richiamando da un lato l’esigenza di continuare ad assistere il missionario italiano, dall’altro di affrontare una volta per tutte sul piano internazionale la grande questione ambientale della regione amazzonica.
Fonte: http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/bollet/201007/0721/pdf/03.pdf
Noi ci dichiariamo un po’ meno soddisfatti dell’onorevole Marco Zacchera che in ogni caso ringraziamo sentitamente per aver portato il caso in un organismo della Camera dei Deputati, cosa che invece non è stata fatta da altri che pure erano stati contattati. Ci sembra obiettivamente un po’ poco rispetto sia a quanto tanti privati cittadini hanno chiesto direttamente alla Farnesina tramite fax personali e raccolta firme, sia rispetto a quanto hanno chiesto istituzioni pubbliche come: le provincie di Ascoli Piceno e di Fermo, il Comune di Firenze, la Regione Marche.
A parte che il fatto che il Ministero sembra essersi limitato
- a seguire il caso informandosi presso l’Ambasciata Italiana a Lima, la quale avrebbe chiesto “conferma” allo stesso Bartolini del processo a suo carico: non si parla di nessun passo fatto dall’ambasciata italiana presso il governo peruviano, neanche per chiedere se ci fosse qualcosa a carico del nostro concittadino, visto che è stato lui stesso a doverlo confermare all’Ambasciata italiana;
- e ad informare l’Ambasciata peruviana in Italia circa “la perdurante attenzione dell’opinione pubblica italiana verso la situazione vissuta in Perù da Padre Mario Bartolini, che si vorrebbe tutelare da minacce e possibili ingiuste condanne”; cioè ad informare l’ambasciata peruviana di ciò che l’ambasciata peruviana non poteva non sapere per suo proprio conto visto che come minimo una ambasciata tiene una rassegna stampa di ciò che nel paese ospite si scrive a proposito del proprio paese e visto che noi stessi invitiamo a spedire fax e email alla stessa ambasciata;
faccio presente che a tutt’oggi la questione è lontana dall’essere risolta. Chi ha seguito gli aggiornamenti che abbiamo fatto sul nostro sito, sa che non solo la situazione di Padre Mario è ancora in una situazione di stallo, ma è emersa una chiara politica, da parte del governo peruviano, di espulsione di una intera frangia di chiesa (a quanto pare ci sono solo missionari stranieri presenti sul campo come veri ‘intellettuali organici’ ad appoggiare le lotte delle comunità indigene a proprio rischio personale), politica venuta alla luce il 1 luglio con il decreto di espulsione di un missionario inglese, Paul Mc Auley, e poi con il dibattito pubblico su altri quattro ecclesiastici che in questi ultimi anni sono entrati nel mirino delle autorità governative o membri influenti del partito del presidente Alan Garcia, fra cui appunto il passionista italiano Mario Bartolini, ma anche il gesuita spagnolo Francesco Muguiro, il vescovo basco Josè Luis Astigarraga, il vescovo statunitense Daniel Turley. Il sottosegretario Scotti, pur riconoscendo la valenza anche europea della questione, sembra apprezzare i positivi sviluppi che apparentemente sono stati fatti dallo steso governo peruviano riguardo sia alla questione ambientale che a quella indigenista; ma se questo fosse vero, allora non si capisce come mai questi cinque missionari profondamente legati alla difesa dell’ambiente amazzonico e delle popolazioni ivi residenti, proprio ora dovrebbero temere l’espulsione dal paese in quanto testimoni scomodi. Se è vero che nella società peruviana a tutti i livelli ci sono anche ambienti consapevoli della posta in gioco (in questi giorni, scorrendo i giornali peruviani pubblicati in internet, abbiamo registrato notevoli voci, anche di alto livello, in appoggio all’azione di questi cosiddetti “preti ambientalisti”) allora è ancora più doveroso che il nostro paese e la stessa comunità europea faccia pressione per il rispetto delle convenzioni internazionali (ricordate dal sottosegretario Scotti), dell’ecosistema amazzonico che è un bene dell’intera umanità e del rispetto dei diritti delle minoranze indigene e di un modello di sviluppo rispettoso delle persone e dell’ambiente.
Mentre stavamo preparando questo aggiornamento in seguito alla risposta del sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, ci arriva un messaggio di posta elettronica da parte di una persona peruviana che conosce il missionario. In essa veniamo informati che, mentre si è ancora in attesa della sentenza per il processo che lo vede imputato di ribellione contro lo stato, è stato riaperto a suo carico un altro caso per il quale c’era già stata una indagine nel corso della quale completamente scagionato e quindi ufficialmente archiviato. Per tale caso già archiviato, il missionario ha ricevuto una prima richiesta di comparizione per il 4 di agosto. I legali del missionario stanno lavorando alla sua difesa. In questo come nel processo di cui si attende la sentenza, esiste la fondata fiducia di un esito positivo; ma non si può evitare una certa preoccupazione per la evidente strategia di logoramento messa in atto dal governo. Chi ci scrive esprime infatti la convinzione che il governo peruviano stia cercando diverse strategie per eliminare queste voci scomode: dopo la strategia dell’espulsione (che per ora non ha avuto successo per l’opposizione di importanti settori della società peruviana), quella della ripresa e riapertura di casi già risolti e archiviati, nel chiaro tentativo di stancare il soggetto in questione ed indurlo alla fine ad abbandonare spontaneamente il campo.
Scrive questa persona:
“Per questo pensiamo che il caso del religioso Paul Mc Auley è una nuova strategia del governo per liberarsi dei missionari stranieri dal paese. Adesso, con la risposta che è stata data, vogliono risuscitare casi già archiviati. Dobbiamo solo avere pazienza e saperci difendere. Penso tuttavia che avremo momenti più difficili, perché gli investimenti privati debbono essere fatti con questo governo. Per questo, l’emendamento alla legge della consulta e i ritardi nel conceder i titoli di proprietà ai campesinos o alle comunità dei nativi; mentre si continua a vendere il paese alle imprese minerarie, petrolifere, agroindustriali e forestali”.
La vera posta in gioco sono chiaramente gli enormi interessi delle multinazionali che hanno messo gli occhi sulle “risorse” commercializzabili della foresta e che non vogliono perdere la chance di successo che hanno con questo governo che condivide il loro ‘modello’ di sviluppo.
Franco Pignotti
Presidente ALOE Onlus
www.aloemission.org
Rassegna stampa sulla risposta del sottosegretario:
http://www.mclink.it/com/inform/art/10n14106.htm
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