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Cercatori di Felicità: i 25 anni della GMG nella nostra Chiesa Locale

editoriale di don Giordano Trapasso

Siamo ormai alla celebrazione della XXV Giornata Mondiale della Gioventù. Il 25° anniversario è sempre una tappa importante per qualsiasi esperienza, e forse, pensando a questo, Papa Benedetto per il suo messaggio di quest’anno si è ispirato allo stesso brano evangelico cui si ispirò Giovanni Paolo II nel 1985 quando per la prima volta rivolse una bellissima lettera ai giovani. Si tratta dell’incontro tra Gesù e il giovane ricco, nella versione dell’evangelista Marco (10,17-22). E’ importante a venticinque anni dall’istituzione della GMG, “…iniziativa profetica che ha portato frutti abbondanti, permettendo alle nuove generazioni cristiane di incontrarsi, di mettersi in ascolto della Parola di Dio, di scoprire la bellezza della Chiesa e di vivere esperienze forti di fede che hanno portato molti alla decisione di donarsi totalmente a Cristo”, come ci ricorda Papa Benedetto, prima di tutto ricordarci “la grande attenzione di Gesù verso i giovani”, la sua totale disponibilità nell’accogliere i loro desideri e le loro domande, il suo sguardo di amore, cuore di ogni incontro con loro. Quale attenzione umana e pastorale dedichiamo ai giovani? Con quale sguardo li incontriamo? Soprattutto cosa abbiamo loro trasmesso e quale esperienza di Dio abbiamo raccontato? Nel messaggio di quest’anno il Papa ci ricorda: “Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle”. La Chiesa sempre è bisognosa di ri-forma, di ritrovare il volto giovane di Cristo nel mondo che cambia velocemente, rimanendo fedele al Vangelo che ha ricevuto. Sono convinto che quest’opera necessaria di conversione pastorale va di pari passo con un’attenzione prioritaria ai giovani, con l’impegno primario a camminare con loro secondo il Vangelo. Non è scontato che tale amore di predilezione per i giovani sia veramente assunto come criterio che ispira le scelte pastorali delle nostre comunità.

In secondo luogo l’uomo è cercatore di felicità, il giovane in maniera del tutto particolare. Noi adulti, nella contemporaneità, rischiamo di mettere a tacere la nostra ricerca di felicità, puntando tutto sui beni penultimi: “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? Questa domanda del giovane del Vangelo appare lontana dalle preoccupazioni di molti giovani contemporanei, poiché, come osservava il mio Predecessore, <<non siamo noi la generazione, alla quale il mondo e il progresso temporale riempiono completamente l’orizzonte dell’esistenza?>>”. Quando noi adulti perdiamo di vista l’orizzonte ultimo, diventiamo anche spegnitori del seme di speranza vera dei giovani che ci guardano. Ma per fortuna che ci sono i giovani! “La stagione della vita in cui siete immersi è tempo di scoperta: dei doni che Dio vi ha elargito e delle vostre responsabilità…Come il giovane del Vangelo, forse anche voi vivete situazioni di instabilità, di turbamento o di sofferenza, che vi portano ad aspirare ad una vita non mediocre e a chiedervi: in che consiste una vita riuscita? Che cosa devo fare? Quale potrebbe essere il mio progetto di vita? <<Che cosa devo fare perché la mia vita abbia pieno valore e pieno senso?”. La giovinezza in se stessa, anche quando i giovani contestano le proposte di noi adulti, anche i nostri modi di proporre la vita cristiana, è cifra di una pienezza attesa e cercata ed è denuncia e rifiuto della mediocrità, della banalità, del materialismo e dell’omologazione, dell’assuefazione alle mezze misure. A venticinque anni dalla prima GMG, soprattutto come sacerdoti ed educatori delle nuove generazioni, potremmo chiederci: ai nostri giovani proponiamo la vita cristiana nella sua radicalità o ci accontentiamo di mezze misure, per paura di perderli? Rinnoviamo la proposta esigente di Gesù o tentiamo proposte annacquate pur di tenerli legati in qualche modo a noi? Forse è proprio questo il motivo per cui poi si congedano da noi…

In sintonia con il brano evangelico, Papa Benedetto punta molto sulla dimensione vocazionale della vita. Egli così si rivolge ai giovani: “Per scoprire il progetto di vita che può rendervi pienamente felici, mettetevi in ascolto di Dio, che ha un suo disegno di amore su ciascuno di voi. Con fiducia chiedetegli: <<Signore, qual è il tuo disegno di Creatore e di Padre sulla mia vita? Qual è la tua volontà? Io desidero compierla>>. Siate certi che vi risponderà. Non abbiate paura della sua risposta! <<Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa>> (1 Gv 3,20)…In quest’anno sacerdotale vorrei esortare i giovani e i ragazzi ad essere attenti se il Signore invita ad un dono più grande, nella via del sacerdozio ministeriale, e a rendersi disponibili ad accogliere con generosità ed entusiasmo questo segno di speciale predilezione, intraprendendo con un sacerdote, con il direttore spirituale il necessario cammino di discernimento. Non abbiate paura, poi, cari giovani e care giovani, se il Signore vi chiama alla vita religiosa, monastica, missionaria o di speciale consacrazione: Egli sa donare gioia profonda a chi risponde con coraggio”. Il segreto della felicità è fare centro, “azzeccare” la vocazione, e noi adulti abbiamo il compito di schiudere la dimensione vocazionale e di accompagnare i giovani in questa ricerca orante.

La GMG 2010 consegna alla nostra Chiesa locale diversi giovani cercatori di felicità che hanno espresso questa loro fame e sete radicali attraverso il linguaggio dello sport, della musica, della fotografia, del ballo o della danza. Sono un prezioso talento che il Signore pone nelle nostre mani, perché possiamo convertirci e camminare con loro nell’orizzonte della vita eterna.

 

 

don Giordano Trapasso

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